
La città
Affreschi di San Vito Vecchio: torna ad accendersi la speranza per la loro salvaguardia
La nota inviata alla Redazione da Giuseppe Massari
Gravina - martedì 30 gennaio 2018
19.34 Comunicato Stampa
Era il 28 novembre 2012, quando, nel corso dei 5 giorni di esami diagnostici, effettuati sugli affreschi della chiesa di San Vito Vecchio, dal dott. Giuseppe Fabretti, direttore del laboratorio di Diagnostica dell'Istituto Centrale di Roma e da Giuseppe Moro, ormai deceduto nell'estate del 2017, autore, insieme a Cesare Brandi, degli stacchi degli affreschi dal sito originario, eseguiti nel 1956, nel corso di un incontro promosso dalla Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, proprio il dott. Fabretti ebbe modo di affermare: "Quanto meno, dopo più di quarant'anni dal loro primo restauro, ora bisogna mettere l'intero manufatto in sicurezza", precisando: "Bisogna fare presto". Dal 2012 sono passati ben sei anni quasi. In questo arco di tempo, per una serie di ragioni oggettive e soggettive, nulla è stato fatto. Per colpe e responsabilità istituzionali, ogni intervento è stato sempre rimandato, sottovalutato. Ora, finalmente, pare aprirsi uno spiraglio serio, concreto, grazie alla sensibilità del dott. Fabretti, nell'attuale veste, anche, di docente, presso la sede materana della Scuola di Restauro. Infatti, è stato proprio lui, forse anche sollecitato dalla caparbietà del nostro concittadino Giuseppe Massari, che non ha mai mollato e mai si era rassegnato che gli affreschi potessero continuare a deperire, se non addirittura perdersi, a farsi promotore attivo di quelle avvisaglie lanciate nel 2012. E così, giovedì prossimo, primo febbraio, alla presenza del presidente della Fondazione Pomarici Santomasi, il dott. Mario Burdi, che farà gli onori di casa, e del direttore della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Bari, dott. Luigi La Rocca, sarà effettuata una visita sopralluogo, presso la cripta ricostruita di san Vito Vecchio, ubicata nei locali della Fondazione, da parte degli alunni del 3° anno di corso, accompagnati dal loro docente. Una prima fase, un primo approccio, propedeutico alla fase successiva. Quella operativa e didattica, grazie al coinvolgimento della Soprintendenza e all'accesso ad un progetto triennale di finanziamento, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che sarà presentato dall'Istituto Centrale di Restauro di Roma. Sarà la volta buona, per riprendere un cammino di recupero, valorizzazione e salvaguardia di questo speciale bene prezioso di carattere storico e artistico inestimabile? Si spera di si. Il tempo non è passato invano. Quello stesso tempo, che non sempre riesce ad essere galantuomo, ma che è dei galantuomini. Di coloro che credono, sperano e combattono, perché l'usura, la negligenza, il disinteresse non prevalgano, quali fattori di distruzione di un tesoro donatoci gratuitamente, ma non per questo da sottovalutare o far deperire, quasi a confermare che le cose e i beni gratuiti non si apprezzano o non vengono mai apprezzati.