
La città
Emergenza criminalità, lo sfogo di un imprenditore locale
Appello alla politica da Christian Divella
Gravina - sabato 7 luglio 2018
Nelle case, per le strade, sui social, nelle "tribune politiche" locali, ormai non si parla d'altro, essendo diventato giocoforza l'argomento più trattato, vista l'incontrovertibile importanza della tematica. Sebbene seri, però, problemi come quello che sta attanagliando le nostre città in questi giorni, relativi all'igiene e al decoro urbano, problema che mi auguro trovi quanto prima una felice risoluzione, non devono in nessun modo distrarre e far calare per l'ennesima volta il velo del nascondimento su di un'altra piaga, ben più pesante, che ci ferisce, tutti, in modo ancora più atroce: quella della criminalità. Assistiamo disarmati, quotidianamente, ad ogni genere di nefandezza e la notizia di un'aggressione, di un furto, di una rapina, ormai ci lascia quasi indifferenti, come assuefatti ad una tremenda normalità a cui non poter far altro che abituarsi, perché non vi è altra scelta.
Nella notte tra venerdì e sabato scorsi, per la quarta, forse quinta volta in pochi mesi, delle persone si sono introdotte nelle nostre strutture nel reiterato tentativo di rubare tutto il possibile e fare danni che, ad oggi, in breve tempo, hanno raggiunto complessivamente un valore economico davvero ingente, ma questo, credetemi, paradossalmente, è diventato un aspetto quasi marginale della vicenda. Alcuni di questi tentativi non sono andati a buon fine solo grazie all'intervento del nostro istituto di vigilanza e a quello delle forze dell'ordine, quando sono state nella condizione di poter intervenire per tempo. Alla luce di quello che sta accadendo nel nostro territorio, sotto gli occhi inermi e quasi impotenti spesso di Carabinieri e Polizia, per via dell'enorme mole di eventi delittuosi che si stanno verificando, in rapporto ai pochi mezzi e uomini a disposizione, noi imprenditori, noi cittadini, prima di tutto, davvero non sappiamo più che fare. Sono anni ormai che da più parti non sentiamo altro che promesse, sono anni che assistiamo a viavai di politici di ogni ordine e grado, giunti qui solo per prendere parte a cerimonie e marce solo meramente dimostrative, alla ricerca dell'ennesima foto e dell'ennesima intervista di circostanza, ma con poche positive conseguenze. Cosa ci aspettavamo, in fondo, se persino chi avrebbe potuto e dovuto tutelarci, proprio in materia di ambiente e sicurezza, dopo incontri e confronti, durante i quali io in prima persona ho riportato, come membro della giunta comunale all'epoca, il grido di aiuto dell'intera comunità gravinese, martoriata, allora come oggi, dal crescente numero di malattie legate all'inquinamento, ha pensato bene all'improvviso di abbandonare tutto, comprese le numerose nostre istanze e di cambiare mestiere, dandosi da un giorno all'altro alla politica?! Direi che dopo tutto questo tempo e tutta questa indifferenza ne abbiamo ben donde di essere delusi e amareggiati.
Sebbene in pochi anni abbiamo visto depredata in modo violento, prima la nostra casa, poi, svariate volte, la nostra azienda, i nostri punti vendita e le nostre attività, io e la mia famiglia non ci sentiamo però dei perseguitati, sappiamo, ahinoi, di essere invece solamente alcuni fra i tanti, tantissimi imprenditori che, ogni giorno e ogni notte, devono mettere in conto di dover correre in azienda per evitare che qualcuno mandi in fumo in modo vile i propri sacrifici e quelli dei propri collaboratori. Non sempre si fa in tempo però, per la verità, perchè nella maggior parte dei casi si arriva sul posto per fare giusto la conta dei danni, tra tristezza e rassegnazione. Viviamo ormai con la paura costante che qualcosa possa accadere, oltre che alle nostre aziende, anche e soprattutto a noi e alle nostre famiglie, nelle nostre case, lì dove teoricamente dovremmo essere al sicuro e questo non è possibile, in un Paese civile questo non può accadere. Il nostro territorio, è opinione comune ormai, anche di altri colleghi imprenditori, anch'essi falcidiati da rapine, da furti, da atti vandalici, patisce questo stato di cose in modo ancora più particolare e non sappiamo perché, non comprendiamo il motivo per cui siamo stati letteralmente abbandonati in questo modo. Non saremo degli "eletti" o dei perseguitati speciali ma, personalmente, pur amando alla follia la nostra città, se la situazione non dovesse cambiare e nulla sarà fatto affinché lo faccia radicalmente, se non si creeranno, concretamente e non soltanto a colpi di promesse, le condizioni per far sì che si possa lavorare e vivere serenamente qui, sto sul serio meditando di poter anche vendere le mie attività, di lasciar perdere tutto, di fare altro da qualche altra parte. Il mio non vuole in nessun modo essere vittimismo, lungi da me questo tipo di atteggiamento, la mia è solo l'interpretazione, anche abbastanza semplice, del pensiero di tanti e la amara constatazione che, ad oggi, qui, nessuno è in grado di tutelarci e difenderci, pur volendolo fare, come i tanti agenti di Polizia e i Carabinieri, costretti a lavorare con mezzi contati, sotto organico e, parliamoci chiaro, anche a pochi soldi, cosa ancora più encomiabile e per la quale hanno ancor di più la mia e la nostra ammirazione. Il mio è lo sfogo di un cittadino gravinese, la cui famiglia opera qui con passione e amore per la propria terra da oltre mezzo secolo e che per nulla avrebbe mai nemmeno pensato di poter andare via un giorno, ma che oggi, mentre si ritrova a fare, ancora una volta, quella maledetta conta dei danni, arriva ad ipotizzare anche una eventualità del genere.
