In consiglio va in scena la protesta dei disoccupati

"Noi da qui non ce ne andiamo. Vogliamo risposte precise su quando lavoreremo".

Sono passate le 23 di lunedì ed il consiglio comunale monotematico sull'emergenza lavoro è stato chiuso da poco, con un voto unanime di approvazione del documento che racchiude intendimenti e buoni propositi sulle cose da fare per promuovere politiche occupazionali e di sostegno al reddito, ma le luci di Palazzo di Città non accennano a spegnersi. Sono andati tutta via, assessori e consiglieri in primis, ma un gruppo sparuto ma irriducibile di disoccupati si ostina a voler rimanere in aula. In segno di protesta, dicono, contro risposte che non arrivano e che, quando pure ci sono, "non sono concrete: non è con cinque lavorative che si risolve il problema: io a casa non posso portare più il pane, e non mi resta che andare a rubare", urla un disoccupato.

A cercare una stanca mediazione sono rimasti solo il vicesindaco Gino Lorusso (Udc) e il consigliere Vincenzo Varrese (Sel). Divisi dalle appartenenze politiche, uniti dal difficile ruolo di sindacalisti che vengono anche interpellati come esponenti di una classe politica percepita sempre più lontana dai bisogni della parte più sofferente ed esasperata della popolazione. Alla fine il sindaco Alesio Valente è costretto a tornare in aula per ribadire, anche lui stancamente, il discorso di sempre: la crisi è globale, l'amministrazione comunale non può creare posti di lavoro dal nulla, si possono trovare delle soluzioni tampone ma per quelle a lungo termine occorre aspettare lo sblocco degli appalti. Il commissario Pietro Battipede, dirigente del Commissariato di Gravina, sfodera intanto le sue doti diplomatiche per convincere gli aspiranti occupanti a desistere dal loro intento e convince i "ribelli", che si rassegnano a tornare a casa, più per stanchezza che per convinzione.

Si conclude così il gran giorno d'un consiglio fiacco (nei contenuti) ed estenuante, segnato da una unanimità obbligata tra maggioranza ed opposizione, rotta solo dal duro attacco politico all'amministrazione comunale del consigliere Giuseppe Mazzilli (che chiede scusa ai suoi elettori per averli indotti a votare per l'attuale maggioranza ed annuncia di voler rinunciare ai gettoni di presenza percepiti in Commissione per devolverli a finalità sociali) e dalle urla del pubblico, intorno al documento elaborato dalle organizzazioni sindacali, incentrato sul rilancio dei settori produttivi, dall'agricoltura all'edilizia, dal turismo al bosco, in cui le uniche idee forti sembrano essere la sinergia con il Parco dell'Alta Murgia e soprattutto tra le categorie: la scoperta, evidentemente tardiva, della concertazione dopo anni di sterili contrapposizioni.

Scontato il sì unanime a una lodevole dichiarazione d'intenti tutta da concretizzare, così come quello alla costituzione di una commissione speciale dedicata all'emergenza lavoro. Una commissione, ci tiene a precisare il presidente Giacinto Lupoli chiudendo i lavori prima dell'occupazione lampo, i cui membri non percepiranno alcun gettone...