
Eventi
Fondazione Santomasi in brainstorming
Pensieri e idee in condivisione, sul futuro della cultura gravinese.
Gravina - sabato 15 novembre 2014
12.07
Si è tenuto ieri il primo brainstorming promosso dalla Fondazione "E. P. Santomasi" di Gravina.
"Usare il cervello (brain) per prendere d'assalto (storm) un problema". Un'esplicita richiesta di collaborazione attiva e di condivisione di idee per alimentare un sogno antico. "La fondazione è di tutta la città", spiega il presidente Mario Burdi, "il sogno del barone era che i gravinesi ne facessero buon uso".
Una fiaba e la morale in essa contenuta, come leitmotiv dell'incontro. "La mia casa è come un melograno che contiene tanti rubini preziosi da assaporare con occhi curiosi". Sono le parole immaginate da Giorgio Zuccaro, pronunciate da un barone Pomarici Santomasi di inchiostro, nella storia raccontata attraverso i disegni di Pino Falco e accompagnata dalle melodie di Tommaso Colafiglio. Iniezioni di idee e prospettive in un confronto che lascia purtroppo poco spazio ai giovani gravinesi, pochissimi infatti quelli che hanno risposto all'appello.
Le proposte si diramano in diverse direzioni. Molti i temi toccati, dall'esaltazione dei prodotti gastronomici e culturali della città alla istituzione di una scuola di avviamento caseario - reinventando la volontà testamentaria del barone, secondo la quale parte dei suoi lasciti avrebbero dovuto finanziare una scuola "per braccianti ed una scuola casearia" - fino ad arrivare alla pinacoteca per la quale è stata richiesta più cura e valorizzazione. Molto sentita la questione degli affreschi della cripta di San Vito Vecchio, ricostruita negli ambienti della casa-museo che disporrebbe, secondo alcuni cittadini, di spazi troppo esigui soprattutto per quanto riguarda le sale lettura, messe a disposizione in orari e ambienti troppo limitati, soprattutto per i ragazzi. Diverse pure le proposte indirizzate a progetti di recupero di strutture storiche in stato di abbandono, potenziali e moderni aggregatoti sociali, culturali e l'istituzione di centri di ricerca.
"La Fondazione si vuole muovere in diverse direzioni ma soprattutto vuole essere autonoma", ha continuato Burdi rimettendo insieme i pezzi del puzzle, "costituisce anche una realtà economica. Vogliamo creare una certa vivacità culturale, creando attività oggettive con tavoli di lavoro che possano concretizzare i propositi". Ed in merito al prossimo organigramma aggiunge: "Abbiamo avviato una pulizia dei viali del castello, i fondi che ci perverranno dalla regione di 50 mila euro rientreranno nel sistema di ricostruzione del castello stesso; stiamo conducendo delle ricerche sui terreni di proprietà della Fondazione con l'Università di Bari". Per quanto riguarda gli affreschi invece chiarisce: "Siamo in contatto con la soprintendenza regionale oltre a quella di Bari. Il nostro patrimonio è al primo posto e programmeremo tutto in funzione di questo".
Presente anche Davide Isidoro Mortellaro, docente di Storia delle relazioni internazionali, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari "Aldo Moro" che ha commentato: "Voglio raccomandarvi la collaborazione, in questo modo sono tante le cose che si possono condividere. I musei che resistono sono quelli in grado di reinventarsi. Possiamo considerare il vostro territorio molto particolare, come un museo a cielo aperto, molto ricco. Non sono molti i luoghi che hanno dato i natali a personaggi illustri. Ma qui anche gli ultimi hanno lasciato il segno". Appassionato del pittore Francesco Guarini (del quale la stessa Fondazione possiede due dipinti) Mortellaro svela un mistero, del quale si è fatto custode all'inizio del dibattito: "Guarini è morto a Gravina o d'amore oppure per avvelenamento, questo ancora non si sa e forse non lo sapremo mai".
"Usare il cervello (brain) per prendere d'assalto (storm) un problema". Un'esplicita richiesta di collaborazione attiva e di condivisione di idee per alimentare un sogno antico. "La fondazione è di tutta la città", spiega il presidente Mario Burdi, "il sogno del barone era che i gravinesi ne facessero buon uso".
Una fiaba e la morale in essa contenuta, come leitmotiv dell'incontro. "La mia casa è come un melograno che contiene tanti rubini preziosi da assaporare con occhi curiosi". Sono le parole immaginate da Giorgio Zuccaro, pronunciate da un barone Pomarici Santomasi di inchiostro, nella storia raccontata attraverso i disegni di Pino Falco e accompagnata dalle melodie di Tommaso Colafiglio. Iniezioni di idee e prospettive in un confronto che lascia purtroppo poco spazio ai giovani gravinesi, pochissimi infatti quelli che hanno risposto all'appello.
Le proposte si diramano in diverse direzioni. Molti i temi toccati, dall'esaltazione dei prodotti gastronomici e culturali della città alla istituzione di una scuola di avviamento caseario - reinventando la volontà testamentaria del barone, secondo la quale parte dei suoi lasciti avrebbero dovuto finanziare una scuola "per braccianti ed una scuola casearia" - fino ad arrivare alla pinacoteca per la quale è stata richiesta più cura e valorizzazione. Molto sentita la questione degli affreschi della cripta di San Vito Vecchio, ricostruita negli ambienti della casa-museo che disporrebbe, secondo alcuni cittadini, di spazi troppo esigui soprattutto per quanto riguarda le sale lettura, messe a disposizione in orari e ambienti troppo limitati, soprattutto per i ragazzi. Diverse pure le proposte indirizzate a progetti di recupero di strutture storiche in stato di abbandono, potenziali e moderni aggregatoti sociali, culturali e l'istituzione di centri di ricerca.
"La Fondazione si vuole muovere in diverse direzioni ma soprattutto vuole essere autonoma", ha continuato Burdi rimettendo insieme i pezzi del puzzle, "costituisce anche una realtà economica. Vogliamo creare una certa vivacità culturale, creando attività oggettive con tavoli di lavoro che possano concretizzare i propositi". Ed in merito al prossimo organigramma aggiunge: "Abbiamo avviato una pulizia dei viali del castello, i fondi che ci perverranno dalla regione di 50 mila euro rientreranno nel sistema di ricostruzione del castello stesso; stiamo conducendo delle ricerche sui terreni di proprietà della Fondazione con l'Università di Bari". Per quanto riguarda gli affreschi invece chiarisce: "Siamo in contatto con la soprintendenza regionale oltre a quella di Bari. Il nostro patrimonio è al primo posto e programmeremo tutto in funzione di questo".
Presente anche Davide Isidoro Mortellaro, docente di Storia delle relazioni internazionali, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari "Aldo Moro" che ha commentato: "Voglio raccomandarvi la collaborazione, in questo modo sono tante le cose che si possono condividere. I musei che resistono sono quelli in grado di reinventarsi. Possiamo considerare il vostro territorio molto particolare, come un museo a cielo aperto, molto ricco. Non sono molti i luoghi che hanno dato i natali a personaggi illustri. Ma qui anche gli ultimi hanno lasciato il segno". Appassionato del pittore Francesco Guarini (del quale la stessa Fondazione possiede due dipinti) Mortellaro svela un mistero, del quale si è fatto custode all'inizio del dibattito: "Guarini è morto a Gravina o d'amore oppure per avvelenamento, questo ancora non si sa e forse non lo sapremo mai".