
La città
A Gravina in Puglia serve davvero il Pug?
Dubbi e incertezze dopo il provvedimento di giunta
Gravina - mercoledì 6 gennaio 2016
12.06
L'avviso pubblico non è stato ancora pubblicato, dunque, non sono ancora noti i tempi per la partecipazione al bando di gara predisposto da palazzo di città per l'individuazione del tecnico o dei tecnici che dovranno occuparsi della redazione del nuovo Pug, piano urbanistico generale. Tuttavia la volontà espressa in una apposita delibera dalla giunta comunale fa già discutere.
La prima voce contraria che emerge chiara dopo il periodo da "volemose bene" natalizio è quella dell'ingegnere Francesco Soldini da sempre attento ai temi urbanistici soprattutto in materia di rigenerazione urbana.
A sostegno delle sue tesi e di tutti i suoi dubbi sull'ultima delibera di giunta, Soldini cita i decreti legge approvati dal governo centrale pochi mesi fa. In modo particolare il lavoro che le commissioni della camera dei deputati stanno portando avanti in materia urbanistica puntando sul riuso dell'esistente e soprattutto sulla compartecipazione ai processi decisionali.
Una strada che pare sia stata scartata dall'amministrazione comunale.
"Eppure – scrive Soldini - le attuali norme regionali in materia parlano della partecipazione e della copianificazione, per definire i principi informatori e le scelte strategiche condivise che deve avere il PUG, sin dalle prime fasi di avvio del processo di formazione. Tant'è che nell'atto di indirizzo, deve essere ben "delineato il programma partecipativo e concertativo che accompagnerà la formazione del PUG. Con questo andazzo – continua il tecnico - ancora una volta per le scelte strategiche sul nostro territorio, si sta predisponendo un percorso che presumibilmente porterà ad una gestione commissariale (molto più gestibile di un consiglio comunale), come è già accaduto per le pianificazioni del 1972-1977 e per quelle 1990-1994 ( con l'inconsueto fenomeno di oltre il 90% delle espansioni non attuate e che devono far riflettere) e con una realtà demografica in contrazione".
In pratica ci si chiede che senso abbia progettare un piano urbanistico prevedendo anche "zone di espansione della città" se le nuove direttive puntano al riutilizzo dell'esistente come pure conferma il testo del DDL in esame alla Camera secondo cui: "La pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica si adegua alle norme di cui alla presente legge, privilegiando il riuso e la rigenerazione urbana, ai fini del contenimento del consumo del suolo, fatte salve le previsioni di maggiore tutela in essa contenute".
E ricordando l'immane lavoro fatto dal governo regionale sul piano della Rigenerazione Urbana, Soldini chiede di avviare una discussione sul futuro urbanistico della città cercando di coinvolgere il maggior numero di attori possibili "invece di rischiare di essere colonizzati e paralizzati ancora una volta".
La prima voce contraria che emerge chiara dopo il periodo da "volemose bene" natalizio è quella dell'ingegnere Francesco Soldini da sempre attento ai temi urbanistici soprattutto in materia di rigenerazione urbana.
A sostegno delle sue tesi e di tutti i suoi dubbi sull'ultima delibera di giunta, Soldini cita i decreti legge approvati dal governo centrale pochi mesi fa. In modo particolare il lavoro che le commissioni della camera dei deputati stanno portando avanti in materia urbanistica puntando sul riuso dell'esistente e soprattutto sulla compartecipazione ai processi decisionali.
Una strada che pare sia stata scartata dall'amministrazione comunale.
"Eppure – scrive Soldini - le attuali norme regionali in materia parlano della partecipazione e della copianificazione, per definire i principi informatori e le scelte strategiche condivise che deve avere il PUG, sin dalle prime fasi di avvio del processo di formazione. Tant'è che nell'atto di indirizzo, deve essere ben "delineato il programma partecipativo e concertativo che accompagnerà la formazione del PUG. Con questo andazzo – continua il tecnico - ancora una volta per le scelte strategiche sul nostro territorio, si sta predisponendo un percorso che presumibilmente porterà ad una gestione commissariale (molto più gestibile di un consiglio comunale), come è già accaduto per le pianificazioni del 1972-1977 e per quelle 1990-1994 ( con l'inconsueto fenomeno di oltre il 90% delle espansioni non attuate e che devono far riflettere) e con una realtà demografica in contrazione".
In pratica ci si chiede che senso abbia progettare un piano urbanistico prevedendo anche "zone di espansione della città" se le nuove direttive puntano al riutilizzo dell'esistente come pure conferma il testo del DDL in esame alla Camera secondo cui: "La pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica si adegua alle norme di cui alla presente legge, privilegiando il riuso e la rigenerazione urbana, ai fini del contenimento del consumo del suolo, fatte salve le previsioni di maggiore tutela in essa contenute".
E ricordando l'immane lavoro fatto dal governo regionale sul piano della Rigenerazione Urbana, Soldini chiede di avviare una discussione sul futuro urbanistico della città cercando di coinvolgere il maggior numero di attori possibili "invece di rischiare di essere colonizzati e paralizzati ancora una volta".