
Editoriale
Fal: i cittadini vincono una battaglia
Ma la guerra è ancora tutta da combattere. Indignarsi sempre per non rinunciare ad essere liberi.
Gravina - venerdì 9 novembre 2012
18.15
Il presidente delle Fal annuncia l'apertura di un'inchiesta interna per verificare se rispondano al vero le segnalazioni in merito ai disagi ed ai disservizi, al momento formalmente solo presunti, patiti dai passeggeri nei giorni scorsi lungo la tratta Gravina-Bari. Probabilmente, non solo nei giorni scorsi scorsi e non solo su quella tratta.
Onore al merito: Colamussi ha dimostrato coraggio e senso di responsabilità. Chapeau. Accettando di interloquire con gli utenti, e con i giornalisti, e scegliendo di seguire la strada della verifica e del dialogo, ha fatto semplicemente il suo dovere, ma per una volta almeno ha rotto uno schema: quello di chi, chiamato a ricoprire cariche pubbliche, o comunque posti chiave per l'interesse pubblico, si ritiene scevro da ogni critica ed immagina complotti dietro ogni domanda, dentro ogni perplessità. E ne approfitta per nascondersi, non rispondere, non essere visto.
Che l'indagine amministrativa, perchè di questo si tratta, si faccia. E si dica dove stia la verità: se dalla parte dei cittadini, che hanno denunciato civilmente ipotetiche irregolarità e sconvenienze, oppure da quella dell'azienda. E che si proceda senza il timore di finire alla gogna dei media o della piazza: non è tale, mai, quella di chi chiede, legittimamente, ai propri rappresentanti, conto del loro operato.
Vada avanti, Colamussi: attenderemo di conoscere dalla sua voce l'esito degli accertamenti disposti, ben sapendo che un autista con le sue eventuali colpe, comunque da dimostrare, non può certo diventare il capro espiatorio sul quale scaricare le inefficienze - ammesso che ve ne siano, come da più parti si lamenta - del sistema. Perciò, nel quadro della correttezza di cui lei, con la sua decisione, ha contribuito a fissare la cornice, la invitiamo ad andare oltre: squarci quel velo che a volte scende a coprire e rendere invisibili i mali della sua azienda e, soprattutto, le loro negative ripercussioni sul popolo dei viaggiatori. Accetti il confronto sulle linee strategiche e sulle scelte di medio e lungo termine: forse il parere di chi viaggia ogni giorno, e quotidianamente sceglie le Fal per i suoi spostamenti, è più importante dell'opinione di chi invece si muove sempre e solo in auto blu. Non si sottragga al giudizio, sicuramente in alcuni casi anche infondato e pretestuoso, di chi comunque delle Fal è già azionista, sia pur di minoranza: i pendolari. Sia inflessibile nei riguardi dei portoghesi: lo deve alla sua azienda, lo deve a chi senza esitazioni il biglietto lo paga sempre. Magari anche quando avrebbe tutte le ragioni di non pagarlo e di pretendere anzi un simbolico risarcimento. E se può, faccia un altro passo: quando ne avrà tempo e modo, venga a Gravina e prenda l'autobus per Bari, di domenica sera o al mattino di lunedì. Siamo sicuri che molte cose diventeranno più chiare ai suoi occhi.
Concludendo, crediamo sia doveroso citare l'esempio di un ragazzo, un giovane studente universitario. E' stato lui, con la sua segnalazione, a permetterci di portare all'attenzione dell'opinione pubblica il caso oggi in discussione. A lui ed a tutti si offre adesso una dimostrazione pratica. Tangibile: nascondersi non serve. Essere cittadini vuol dire godere di diritti, e pretendere che un autobus sia sempre lindo e pinto, con posto a sedere e - se è lecito sognare - con hostess che distribuiscano cioccolatini e biscotti. Ma significa anche non venir mai meno ai propri doveri: pagare il biglietto, indignarsi, denunciare.
