
La città
Botromagno: a quasi un anno l'SOS non rientra
Valente: "Abbiamo i progetti ma ci serve collaborazione".
Gravina - giovedì 2 luglio 2015
9.06
Nel giubileo di "Sos Botromagno", poco meno di un anno fa, si riaccendeva la speranza di strappare alla malerba ed alla monnezza il Parco archeologico.
Fine luglio 2014, su iniziativa dell'allora assessore alla cultura Laura Marchetti un gruppo di 30 esperti guidati dalla Soprintendenza per i beni archeologici, ripuliva parte del sito sulla collina di Petra Magna. Le aree Angellotti e Lucatuorto venivano restituite alla città per qualche giorno, con la promessa (poi mantenuta con una delibera municipale) di poterle fruire fino a dicembre. Tanti sorrisi e tanti buoni propositi, progetti che sarebbero andati in porto grazie a circa 16 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione - ex FAS 2013/2020 - da spalmare su tre poli di eccellenza turistica. Anche Gravina nella triade oggetto di finanziamento.
Le buone nuove, portate come un vento caldo e consolatorio dall'assessore regionale alle politiche del territorio Angela Barbanente e dal soprintendente archeologico Luigi La Rocca, parlavano di investimenti possibili, fatti previa presentazione di progetti validi. Soprintendenza e Regione Puglia, avrebbero poi discusso gli accordi già lo scorso settembre.
Ma un anno dopo cosa è rimasto?
"Un paio di mesi fa ho incontrato l'assessore Barbanente - spiega il sindaco - l'assessore che ha dimostrato molta attenzione lo scorso anno, mi ha detto che c'è una disponibilità di fondi per due parchi ed è in corso un provvedimento per stanziarli". Micro piani già pronti secondo Alesio Valente, utili ad attirare l'attenzione delle istituzioni regionali: "Noi possiamo supportare piccoli progetti, certamente importanti per attirare l'attenzione degli enti sovracomunali, ma è chiaro che è necessaria una collaborazione soprattutto perchè per Botromagno non bastano piccoli interventi. Speriamo quindi che l'iter riparta con la nuova giunta regionale".
Fiumi di inchiostro hanno raccontato la storia infausta del Parco archeologico di Botromagno. 400 ettari imbrigliati nei sigilli della magistratura per nove anni. Nascosto sotto il tappeto, c'è un sequestro durato dal 2003 al 2012 del quale si fa fatica a parlare. Il Parco è stato istituito nel 1985, grazie a un contributo regionale di circa 800 milioni di lire e destinatario di un secondo finanziamento di 15 miliardi di lire grazie al Fondo per il Mezzogiorno. Sfumata nel nulla più della metà del denaro è scattata l'inchiesta giudiziaria.
Oggi, nella campagna dorata che circonda Gravina, sono tutte lì in bella mostra le recinzioni divelte ed abbandonate ai margini della strada panoramica che attraversa le tombe scavate nella roccia, ormai nascoste dalla vegetazione. E della mano dell'uomo che non preserva ma distrugge le tracce lasciate dai Peuceti, resta fin troppo visibile il passaggio.
Fine luglio 2014, su iniziativa dell'allora assessore alla cultura Laura Marchetti un gruppo di 30 esperti guidati dalla Soprintendenza per i beni archeologici, ripuliva parte del sito sulla collina di Petra Magna. Le aree Angellotti e Lucatuorto venivano restituite alla città per qualche giorno, con la promessa (poi mantenuta con una delibera municipale) di poterle fruire fino a dicembre. Tanti sorrisi e tanti buoni propositi, progetti che sarebbero andati in porto grazie a circa 16 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione - ex FAS 2013/2020 - da spalmare su tre poli di eccellenza turistica. Anche Gravina nella triade oggetto di finanziamento.
Le buone nuove, portate come un vento caldo e consolatorio dall'assessore regionale alle politiche del territorio Angela Barbanente e dal soprintendente archeologico Luigi La Rocca, parlavano di investimenti possibili, fatti previa presentazione di progetti validi. Soprintendenza e Regione Puglia, avrebbero poi discusso gli accordi già lo scorso settembre.
Ma un anno dopo cosa è rimasto?
"Un paio di mesi fa ho incontrato l'assessore Barbanente - spiega il sindaco - l'assessore che ha dimostrato molta attenzione lo scorso anno, mi ha detto che c'è una disponibilità di fondi per due parchi ed è in corso un provvedimento per stanziarli". Micro piani già pronti secondo Alesio Valente, utili ad attirare l'attenzione delle istituzioni regionali: "Noi possiamo supportare piccoli progetti, certamente importanti per attirare l'attenzione degli enti sovracomunali, ma è chiaro che è necessaria una collaborazione soprattutto perchè per Botromagno non bastano piccoli interventi. Speriamo quindi che l'iter riparta con la nuova giunta regionale".
Fiumi di inchiostro hanno raccontato la storia infausta del Parco archeologico di Botromagno. 400 ettari imbrigliati nei sigilli della magistratura per nove anni. Nascosto sotto il tappeto, c'è un sequestro durato dal 2003 al 2012 del quale si fa fatica a parlare. Il Parco è stato istituito nel 1985, grazie a un contributo regionale di circa 800 milioni di lire e destinatario di un secondo finanziamento di 15 miliardi di lire grazie al Fondo per il Mezzogiorno. Sfumata nel nulla più della metà del denaro è scattata l'inchiesta giudiziaria.
Oggi, nella campagna dorata che circonda Gravina, sono tutte lì in bella mostra le recinzioni divelte ed abbandonate ai margini della strada panoramica che attraversa le tombe scavate nella roccia, ormai nascoste dalla vegetazione. E della mano dell'uomo che non preserva ma distrugge le tracce lasciate dai Peuceti, resta fin troppo visibile il passaggio.