Credo che chi di competenza debba prenderlo come un impegno improcrastinabile, comprendendo che la città ha bisogno di gesti forti e prese di posizione decise e che un grido di aiuto non può essere ogni volta sminuito addirittura con l'etichetta di "facile allarmismo", perché stavolta non accetteremmo di essere liquidati così, siamo veramente stufi di sentire ogni volta questa stucchevole ed inappropriata cantilena, sbrigativa censura di chi è orbo di fronte a quello che invece è ormai sotto gli occhi, esausti, di tutti. Non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, facendo finta che il problema non esista o che sia ancora trascurabile, perché il problema c'è ed è reale. Non possiamo far finta che ogni notte qui passi tranquilla e che macchine di grossa cilindrata non sfreccino per le nostre strade seminando il panico e facendo razzia di qualunque cosa capiti loro a tiro, che mezzi di ogni genere non vengano rubati e che masserie e capannoni, con tutto ciò che vi è dentro, siano al sicuro e non corrano nessun pericolo. Mi auguro davvero di essere stato l'unico a fare certe riflessioni in questi giorni ma, mi chiedo, che succederebbe se, pian piano, presi dallo sconforto, dovessimo tutti decidere improvvisamente di fare le valigie e andare via?
Invece no, non deve accadere!! E' qui che continuiamo a voler far crescere i nostri figli, è qui che vogliamo costruire per loro un futuro solido e sicuro e loro, più di noi, devono essere sotto la pesante e paterna responsabilità di chi ancora non ha forse ben compreso che non ci si può permettere di perdere altro tempo, che è arrivato il momento di agire concretamente in modo da smuovere anche le montagne per far sì che si intervenga in modo celere e massiccio, sì da permettere a tutti i cittadini di questa città di tornare a vivere sereni e tranquilli e agli imprenditori di non temere che ogni alba, ogni arrivo mattutino nelle proprie aziende, si trasformi in un avventuroso e spesso triste terno al lotto.
Christian Divella
Nella notte tra venerdì e sabato scorsi, per la quarta, forse quinta volta in pochi mesi, delle persone si sono introdotte nelle nostre strutture nel reiterato tentativo di rubare tutto il possibile e fare danni che, ad oggi, in breve tempo, hanno raggiunto complessivamente un valore economico davvero ingente, ma questo, credetemi, paradossalmente, è diventato un aspetto quasi marginale della vicenda. Alcuni di questi tentativi non sono andati a buon fine solo grazie all'intervento del nostro istituto di vigilanza e a quello delle forze dell'ordine, quando sono state nella condizione di poter intervenire per tempo. Alla luce di quello che sta accadendo nel nostro territorio, sotto gli occhi inermi e quasi impotenti spesso di Carabinieri e Polizia, per via dell'enorme mole di eventi delittuosi che si stanno verificando, in rapporto ai pochi mezzi e uomini a disposizione, noi imprenditori, noi cittadini, prima di tutto, davvero non sappiamo più che fare. Sono anni ormai che da più parti non sentiamo altro che promesse, sono anni che assistiamo a viavai di politici di ogni ordine e grado, giunti qui solo per prendere parte a cerimonie e marce solo meramente dimostrative, alla ricerca dell'ennesima foto e dell'ennesima intervista di circostanza, ma con poche positive conseguenze. Cosa ci aspettavamo, in fondo, se persino chi avrebbe potuto e dovuto tutelarci, proprio in materia di ambiente e sicurezza, dopo incontri e confronti, durante i quali io in prima persona ho riportato, come membro della giunta comunale all'epoca, il grido di aiuto dell'intera comunità gravinese, martoriata, allora come oggi, dal crescente numero di malattie legate all'inquinamento, ha pensato bene all'improvviso di abbandonare tutto, comprese le numerose nostre istanze e di cambiare mestiere, dandosi da un giorno all'altro alla politica?! Direi che dopo tutto questo tempo e tutta questa indifferenza ne abbiamo ben donde di essere delusi e amareggiati.
