
La città
Approvata la mozione contro il decreto “La buona scuola”
Grande partecipazione cittadina per il consiglio comunale monotematico.
Gravina - mercoledì 24 giugno 2015
9.59
Docenti, personale ATA, genitori e studenti. Tutti compatti, martedì pomeriggio in aula consiliare, per far giungere la loro voce sino ai vertici del governo e dire NO al decreto "La buona scuola".
Con 16 voti favorevoli la mozione è stata approvata dall'assemblea, dopo quattro ore di ricco dibattito a più voci che ha toccato ogni aspetto dell'istruzione pubblica.
Ad aprire il consiglio comunale monotematico "La democrazia non è un privilegio" è il sindaco Alesio Valente, che subito ha voluto stroncare le polemiche sorte, all'interno del partito democratico, sulla convocazione della massima assise cittadina: "È vero ci sono molti temi da discutere ma il ddl scuola deve avere la priorità perché non si è mai vista un'adesione popolare così forte", spiega, precisando di aver voluto appositamente rimandare la discussione a dopo le elezioni per evitare strumentalizzazioni politiche, "la protesta è compatta ed è un dovere interrogarsi. Siamo stati eletti per rappresentare la città e qui c'è un'esigenza chiara".
Tre i punti del decreto da rivedere secondo il primo cittadino, trascritti nel documento di proposta poi approvato: l'estrema discrezionalità data al dirigente scolastico a discapito della collegialità, il problema dei finanziamenti alla scuola pubblica e la questione dei tirocini. Bozza che raccoglie subito il consenso dell'aula da cui, dopo la lettura, si è levato un forte applauso.
La parola è passata poi ai docenti, coloro che quotidianamente vivono per la vera "buona scuola" e più possono evidenziare ogni aspetto negativo di questa riforma. La professoressa Maria Florio ha sottolineato quanto la democrazia del Paese sia ormai malata, seguita dal professor Franco Laiso, che, citando l'articolo 33 della Costituzione, ha ricordato che la scuola privata non deve prevedere oneri per lo Stato. Posta sul tavolo anche l'incostituzionalità del ddl, insieme al confronto assente tra Governo e mondo della scuola. Presente anche la dirigente Antonella Sarpi, schierata dalla parte degli insegnanti: "Le persone che vedete in aula - spiega - vanno al di là delle barriere ideologiche di appartenenza. Sono in agitazione dal 5 maggio per una motivazione politica alta, cioè per la difesa della costituzione italiana. La scuola deve cambiare ma lasciatecelo fare con calma".
Voce poi ai politici. Primo il consigliere Mimmo Leanza, che ha presentato la bozza di mozione elaborata dal Laboratorio Democratico, condivisa anche dal consigliere Calculli. Cardascia ha definito il decreto uno "stupro alla costituzione", prendendo le parti della scuola pubblica "dove i migliori possono raggiungere i traguardi". Il consigliere Lorusso, da politico e da insegnante, ha posto l'attenzione sui "tentativi dei governi negli ultimi 20 anni di individuare la scuola come bersaglio dell'agire politico. Noi docenti non dobbiamo perdere di vista la collegialità e allo stesso tempo non dobbiamo fuggire da una valutazione". Voce fuori dal coro quella del consigliere Petrara, nostalgico della riforma gentiliana, che ha invitato i presenti a porsi l'interrogativo "cosa non funziona nella scuola pubblica?", avanzando il dato della dispersione universitaria italiana, tra le più alte in Europa: 7 alunni su 10 lasciano l'università senza giungere alla laurea. Questione su cui ha ribattuto Angellotti, ponendo anche il problema della mancanza di disponibilità economica da parte delle famiglie per sostenere gli studi. Varrese, proponendo di donare il gettone di presenza della seduta alle famiglie meno abbienti, torna sul tema della democrazia "non inquadrata nel comportamento del presidente del consiglio Renzi", augurandosi che "l'opposizione all'interno della maggioranza ponga punti fermi alla questione". Giordano, capogruppo del PD, a proposito della polemica sollevata negli ultimi giorni sulla convocazione del consiglio, invita i presenti a "non far emergere questioni interne ai partiti politici, che non sono all'ordine del giorno".
Subito dopo spazio al pubblico presente in aula. Una fra tutti, la voce di Ezio Falco, segretario Flc Cgil: "La politica non può sfuggire al confronto con la comunità. Siamo favorevoli alla valutazione del nostro operato ma non siamo per una valutazione del singolo docente, il lavoro educativo è un lavoro d'equipe". Non è mancato il parere favorevole alla riforma, ascoltato senza non pochi borbottii dal pubblico, che però ha deciso di non ribattere nel rispetto della sana democrazia.
Alle 22, la mozione è stata posta al voto dei consiglieri ancora presenti, facendo registrare 16 voti favorevoli e un solo astenuto, il consigliere del gruppo misto Vito Mazzarella. Un applauso soddisfatto e liberatorio ha concluso la seduta, ma non ha posto fine ai risentimenti per i pareri contrari e per i consiglieri che, dopo la breve pausa richiesta per far sintesi prima dell'approvazione, hanno abbandonato l'assise.
