
Eventi
Il made in Murgia dalla Cina agli Stati Uniti
Alla fiera convegno sulla promozione globale dei prodotti tipici. Modesti: "Il marchio del Parco alle aziende che fanno squadra".
Gravina - martedì 23 aprile 2013
14.15
In tempi di crisi economica l'unico modo per aggredire il declino è rilanciare le produzioni agroalimentari tipiche coniugando tradizione e modernità, in un mondo globale sempre più affamato di specificità locali autentiche e certificate.
E' questo il messaggio che dalla fiera di san Giorgio ha lanciato il convegno "Il mercato cinese e americano – esportare i prodotti alimentari", promosso da Foodlex, una realtà di professionisti nel campo della legislazione agro-alimentare comunitaria e globale, sia a livello nazionale che estero.
A coordinare i lavori la giornalista di Gravinalife, Emma Grassi. Introdotto dai saluti istituzionali del vicesindaco Gino Lorusso (assente l'assessore regionale Fabrizio Nardoni), è toccato ad Antonio Raguso, rappresentante di Foodlex Italia, illustrare l'importanza dei due mercati presi in considerazione, quello cinese e lo statunitense: il primo, quello di una potenza emergente, con una sempre crescente ricchezza interna e domanda di prodotti mediterranei, e caratterizzato dalle contraddizioni di una nazione fino a pochi anni fa chiusa alle importazioni estere. Il secondo tradizionalmente più aperto, ma sempre più attento ai problemi derivanti dalla sicurezza alimentare e dal mangiar sano.
Un problema, quello dei controlli doganali, che la Puglia sconta anche in uscita, come ha spiegato Tommaso Lanotte, dell'Agenzia Dogane: "I porti di Brindisi e Taranto sono in crisi a vantaggio di quelli Nord Europa – ha denunciato il funzionario – e le aziende locali hanno una certa ritrosia a farsi certificare, nonostante i nuovi sistemi riescano a coniugare la velocizzazione dei processi e la sicurezza dei controlli".
Un ruolo di capitale importanza nella promozione delle tipicità è svolto dal Parco nazionale dell'Alta Murgia, che ha già concesso il marchio a tre produzioni tipiche del territorio: leguminose, lana di pecora altamurana e miele: "Il Parco – ha spiegato il direttore Fabio Modesti - può essere di ausilio alle imprese nella qualificazione e nel piazzamento all'estero dei prodotti, anche se la difficoltà maggiore sta proprio nel mettere insieme i produttori".
Un problema atavico dell'imprenditoria locale, quello della mancata collaborazione tra operatori dello stesso settore, richiamato anche da Giuseppina Tantillo, del Dipartimento di Veterinaria di Bari: "I mercati esteri sono diffidenti anche per la mancanza di associazionismo tipica della Puglia. Occorre uniformare la qualità delle produzioni attraverso un disciplinare di certificazione dei processi e dei servizi".
A chiudere i lavori, l'intervento di Nicola Marvulli, responsabile marketing del Consorzio "Prima Qualità".
E' questo il messaggio che dalla fiera di san Giorgio ha lanciato il convegno "Il mercato cinese e americano – esportare i prodotti alimentari", promosso da Foodlex, una realtà di professionisti nel campo della legislazione agro-alimentare comunitaria e globale, sia a livello nazionale che estero.
A coordinare i lavori la giornalista di Gravinalife, Emma Grassi. Introdotto dai saluti istituzionali del vicesindaco Gino Lorusso (assente l'assessore regionale Fabrizio Nardoni), è toccato ad Antonio Raguso, rappresentante di Foodlex Italia, illustrare l'importanza dei due mercati presi in considerazione, quello cinese e lo statunitense: il primo, quello di una potenza emergente, con una sempre crescente ricchezza interna e domanda di prodotti mediterranei, e caratterizzato dalle contraddizioni di una nazione fino a pochi anni fa chiusa alle importazioni estere. Il secondo tradizionalmente più aperto, ma sempre più attento ai problemi derivanti dalla sicurezza alimentare e dal mangiar sano.
Un problema, quello dei controlli doganali, che la Puglia sconta anche in uscita, come ha spiegato Tommaso Lanotte, dell'Agenzia Dogane: "I porti di Brindisi e Taranto sono in crisi a vantaggio di quelli Nord Europa – ha denunciato il funzionario – e le aziende locali hanno una certa ritrosia a farsi certificare, nonostante i nuovi sistemi riescano a coniugare la velocizzazione dei processi e la sicurezza dei controlli".
Un ruolo di capitale importanza nella promozione delle tipicità è svolto dal Parco nazionale dell'Alta Murgia, che ha già concesso il marchio a tre produzioni tipiche del territorio: leguminose, lana di pecora altamurana e miele: "Il Parco – ha spiegato il direttore Fabio Modesti - può essere di ausilio alle imprese nella qualificazione e nel piazzamento all'estero dei prodotti, anche se la difficoltà maggiore sta proprio nel mettere insieme i produttori".
Un problema atavico dell'imprenditoria locale, quello della mancata collaborazione tra operatori dello stesso settore, richiamato anche da Giuseppina Tantillo, del Dipartimento di Veterinaria di Bari: "I mercati esteri sono diffidenti anche per la mancanza di associazionismo tipica della Puglia. Occorre uniformare la qualità delle produzioni attraverso un disciplinare di certificazione dei processi e dei servizi".
A chiudere i lavori, l'intervento di Nicola Marvulli, responsabile marketing del Consorzio "Prima Qualità".