
La città
Dove è finito il parco archeologico?
Sepolto sotto l’erbaccia, i turisti passeggiano nel degrado
Gravina - mercoledì 4 giugno 2014
13.25
Le idee ci sono, i progetti pure ma almeno oggi la loro realizzazione sembra lontana anni luce.
In una tranquilla mattinata di sole, un gruppo di turisti passeggia sul costone della gravina, ammirando senza troppa convinzione, quel che resta del parco archeologico, uno dei più grandi per estensione di tutta Europa. Quel che resta, o meglio ciò che è ancora visibile, risparmiato dalle erbacce e dai rifiuti di ogni genere, testimonianza dei bagordi giovanili o di intime serate di coppia.
Lo scenario, in un parco lasciato alla mercé di chiunque e senza un minimo di sorveglianza, lo scenario è tutt'altro che culturale, con le tombe oramai invisibili e cartelli divelti dal tempo e dalla furia dei vandali che hanno praticamente cancellato i resti di un passato tanto glorificato ma ancora oggi poco tutelato.
Eppure risale a pochi mesi la pulizia straordinaria del parco in occasione della visita dei due ispettori ministeriali, alla vigilia della presentazione della candidatura di Gravina tra le città Unesco, così come risale a pochi mesi fa la promessa che sarebbero partiti i lavori di messa in sicurezza e di pulizia straordinaria dell'area finanziati dalla soprintendenza archeologica, prima di trasformare "la zona archeologica di Botromagno in uno dei tre poli di eccellenza archeologica della Puglia".
Quest'ultima non una promessa ma una notizia ufficiale arrivata a margine di un incontro, presso l'assessorato alla qualità del territorio della Regione Puglia, tra l'assessore regionale Angela Barbanente, il sovrintendente ai beni archeologici della Puglia, Luigi La Rocca e l'assessore municipale Laura Marchetti.
"Intento primario dell'incontro – si disse allora - è quello di presentare un primo progetto, quantificato in alcune decine di migliaia di euro, per il ripristino della zona di Botromagno in previsione della visita a Gravina degli ispettori UNESCO, mentre il sovrintendente La Rocca ha avanzato la proposta di candidare l'intera zona archeologica di Botromagno ai fondi regionali FAS 2013/2020. Si tratterebbe di 16 milioni di euro che andrebbero distribuiti sostanzialmente su tre zone di eccellenza archeologica della Puglia. Gravina potrebbe così rientrare tra queste, insieme ad Egnazia e Monte Sannace".
Di tutto questo, questa mattina non c'era traccia. Solo turisti incuriositi, un po' attoniti e intenti a scansare la spazzatura.
In una tranquilla mattinata di sole, un gruppo di turisti passeggia sul costone della gravina, ammirando senza troppa convinzione, quel che resta del parco archeologico, uno dei più grandi per estensione di tutta Europa. Quel che resta, o meglio ciò che è ancora visibile, risparmiato dalle erbacce e dai rifiuti di ogni genere, testimonianza dei bagordi giovanili o di intime serate di coppia.
Lo scenario, in un parco lasciato alla mercé di chiunque e senza un minimo di sorveglianza, lo scenario è tutt'altro che culturale, con le tombe oramai invisibili e cartelli divelti dal tempo e dalla furia dei vandali che hanno praticamente cancellato i resti di un passato tanto glorificato ma ancora oggi poco tutelato.
Eppure risale a pochi mesi la pulizia straordinaria del parco in occasione della visita dei due ispettori ministeriali, alla vigilia della presentazione della candidatura di Gravina tra le città Unesco, così come risale a pochi mesi fa la promessa che sarebbero partiti i lavori di messa in sicurezza e di pulizia straordinaria dell'area finanziati dalla soprintendenza archeologica, prima di trasformare "la zona archeologica di Botromagno in uno dei tre poli di eccellenza archeologica della Puglia".
Quest'ultima non una promessa ma una notizia ufficiale arrivata a margine di un incontro, presso l'assessorato alla qualità del territorio della Regione Puglia, tra l'assessore regionale Angela Barbanente, il sovrintendente ai beni archeologici della Puglia, Luigi La Rocca e l'assessore municipale Laura Marchetti.
"Intento primario dell'incontro – si disse allora - è quello di presentare un primo progetto, quantificato in alcune decine di migliaia di euro, per il ripristino della zona di Botromagno in previsione della visita a Gravina degli ispettori UNESCO, mentre il sovrintendente La Rocca ha avanzato la proposta di candidare l'intera zona archeologica di Botromagno ai fondi regionali FAS 2013/2020. Si tratterebbe di 16 milioni di euro che andrebbero distribuiti sostanzialmente su tre zone di eccellenza archeologica della Puglia. Gravina potrebbe così rientrare tra queste, insieme ad Egnazia e Monte Sannace".
Di tutto questo, questa mattina non c'era traccia. Solo turisti incuriositi, un po' attoniti e intenti a scansare la spazzatura.