Con 16 voti favorevoli la mozione è stata approvata dall'assemblea, dopo quattro ore di ricco dibattito a più voci che ha toccato ogni aspetto dell'istruzione pubblica.
Ad aprire il consiglio comunale monotematico "La democrazia non è un privilegio" è il sindaco Alesio Valente, che subito ha voluto stroncare le polemiche sorte, all'interno del partito democratico, sulla convocazione della massima assise cittadina: "È vero ci sono molti temi da discutere ma il ddl scuola deve avere la priorità perché non si è mai vista un'adesione popolare così forte", spiega, precisando di aver voluto appositamente rimandare la discussione a dopo le elezioni per evitare strumentalizzazioni politiche, "la protesta è compatta ed è un dovere interrogarsi. Siamo stati eletti per rappresentare la città e qui c'è un'esigenza chiara".
Tre i punti del decreto da rivedere secondo il primo cittadino, trascritti nel documento di proposta poi approvato: l'estrema discrezionalità data al dirigente scolastico a discapito della collegialità, il problema dei finanziamenti alla scuola pubblica e la questione dei tirocini. Bozza che raccoglie subito il consenso dell'aula da cui, dopo la lettura, si è levato un forte applauso.
La parola è passata poi ai docenti, coloro che quotidianamente vivono per la vera "buona scuola" e più possono evidenziare ogni aspetto negativo di questa riforma. La professoressa Maria Florio ha sottolineato quanto la democrazia del Paese sia ormai malata, seguita dal professor Franco Laiso, che, citando l'articolo 33 della Costituzione, ha ricordato che la scuola privata non deve prevedere oneri per lo Stato. Posta sul tavolo anche l'incostituzionalità del ddl, insieme al confronto assente tra Governo e mondo della scuola. Presente anche la dirigente Antonella Sarpi, schierata dalla parte degli insegnanti: "Le persone che vedete in aula - spiega - vanno al di là delle barriere ideologiche di appartenenza. Sono in agitazione dal 5 maggio per una motivazione politica alta, cioè per la difesa della costituzione italiana. La scuola deve cambiare ma lasciatecelo fare con calma".
Voce poi ai politici. Primo il consigliere Mimmo Leanza, che ha presentato la bozza di mozione elaborata dal Laboratorio Democratico, condivisa anche dal consigliere Calculli. Cardascia ha definito il decreto uno "stupro alla costituzione", prendendo le parti della scuola pubblica "dove i migliori possono raggiungere i traguardi". Il consigliere Lorusso, da politico e da insegnante, ha posto l'attenzione sui "tentativi dei governi negli ultimi 20 anni di individuare la scuola come bersaglio dell'agire politico. Noi docenti non dobbiamo perdere di vista la collegialità e allo stesso tempo non dobbiamo fuggire da una valutazione". Voce fuori dal coro quella del consigliere Petrara, nostalgico della riforma gentiliana, che ha invitato i presenti a porsi l'interrogativo "cosa non funziona nella scuola pubblica?", avanzando il dato della dispersione universitaria italiana, tra le più alte in Europa: 7 alunni su 10 lasciano l'università senza giungere alla laurea. Questione su cui ha ribattuto Angellotti, ponendo anche il problema della mancanza di disponibilità economica da parte delle famiglie per sostenere gli studi. Varrese, proponendo di donare il gettone di presenza della seduta alle famiglie meno abbienti, torna sul tema della democrazia "non inquadrata nel comportamento del presidente del consiglio Renzi", augurandosi che "l'opposizione all'interno della maggioranza ponga punti fermi alla questione". Giordano, capogruppo del PD, a proposito della polemica sollevata negli ultimi giorni sulla convocazione del consiglio, invita i presenti a "non far emergere questioni interne ai partiti politici, che non sono all'ordine del giorno".
Subito dopo spazio al pubblico presente in aula. Una fra tutti, la voce di Ezio Falco, segretario Flc Cgil: "La politica non può sfuggire al confronto con la comunità. Siamo favorevoli alla valutazione del nostro operato ma non siamo per una valutazione del singolo docente, il lavoro educativo è un lavoro d'equipe". Non è mancato il parere favorevole alla riforma, ascoltato senza non pochi borbottii dal pubblico, che però ha deciso di non ribattere nel rispetto della sana democrazia.
Alle 22, la mozione è stata posta al voto dei consiglieri ancora presenti, facendo registrare 16 voti favorevoli e un solo astenuto, il consigliere del gruppo misto Vito Mazzarella. Un applauso soddisfatto e liberatorio ha concluso la seduta, ma non ha posto fine ai risentimenti per i pareri contrari e per i consiglieri che, dopo la breve pausa richiesta per far sintesi prima dell'approvazione, hanno abbandonato l'assise.