
Eventi
La compagnia “Il Dialogo” tocca il cuore dei gravinesi
Filumena Marturano : esempio di Mamma
Gravina - giovedì 5 dicembre 2013
17.25
L'amore materno non ha limiti, è un sentimento unico che va al di là dell'amore terreno, è un attaccamento profondo che nasce da un legame prima fisico e poi psicologico. L'amore di una mamma per un figlio non ha paragoni e la storia di Filumena Marturano ne racconta la forza.
La rappresentazione teatrale dell'opera di Eduardo De Filippo, a cura della compagnia "Il dialogo" di Cimitile (NA), andata in scena il 30 novembre ed il 1 dicembre ha toccato il cuore dei gravinesi che hanno profondamente apprezzato il massimo impegno e la grande professionalità degli attori in scena oltre che le minuziose scelte dell'adattamento registico di Ciro Ruoppo.
A caratterizzare l'opera, una recitazione a tratti commovente e toccante nella durezza caratteriale di Filumena interpretata da Tina Spampanato, un Don Mimì ovvero Domenico Soriano, in scena Salvatore Maccaro, ricco di differenti sfumature caratteriali che lo hanno visto duro, severo ed irascibile nel primo atto, un po' più sereno e malleabile nel secondo. Questa, la coppia cardine su cui si snoda l'intera vicenda alla quale prendono parte Felice De Cicco (Alfredo Amoroso – lo "spiccia-faccende"); Liana De Rosa (Rosalia Solimene – la "dama di compagnia"- confidente di Filumena); Lucrezia Manganalli (Diana – la fidanzata di Domenico); Salvatore Leone (Umberto), Antonio Mauro (Riccardo), Alfredo Lace (Michele) - i tre figli; Rosaria Vecchiarelli (Lucia – la cameriera); Peppe Miccio (Avv. Nocella); Mary Rullo (Teresina); Ciro Ruoppo (facchino); Milly Enza Maccaro (Filumena "ragazzina"), tutti interpreti impeccabili nella loro recitazione.
Nucleo narrativo della vicenda edoardiana è, per l'appunto, la potenza dell'istinto materno che porta Filumena a non rivelare a Domenico chi sia il figlio che hanno concepito insieme proprio perché non vuole che l'affetto del padre si concentri su uno soltanto dei figli, a scapito degli altri. La tematica affrontata da De Filippo e riadattata da Ruoppo, è immensamente profonda e sempre attuale: già nel 1946, infatti, il grande Eduardo affrontava il problema dei diritti dei figli illegittimi e dei figli nati fuori dal matrimonio mettendo in risalto la figura di Filumena, ex prostituta, donna complessa, con una vita tormentata e faticosissima alle spalle, capace di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, con la figura di Domenico Soriano, un benestante senza problemi, cinico al punto di lasciarsi andare ad effusioni con la fidanzata davanti al capezzale di Filumena.
Contrasto evidenziato ancor più dal regista napoletano Ruoppo con l'aggiunta nella storia di una Filumena ragazzina di appena 18 anni, che gioca e prega la Madonna che le faccia incontrare un buon uomo, flashback della donna adulta; un inizio al buio in cui Filumena si veste in scena; una scenografia costituita da una prigione dorata nel primo atto che nel secondo si trasforma in tende per il matrimonio; un gioco di luci realizzato grazie al tecnico Mariangela Aquila, che passando dalle tonalità del grigio e del rosso del primo atto al bianco del secondo, ha messo in evidenza i diversi stati d'animo dei personaggi. Rabbia, rancore, collera ed irritazione in contrasto con l'amore che porta luce, gioia e serenità. Persino quando Filumena chiede a Domenico se la sposa solo per i figli, Domenico le risponde, invece, che le vuol bene e poi si commuove quando, nell'accompagnare i coniugi in chiesa, questi tre figli, ad un tratto, lo chiamano per la prima volta "papà".
