
Turismo
Estranei in casa propria… A proposito di turismo
Lettera aperta di una cittadina sulla mancanza di informazioni ai visitatori
Gravina - martedì 25 agosto 2020
12.30
Il rovente agosto non ha scoraggiato i turisti che numerosi si sono recati nella nostra città. Una circostanza che ha fatto emergere tutti i limiti di un servizio di accoglienza non sempre all'altezza. Almeno per alcuni cittadini gravinesi, che hanno voluto scriverci per raccontare le proprie sensazioni. Come nel caso di Giuliana Vendola che ha espresso il proprio disagio attraverso una bella lettera che di seguito pubblichiamo integralmente.
"Stamattina ho delle commissioni da sbrigare. Metto il naso fuori di casa e mi avvio verso Piazza Scacchi per una umilissima ricarica Postepay.
In fila fuori dal tabacchi mi guardo intorno, scorgo i volti persi di molti turisti e quei loro sguardi orfani di informazioni, direzioni e narrazioni si specchiano nel mio.
In quell'attimo avviene qualcosa di surreale, un transfert ... inizio ad avvertire un sentimento di sconfinata estraneità in casa mia.
Il disorientamento mi pervade e provo a riscoprire le strade di quella città che qualche secondo prima pensavo di riconoscere e in cui credevo vi fosse il proprio, il mio giusto posto da sempre. Mi ritrovo invece confusa ad augurarmi di essere perlomeno un ospite gradito, come scriveva Simmel quel qualcuno che "oggi viene e domani rimane".
Non ci casco, non mi arrendo.
So che quella mia estraneità è solo una sensazione dettata da quei turisti, dai loro occhi bramosi di indicazioni, dalle loro braccia penzoloni che cascano giù per i fianchi a mo' di triste e totale resa al caldo pomeriggio da dispersi, dalle loro ansiose balbettanti richieste di aiuto che sperano vengano fuori dagli angoli della mascherina.
Sì, quella coppia sconsolata che mi si avvicina lentamente chiedendomi in pieno centro storico dove sia il centro storico mi fa sentire estranea in casa mia. Quella coppia fa esplodere in me anche un senso di impotenza e sconforto... Ma non perchè io non sappia che informazioni dare, che storie raccontare, come gesticolare ed incuriosire, no.
Avverto un senso di rammarico perchè sono incapace di giustificare dinanzi a loro come mai il luogo in cui ci troviamo è già centro storico; un senso di frustrazione perchè mi vergogno di spiegare loro che ci sono capitati per puro caso e che forse dovranno continuare ad affidarsi proprio al caso per scoprire qualcosa in più.
Mi sono sentita estranea perchè ho avvertito l'ospite sentirsi estraneo, solo, nonché spaventato dall'atteggiamento acidulo di noi indigeni gravinesi che finiamo troppo spesso per scrutare avidamente e tirare dritto.
La mancanza di indicazioni e informazioni chiare, la vaghezza di un ipotetico itinerario turistico da seguire, la coda dell'occhio che sa di quel diversamente simpatico 'ci è cuss' scaraventano il turista nello status di straniero... E basta poco per far scivolare anche una testolina autoctona fiera come la mia nella stessa condizione.
Chi può ci faccia caso.
Chi può faccia in modo che Gravina in Puglia sia piena non di banali turisti, ma di ospiti, di chi "oggi viene e domani rimane".
"Stamattina ho delle commissioni da sbrigare. Metto il naso fuori di casa e mi avvio verso Piazza Scacchi per una umilissima ricarica Postepay.
In fila fuori dal tabacchi mi guardo intorno, scorgo i volti persi di molti turisti e quei loro sguardi orfani di informazioni, direzioni e narrazioni si specchiano nel mio.
In quell'attimo avviene qualcosa di surreale, un transfert ... inizio ad avvertire un sentimento di sconfinata estraneità in casa mia.
Il disorientamento mi pervade e provo a riscoprire le strade di quella città che qualche secondo prima pensavo di riconoscere e in cui credevo vi fosse il proprio, il mio giusto posto da sempre. Mi ritrovo invece confusa ad augurarmi di essere perlomeno un ospite gradito, come scriveva Simmel quel qualcuno che "oggi viene e domani rimane".
Non ci casco, non mi arrendo.
So che quella mia estraneità è solo una sensazione dettata da quei turisti, dai loro occhi bramosi di indicazioni, dalle loro braccia penzoloni che cascano giù per i fianchi a mo' di triste e totale resa al caldo pomeriggio da dispersi, dalle loro ansiose balbettanti richieste di aiuto che sperano vengano fuori dagli angoli della mascherina.
Sì, quella coppia sconsolata che mi si avvicina lentamente chiedendomi in pieno centro storico dove sia il centro storico mi fa sentire estranea in casa mia. Quella coppia fa esplodere in me anche un senso di impotenza e sconforto... Ma non perchè io non sappia che informazioni dare, che storie raccontare, come gesticolare ed incuriosire, no.
Avverto un senso di rammarico perchè sono incapace di giustificare dinanzi a loro come mai il luogo in cui ci troviamo è già centro storico; un senso di frustrazione perchè mi vergogno di spiegare loro che ci sono capitati per puro caso e che forse dovranno continuare ad affidarsi proprio al caso per scoprire qualcosa in più.
Mi sono sentita estranea perchè ho avvertito l'ospite sentirsi estraneo, solo, nonché spaventato dall'atteggiamento acidulo di noi indigeni gravinesi che finiamo troppo spesso per scrutare avidamente e tirare dritto.
La mancanza di indicazioni e informazioni chiare, la vaghezza di un ipotetico itinerario turistico da seguire, la coda dell'occhio che sa di quel diversamente simpatico 'ci è cuss' scaraventano il turista nello status di straniero... E basta poco per far scivolare anche una testolina autoctona fiera come la mia nella stessa condizione.
Chi può ci faccia caso.
Chi può faccia in modo che Gravina in Puglia sia piena non di banali turisti, ma di ospiti, di chi "oggi viene e domani rimane".