Oggi una piccola battaglia è vinta, ma la guerra è ancora lontana dal concludersi. Perchè in palio non c'è tanto un posto a sedere sui mezzi pubblici, quanto il riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza. In autobus, come nella vita di ogni giorno, in ogni luogo e per ogni istante di essa. E questa, per Gravina, e per il Meridione in genere, è una sfida quasi sempre rifiutata, mai vinta.
Forse, è arrivato il momento almeno di iniziare a scrivere un altro finale. O no?
Onore al merito: Colamussi ha dimostrato coraggio e senso di responsabilità. Chapeau. Accettando di interloquire con gli utenti, e con i giornalisti, e scegliendo di seguire la strada della verifica e del dialogo, ha fatto semplicemente il suo dovere, ma per una volta almeno ha rotto uno schema: quello di chi, chiamato a ricoprire cariche pubbliche, o comunque posti chiave per l'interesse pubblico, si ritiene scevro da ogni critica ed immagina complotti dietro ogni domanda, dentro ogni perplessità. E ne approfitta per nascondersi, non rispondere, non essere visto.
Che l'indagine amministrativa, perchè di questo si tratta, si faccia. E si dica dove stia la verità: se dalla parte dei cittadini, che hanno denunciato civilmente ipotetiche irregolarità e sconvenienze, oppure da quella dell'azienda. E che si proceda senza il timore di finire alla gogna dei media o della piazza: non è tale, mai, quella di chi chiede, legittimamente, ai propri rappresentanti, conto del loro operato.
Vada avanti, Colamussi: attenderemo di conoscere dalla sua voce l'esito degli accertamenti disposti, ben sapendo che un autista con le sue eventuali colpe, comunque da dimostrare, non può certo diventare il capro espiatorio sul quale scaricare le inefficienze - ammesso che ve ne siano, come da più parti si lamenta - del sistema. Perciò, nel quadro della correttezza di cui lei, con la sua decisione, ha contribuito a fissare la cornice, la invitiamo ad andare oltre: squarci quel velo che a volte scende a coprire e rendere invisibili i mali della sua azienda e, soprattutto, le loro negative ripercussioni sul popolo dei viaggiatori. Accetti il confronto sulle linee strategiche e sulle scelte di medio e lungo termine: forse il parere di chi viaggia ogni giorno, e quotidianamente sceglie le Fal per i suoi spostamenti, è più importante dell'opinione di chi invece si muove sempre e solo in auto blu. Non si sottragga al giudizio, sicuramente in alcuni casi anche infondato e pretestuoso, di chi comunque delle Fal è già azionista, sia pur di minoranza: i pendolari. Sia inflessibile nei riguardi dei portoghesi: lo deve alla sua azienda, lo deve a chi senza esitazioni il biglietto lo paga sempre. Magari anche quando avrebbe tutte le ragioni di non pagarlo e di pretendere anzi un simbolico risarcimento. E se può, faccia un altro passo: quando ne avrà tempo e modo, venga a Gravina e prenda l'autobus per Bari, di domenica sera o al mattino di lunedì. Siamo sicuri che molte cose diventeranno più chiare ai suoi occhi.
Concludendo, crediamo sia doveroso citare l'esempio di un ragazzo, un giovane studente universitario. E' stato lui, con la sua segnalazione, a permetterci di portare all'attenzione dell'opinione pubblica il caso oggi in discussione. A lui ed a tutti si offre adesso una dimostrazione pratica. Tangibile: nascondersi non serve. Essere cittadini vuol dire godere di diritti, e pretendere che un autobus sia sempre lindo e pinto, con posto a sedere e - se è lecito sognare - con hostess che distribuiscano cioccolatini e biscotti. Ma significa anche non venir mai meno ai propri doveri: pagare il biglietto, indignarsi, denunciare.
Oggi una piccola battaglia è vinta, ma la guerra è ancora lontana dal concludersi. Perchè in palio non c'è tanto un posto a sedere sui mezzi pubblici, quanto il riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza. In autobus, come nella vita di ogni giorno, in ogni luogo e per ogni istante di essa. E questa, per Gravina, e per il Meridione in genere, è una sfida quasi sempre rifiutata, mai vinta.
Forse, è arrivato il momento almeno di iniziare a scrivere un altro finale. O no?