
La città
In memoria di Pietro Capone
Ad un anno dall’omicidio ancora nessun colpevole
Gravina - martedì 10 marzo 2015
9.38
È passato un anno da quel 10 marzo 2014. Da quella sera in cui Pietro Capone moriva a pochi passi da casa. Freddato con un colpo di pistola alla testa in via La Spezia. Pietro Capone è incensurato e ben lontano dagli ambienti della criminalità organizzata.
Non gode di molte simpatie in città: da anni ha ingaggiato una guerra contro l'abusivismo edilizio e non di rado ha trascinato privati cittadini e istituzioni locali dinanzi ai giudici. Sono tanti gli illeciti, gli abusi di potere finiti sotto la lente di Capone, tutte testimoniate con documenti fatti e date ben precise. Capone non è laureato, non ha titoli da incorniciare ma in tanti sono consapevoli che quell'uomo tarchiato e spesso scostante può dare lezioni di edilizia a urbanistica a blasonati architetti, ingegneri e avvocati.
Chi ha premuto il grilletto in via La Spezia mettendo fine alla vita di Capone probabilmente lo sa. Sa di essere finito sotto la sua lente e probabilmente ha segreti e interessi che non vuole vedere svelati.
L'indomani mattina in via La Spezia è un via vai di gente, curiosi, parenti (pochi per la verità) e giornalisti. Gravina torna protagonista della cronaca nera nazionale. Tante le ipotesi accreditate ma ancora oggi nessuna certezza. Nei giorni immediatamente successivi, sul caso si fanno tante ipotesi, una corsa a chi spara la notizia più grossa.
Intanto a palazzo di città due proiettili vengono inviati all'indirizzo del primo cittadino, ennesimo caso che attende ancora di essere risolto. Cresce la tensione: a Gravina arrivano investigatori, prefetto e il vice ministro Bubbico e promettono un intervento dello Stato, certezze, sicurezza a la soluzione immediata del caso. L'amministrazione comunale organizza una marcia della legalità a cui partecipano istituzioni, scuole e pochi cittadini. Intanto a Pietro Capone viene negato il lutto cittadino, del resto la città resta indifferente alla tragedia di un uomo libero.
Passato il clamore mediatico, infatti, l'assurdo omicidio di Pietro Capone è finito nel dimenticatoio. Nessuno chiede giustizia, nessuno chiede certezza: l'unico indagato attende ancora di avere certezze dalla magistratura. Chi ha premuto il grilletto? Chi ha aggredito capone alle spalle e soprattutto perché? Cosa si voleva nascondere e cosa si voleva evitare che Capone denunciasse?
Domande a cui nessuno risponde, forse perché la città ha già dimenticato. Domani la famiglia di Pietro Capone lo ricorderà durante una celebrazione religiosa voluta dalle sorelle. Per il resto, silenzio.
Non gode di molte simpatie in città: da anni ha ingaggiato una guerra contro l'abusivismo edilizio e non di rado ha trascinato privati cittadini e istituzioni locali dinanzi ai giudici. Sono tanti gli illeciti, gli abusi di potere finiti sotto la lente di Capone, tutte testimoniate con documenti fatti e date ben precise. Capone non è laureato, non ha titoli da incorniciare ma in tanti sono consapevoli che quell'uomo tarchiato e spesso scostante può dare lezioni di edilizia a urbanistica a blasonati architetti, ingegneri e avvocati.
Chi ha premuto il grilletto in via La Spezia mettendo fine alla vita di Capone probabilmente lo sa. Sa di essere finito sotto la sua lente e probabilmente ha segreti e interessi che non vuole vedere svelati.
L'indomani mattina in via La Spezia è un via vai di gente, curiosi, parenti (pochi per la verità) e giornalisti. Gravina torna protagonista della cronaca nera nazionale. Tante le ipotesi accreditate ma ancora oggi nessuna certezza. Nei giorni immediatamente successivi, sul caso si fanno tante ipotesi, una corsa a chi spara la notizia più grossa.
Intanto a palazzo di città due proiettili vengono inviati all'indirizzo del primo cittadino, ennesimo caso che attende ancora di essere risolto. Cresce la tensione: a Gravina arrivano investigatori, prefetto e il vice ministro Bubbico e promettono un intervento dello Stato, certezze, sicurezza a la soluzione immediata del caso. L'amministrazione comunale organizza una marcia della legalità a cui partecipano istituzioni, scuole e pochi cittadini. Intanto a Pietro Capone viene negato il lutto cittadino, del resto la città resta indifferente alla tragedia di un uomo libero.
Passato il clamore mediatico, infatti, l'assurdo omicidio di Pietro Capone è finito nel dimenticatoio. Nessuno chiede giustizia, nessuno chiede certezza: l'unico indagato attende ancora di avere certezze dalla magistratura. Chi ha premuto il grilletto? Chi ha aggredito capone alle spalle e soprattutto perché? Cosa si voleva nascondere e cosa si voleva evitare che Capone denunciasse?
Domande a cui nessuno risponde, forse perché la città ha già dimenticato. Domani la famiglia di Pietro Capone lo ricorderà durante una celebrazione religiosa voluta dalle sorelle. Per il resto, silenzio.