
cultura
Il castello di Federico II ancora tutto da scoprire e da conoscere
Ancora studi e scoperte sul nostro maniero federiciano
Gravina - sabato 7 giugno 2025
I Professori Kai Kappel e Klaus Tragbar dell'Institut fur Kunst-und Bildgeschichte der HU di Berlino, unitamente al professore Fulvio Delle Donne dell'Università Federico II di Napoli sono tornati a Gravina per proseguire ed, eventualmente, ultimare il loro studio nell'ambito del progetto internazionale che vede come oggetto il Castello di Gravina. Di questa presenza ci sono stati di aiuto: Renato Gonsalvo e Giuseppe Lorusso del centro Studi Federiciani per il supporto logistico, che ci hanno raccontato, nei particolari e nei dettagli le prime risultanze di uno studio scientifico, ma nuovo e, sotto molti aspetti, originale.
"Il loro ritorno è stato finalizzato a formulare nuove osservazioni sui rilievi e sezioni murarie rilevate nelle precedenti visite al maniero. Dal canto loro, i docenti Tragbar e Kappel, hanno avviato una indagine stratigrafica su murature e prospetti del Castello, nell'ambito di un progetto che coinvolge anche i siti lucani di Lagopesole e Palazzo San Gervasio. Più esattamente, e nello specifico, gli studiosi hanno e continuano a disegnare la struttura, distinguendo le parti medievali da quelle moderne e contemporanee, sulla base di foto digitali che riproducono le misure esatte della pianta.
Tra gli elementi più interessanti della ricerca, la somiglianza con il portale cuspidato di Castel del Monte, i segni della raccolta di acqua piovana, le torri separate dalla costruzione che mostrano delle riseghe di 3 cm (tranne quella a ovest): il che sta a indicare che la torre era prevista già nel progetto originario, ma per motivi ancora poco conosciuti non venne fatta subito. Qui, a Gravina, inoltre, non sono mancati i riferimenti alle manomissioni murarie avvenute durante il periodo della permanenza o dell'acquisizione del maniero da parte della famiglia Orsini.
Infatti, i signori del nobile casato apportarono modifiche strutturali interne in particolare ricollocarono la cappella sveva presente al primo piano sul portale d'ingresso del maniero, in una zona contigua a destra del portale (entrando) sullo stesso piano. I signori di Gravina modificarono gli ambienti interni al primo piano in prossimità della stanza imperiale. Tutto, comunque, è avvolto nel più fitto mistero, ma qualcosa comincia ad affiorare, sulla base di documenti certi e scientifici, senza lasciare nulla al caso. Il metodo rigoroso degli studiosi tedeschi, basato su metodo scientifico ha analizzato la pietra ed i materiali e per la prima volta nel nostro territorio ha dato luce a molte incognite sul monumento più antico e prestigioso presente nel territorio di Gravina in Puglia.
Per condividere queste nuove prospettive, i professori hanno esposto i loro reperti e le conclusioni delle loro ricerche, in attesa, che un giorno, il loro lungo, paziente, certosino e diuturno lavoro possa vedere la luce in una pubblicazione". Per ora, ciò che è stato possibile sapere e conoscere è racchiuso nelle parole del prof Klaus Tragbar. Una constatazione importante del cattedratico, in qualità di architetto innamorato dell'arte federiciana è stata quella "di constatare la funzione edonistica del castello federiciano di Gravina in Puglia.
Le stanze imperiali al secondo piano ad ovest erano provviste di una balconata, inoltre nella stessa facciata vi erano ballatoi per la vedetta. Questo orientamento non era casuale, ma causale. L'imperatore vedeva il tramonto dalle sue stanze sulle montagne dell'Appennino e controllava dalla sua stanza tutto il passaggio della Via Appia, a quei tempi una strada ancora importante e strategica. Un'altra prova evidente che questo castello non bisogna immaginarlo come un monumento distaccato dal contesto ma una struttura polifunzionale che interagisce con il paesaggio circostante. La funzione paesaggistica ed edonistica tra quelle prioritarie nella progettazione dello svevo.
L'imperatore Federico II di Svevia doveva godere del paesaggio circostante più bello e ricco. Senza trascurare la vista nel parco dell'uccellagione con la Pescara ed il suo controllo diretto, con le voliere dei rapaci nella stanza accanto: dalla sua stanza, dall'alto, nel punto più prospiciente della collina. Con ogni probabilità l'imperatore non vide mai ultimata la sua creatura, uno dei pochi castelli federiciani progettati ed edificati ex novo. Il castello fu poi ultimato ed elaborato da suo figlio Manfredi che fu anche Conte di Gravina in Puglia prima di essere incoronato Re".
"Il loro ritorno è stato finalizzato a formulare nuove osservazioni sui rilievi e sezioni murarie rilevate nelle precedenti visite al maniero. Dal canto loro, i docenti Tragbar e Kappel, hanno avviato una indagine stratigrafica su murature e prospetti del Castello, nell'ambito di un progetto che coinvolge anche i siti lucani di Lagopesole e Palazzo San Gervasio. Più esattamente, e nello specifico, gli studiosi hanno e continuano a disegnare la struttura, distinguendo le parti medievali da quelle moderne e contemporanee, sulla base di foto digitali che riproducono le misure esatte della pianta.
Tra gli elementi più interessanti della ricerca, la somiglianza con il portale cuspidato di Castel del Monte, i segni della raccolta di acqua piovana, le torri separate dalla costruzione che mostrano delle riseghe di 3 cm (tranne quella a ovest): il che sta a indicare che la torre era prevista già nel progetto originario, ma per motivi ancora poco conosciuti non venne fatta subito. Qui, a Gravina, inoltre, non sono mancati i riferimenti alle manomissioni murarie avvenute durante il periodo della permanenza o dell'acquisizione del maniero da parte della famiglia Orsini.
Infatti, i signori del nobile casato apportarono modifiche strutturali interne in particolare ricollocarono la cappella sveva presente al primo piano sul portale d'ingresso del maniero, in una zona contigua a destra del portale (entrando) sullo stesso piano. I signori di Gravina modificarono gli ambienti interni al primo piano in prossimità della stanza imperiale. Tutto, comunque, è avvolto nel più fitto mistero, ma qualcosa comincia ad affiorare, sulla base di documenti certi e scientifici, senza lasciare nulla al caso. Il metodo rigoroso degli studiosi tedeschi, basato su metodo scientifico ha analizzato la pietra ed i materiali e per la prima volta nel nostro territorio ha dato luce a molte incognite sul monumento più antico e prestigioso presente nel territorio di Gravina in Puglia.
Per condividere queste nuove prospettive, i professori hanno esposto i loro reperti e le conclusioni delle loro ricerche, in attesa, che un giorno, il loro lungo, paziente, certosino e diuturno lavoro possa vedere la luce in una pubblicazione". Per ora, ciò che è stato possibile sapere e conoscere è racchiuso nelle parole del prof Klaus Tragbar. Una constatazione importante del cattedratico, in qualità di architetto innamorato dell'arte federiciana è stata quella "di constatare la funzione edonistica del castello federiciano di Gravina in Puglia.
Le stanze imperiali al secondo piano ad ovest erano provviste di una balconata, inoltre nella stessa facciata vi erano ballatoi per la vedetta. Questo orientamento non era casuale, ma causale. L'imperatore vedeva il tramonto dalle sue stanze sulle montagne dell'Appennino e controllava dalla sua stanza tutto il passaggio della Via Appia, a quei tempi una strada ancora importante e strategica. Un'altra prova evidente che questo castello non bisogna immaginarlo come un monumento distaccato dal contesto ma una struttura polifunzionale che interagisce con il paesaggio circostante. La funzione paesaggistica ed edonistica tra quelle prioritarie nella progettazione dello svevo.
L'imperatore Federico II di Svevia doveva godere del paesaggio circostante più bello e ricco. Senza trascurare la vista nel parco dell'uccellagione con la Pescara ed il suo controllo diretto, con le voliere dei rapaci nella stanza accanto: dalla sua stanza, dall'alto, nel punto più prospiciente della collina. Con ogni probabilità l'imperatore non vide mai ultimata la sua creatura, uno dei pochi castelli federiciani progettati ed edificati ex novo. Il castello fu poi ultimato ed elaborato da suo figlio Manfredi che fu anche Conte di Gravina in Puglia prima di essere incoronato Re".