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La città
Appello all'Istituto centrale del restauro per salvare le opere di San Vito Vecchio
Servono 450.000 euro e il tempo stringe
Gravina - mercoledì 8 ottobre 2014
15.19
Non tutto è perduto per gli affreschi di San Vito Vecchio.
Per recuperare le opere servono 450.000 euro, almeno stando al preventivo di spesa redatto dal professor Ottorino Nonfarmale, docente e restauratore bolognese, che di recente ha ispezionato la ricostruzione della cripta di San Vito Vecchio dopo le richieste avanzate dal giornalista Giuseppe Massari.
Soldi che serviranno, come già annunciato, per smontare le vecchie strutture, rifarne di nuove, restaurare le immagini e bonificare l'attuale sito salvando ciò che ancora è salvabile. Fondi che spetterebbe al Ministero dei beni culturali, in qualità di proprietario delle opere, spendere per portare a termine il restauro in tempi brevi visto che il rischio di perderle definitivamente non è remoto.
Dopo gli incontri dei mesi scorsi tra la giunta comunale e l'ambasciatore giapponese e cui il governo cittadino si era rivolto per ottenere un aiuto economico, rimasto lettera morta, è stato lo stesso Massari a rivolgersi all'Istituto centrale del restauro di Roma i cui tecnici hanno già curato il primo intervento di recupero nel 1957 durante il quale gli affreschi furono spostati dalla sede originaria e sistemati, dopo anni di restauro, nell'attuale sede di via Museo.
Lo stesso istituto che due anni fa ha curato la diagnostica sulle medesime opere grazie al lavoro del professor Giuseppe Fabretti e del professor Giuseppe Moro, durante la quale è emersa in tutta la sua gravità lo stato di degradazione in cui sono conservati gli affreschi. Da ultimo lo stesso Nonfarmale ha dichiarato, senza troppi giri di parole, che gli affreschi di San Vito Vecchio galleggiano nell'acqua.
Di qui la proposta avanzata dallo stesso Massari all'Istituto centrale del restauro "essendo dotato di una sua struttura operativa e logistica, alle dipendenze del Ministero- spiega Massari - con cui facilitare, possibilmente accelerare, i futuri lavori ed evitare di imbattersi nella predetta spesa preventivata dal signor Nonfarmale".
Un'ipotesi che l'Ente ha accolto favorevolmente "previa istanza inoltrata da una delle istituzioni coinvolte" ovvero il Ministero in quanto proprietario, il Comune per competenza territoriale e la Fondazione Pomarici Santomasi che custodisce le opere.
E proprio da quest'ultima attraverso l'impegno del presidente Giacomo Burdi potrebbe partire la richiesta di intervento indirizzata all'Istituto romano visto che, racconta Massari "il presidente Burdi ha accolto di buon grado la mia proposta e ha deciso di indirizzare alla direttrice dell'Istituto di Roma e per conoscenza alla Soprintendenza competente ai Beni Storici della Puglia, una missiva con richiesta di collaborazione per addivenire alla soluzione del problema".
E non è tutto. "Non è esclusa – aggiunge Massari- una riunione tra le parti, per mettere a punto tutti i necessari dettagli operativi del caso, a cominciare da quelli che potrebbero riferirsi ai futuri lavori da fare qui, in loco o trasferire e trasportare tutta l'opera a Roma, così come avvenne nel lontano 1957".
Per recuperare le opere servono 450.000 euro, almeno stando al preventivo di spesa redatto dal professor Ottorino Nonfarmale, docente e restauratore bolognese, che di recente ha ispezionato la ricostruzione della cripta di San Vito Vecchio dopo le richieste avanzate dal giornalista Giuseppe Massari.
Soldi che serviranno, come già annunciato, per smontare le vecchie strutture, rifarne di nuove, restaurare le immagini e bonificare l'attuale sito salvando ciò che ancora è salvabile. Fondi che spetterebbe al Ministero dei beni culturali, in qualità di proprietario delle opere, spendere per portare a termine il restauro in tempi brevi visto che il rischio di perderle definitivamente non è remoto.
Dopo gli incontri dei mesi scorsi tra la giunta comunale e l'ambasciatore giapponese e cui il governo cittadino si era rivolto per ottenere un aiuto economico, rimasto lettera morta, è stato lo stesso Massari a rivolgersi all'Istituto centrale del restauro di Roma i cui tecnici hanno già curato il primo intervento di recupero nel 1957 durante il quale gli affreschi furono spostati dalla sede originaria e sistemati, dopo anni di restauro, nell'attuale sede di via Museo.
Lo stesso istituto che due anni fa ha curato la diagnostica sulle medesime opere grazie al lavoro del professor Giuseppe Fabretti e del professor Giuseppe Moro, durante la quale è emersa in tutta la sua gravità lo stato di degradazione in cui sono conservati gli affreschi. Da ultimo lo stesso Nonfarmale ha dichiarato, senza troppi giri di parole, che gli affreschi di San Vito Vecchio galleggiano nell'acqua.
Di qui la proposta avanzata dallo stesso Massari all'Istituto centrale del restauro "essendo dotato di una sua struttura operativa e logistica, alle dipendenze del Ministero- spiega Massari - con cui facilitare, possibilmente accelerare, i futuri lavori ed evitare di imbattersi nella predetta spesa preventivata dal signor Nonfarmale".
Un'ipotesi che l'Ente ha accolto favorevolmente "previa istanza inoltrata da una delle istituzioni coinvolte" ovvero il Ministero in quanto proprietario, il Comune per competenza territoriale e la Fondazione Pomarici Santomasi che custodisce le opere.
E proprio da quest'ultima attraverso l'impegno del presidente Giacomo Burdi potrebbe partire la richiesta di intervento indirizzata all'Istituto romano visto che, racconta Massari "il presidente Burdi ha accolto di buon grado la mia proposta e ha deciso di indirizzare alla direttrice dell'Istituto di Roma e per conoscenza alla Soprintendenza competente ai Beni Storici della Puglia, una missiva con richiesta di collaborazione per addivenire alla soluzione del problema".
E non è tutto. "Non è esclusa – aggiunge Massari- una riunione tra le parti, per mettere a punto tutti i necessari dettagli operativi del caso, a cominciare da quelli che potrebbero riferirsi ai futuri lavori da fare qui, in loco o trasferire e trasportare tutta l'opera a Roma, così come avvenne nel lontano 1957".