Filumena Marturano è uno tra i personaggi più belli e complessi della storia del teatro, che difende l'amore per il suo uomo e per i suoi figli e, cerca in tutti i modi, di costruire un nucleo familiare. Se don Mimi' vuole essere padre di suo figlio, lo dovrà essere per tutti e tre indistintamente perché "i figli sono tutti uguali", frase con cui si chiude il sipario ma solo per questo spettacolo. Il prossimo appuntamento con la rassegna, infatti, è previsto per il 14 e 15 dicembre con la messa in scena de "In due nel deserto" della compagnia "Del mulino" di Valenzano (BA).
Ufficio stampa teatro Vida: Dr.ssa Emanuela Grassi
La rappresentazione teatrale dell'opera di Eduardo De Filippo, a cura della compagnia "Il dialogo" di Cimitile (NA), andata in scena il 30 novembre ed il 1 dicembre ha toccato il cuore dei gravinesi che hanno profondamente apprezzato il massimo impegno e la grande professionalità degli attori in scena oltre che le minuziose scelte dell'adattamento registico di Ciro Ruoppo.
A caratterizzare l'opera, una recitazione a tratti commovente e toccante nella durezza caratteriale di Filumena interpretata da Tina Spampanato, un Don Mimì ovvero Domenico Soriano, in scena Salvatore Maccaro, ricco di differenti sfumature caratteriali che lo hanno visto duro, severo ed irascibile nel primo atto, un po' più sereno e malleabile nel secondo. Questa, la coppia cardine su cui si snoda l'intera vicenda alla quale prendono parte Felice De Cicco (Alfredo Amoroso – lo "spiccia-faccende"); Liana De Rosa (Rosalia Solimene – la "dama di compagnia"- confidente di Filumena); Lucrezia Manganalli (Diana – la fidanzata di Domenico); Salvatore Leone (Umberto), Antonio Mauro (Riccardo), Alfredo Lace (Michele) - i tre figli; Rosaria Vecchiarelli (Lucia – la cameriera); Peppe Miccio (Avv. Nocella); Mary Rullo (Teresina); Ciro Ruoppo (facchino); Milly Enza Maccaro (Filumena "ragazzina"), tutti interpreti impeccabili nella loro recitazione.
Nucleo narrativo della vicenda edoardiana è, per l'appunto, la potenza dell'istinto materno che porta Filumena a non rivelare a Domenico chi sia il figlio che hanno concepito insieme proprio perché non vuole che l'affetto del padre si concentri su uno soltanto dei figli, a scapito degli altri. La tematica affrontata da De Filippo e riadattata da Ruoppo, è immensamente profonda e sempre attuale: già nel 1946, infatti, il grande Eduardo affrontava il problema dei diritti dei figli illegittimi e dei figli nati fuori dal matrimonio mettendo in risalto la figura di Filumena, ex prostituta, donna complessa, con una vita tormentata e faticosissima alle spalle, capace di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, con la figura di Domenico Soriano, un benestante senza problemi, cinico al punto di lasciarsi andare ad effusioni con la fidanzata davanti al capezzale di Filumena.
Contrasto evidenziato ancor più dal regista napoletano Ruoppo con l'aggiunta nella storia di una Filumena ragazzina di appena 18 anni, che gioca e prega la Madonna che le faccia incontrare un buon uomo, flashback della donna adulta; un inizio al buio in cui Filumena si veste in scena; una scenografia costituita da una prigione dorata nel primo atto che nel secondo si trasforma in tende per il matrimonio; un gioco di luci realizzato grazie al tecnico Mariangela Aquila, che passando dalle tonalità del grigio e del rosso del primo atto al bianco del secondo, ha messo in evidenza i diversi stati d'animo dei personaggi. Rabbia, rancore, collera ed irritazione in contrasto con l'amore che porta luce, gioia e serenità. Persino quando Filumena chiede a Domenico se la sposa solo per i figli, Domenico le risponde, invece, che le vuol bene e poi si commuove quando, nell'accompagnare i coniugi in chiesa, questi tre figli, ad un tratto, lo chiamano per la prima volta "papà".
Filumena Marturano è uno tra i personaggi più belli e complessi della storia del teatro, che difende l'amore per il suo uomo e per i suoi figli e, cerca in tutti i modi, di costruire un nucleo familiare. