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Territorio

Appalti, via libera alla centrale unica di committenza

L'esperimento pugliese primo in Italia

Una nuova centrale unica di committenza per i comuni non capoluogo che dal 1° luglio non possono più procedere in proprio con gli appalti di servizi e forniture.

Questa l'idea sorta in Regione per venire incontro ai Comuni sottoposti all'obbligo previsto dalla legge 89/2014, che a ridotto da 32mila a 35 al massimo le stazioni appaltanti su tutto il territorio nazionale. Un problema riguardante soprattutto gli appalti sanitari e quelli finanziati con fondi Fas e comunitari: i primi, da soli, valgono quasi due miliardi di euro, mentre quelli dei comuni valgono circa quattro miliardi di euro l'anno. Una notizia a cui si aggiunge quella, proveniente dal tavolo congiunto tra il Mef e il ministero della Salute della chiusura in pareggio dei bilanci 2013 delle Asl pugliesi, con conseguente via libera alle assunzioni (stimate in 2000 unità).

A svolgere il compito, questa l'idea della Regione, che ora passa alla fase applicativa sarà InnovaPuglia, la società in-house che già il servizio EmPulia per gli acquisti sotto la soglia comunitaria. Mentre per beni e servizi il problema è relativo (perché ci sono Consip e Mepa), per i lavori al momento non esiste alcuna centrale di committenza: quella pugliese potrebbe dunque essere la prima in Italia.

A giocare a favore della centrale il fatto che funzionerà a costo zero per i Comuni e soprattutto la previsione che azzera i compensi ai dipendenti pubblici per progettazioni e direzioni lavori: in tanti uffici tecnici, adesso, verrà meno l'incentivo ad accumulare progettazioni che alimentano ritardi.
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