Sebbene in pochi anni abbiamo visto depredata in modo violento, prima la nostra casa, poi, svariate volte, la nostra azienda, i nostri punti vendita e le nostre attività, io e la mia famiglia non ci sentiamo però dei perseguitati, sappiamo, ahinoi, di essere invece solamente alcuni fra i tanti, tantissimi imprenditori che, ogni giorno e ogni notte, devono mettere in conto di dover correre in azienda per evitare che qualcuno mandi in fumo in modo vile i propri sacrifici e quelli dei propri collaboratori. Non sempre si fa in tempo però, per la verità, perchè nella maggior parte dei casi si arriva sul posto per fare giusto la conta dei danni, tra tristezza e rassegnazione. Viviamo ormai con la paura costante che qualcosa possa accadere, oltre che alle nostre aziende, anche e soprattutto a noi e alle nostre famiglie, nelle nostre case, lì dove teoricamente dovremmo essere al sicuro e questo non è possibile, in un Paese civile questo non può accadere. Il nostro territorio, è opinione comune ormai, anche di altri colleghi imprenditori, anch'essi falcidiati da rapine, da furti, da atti vandalici, patisce questo stato di cose in modo ancora più particolare e non sappiamo perché, non comprendiamo il motivo per cui siamo stati letteralmente abbandonati in questo modo. Non saremo degli "eletti" o dei perseguitati speciali ma, personalmente, pur amando alla follia la nostra città, se la situazione non dovesse cambiare e nulla sarà fatto affinché lo faccia radicalmente, se non si creeranno, concretamente e non soltanto a colpi di promesse, le condizioni per far sì che si possa lavorare e vivere serenamente qui, sto sul serio meditando di poter anche vendere le mie attività, di lasciar perdere tutto, di fare altro da qualche altra parte. Il mio non vuole in nessun modo essere vittimismo, lungi da me questo tipo di atteggiamento, la mia è solo l'interpretazione, anche abbastanza semplice, del pensiero di tanti e la amara constatazione che, ad oggi, qui, nessuno è in grado di tutelarci e difenderci, pur volendolo fare, come i tanti agenti di Polizia e i Carabinieri, costretti a lavorare con mezzi contati, sotto organico e, parliamoci chiaro, anche a pochi soldi, cosa ancora più encomiabile e per la quale hanno ancor di più la mia e la nostra ammirazione. Il mio è lo sfogo di un cittadino gravinese, la cui famiglia opera qui con passione e amore per la propria terra da oltre mezzo secolo e che per nulla avrebbe mai nemmeno pensato di poter andare via un giorno, ma che oggi, mentre si ritrova a fare, ancora una volta, quella maledetta conta dei danni, arriva ad ipotizzare anche una eventualità del genere.
Credo che chi di competenza debba prenderlo come un impegno improcrastinabile, comprendendo che la città ha bisogno di gesti forti e prese di posizione decise e che un grido di aiuto non può essere ogni volta sminuito addirittura con l'etichetta di "facile allarmismo", perché stavolta non accetteremmo di essere liquidati così, siamo veramente stufi di sentire ogni volta questa stucchevole ed inappropriata cantilena, sbrigativa censura di chi è orbo di fronte a quello che invece è ormai sotto gli occhi, esausti, di tutti. Non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, facendo finta che il problema non esista o che sia ancora trascurabile, perché il problema c'è ed è reale. Non possiamo far finta che ogni notte qui passi tranquilla e che macchine di grossa cilindrata non sfreccino per le nostre strade seminando il panico e facendo razzia di qualunque cosa capiti loro a tiro, che mezzi di ogni genere non vengano rubati e che masserie e capannoni, con tutto ciò che vi è dentro, siano al sicuro e non corrano nessun pericolo. Mi auguro davvero di essere stato l'unico a fare certe riflessioni in questi giorni ma, mi chiedo, che succederebbe se, pian piano, presi dallo sconforto, dovessimo tutti decidere improvvisamente di fare le valigie e andare via?
Invece no, non deve accadere!! E' qui che continuiamo a voler far crescere i nostri figli, è qui che vogliamo costruire per loro un futuro solido e sicuro e loro, più di noi, devono essere sotto la pesante e paterna responsabilità di chi ancora non ha forse ben compreso che non ci si può permettere di perdere altro tempo, che è arrivato il momento di agire concretamente in modo da smuovere anche le montagne per far sì che si intervenga in modo celere e massiccio, sì da permettere a tutti i cittadini di questa città di tornare a vivere sereni e tranquilli e agli imprenditori di non temere che ogni alba, ogni arrivo mattutino nelle proprie aziende, si trasformi in un avventuroso e spesso triste terno al lotto.
Christian Divella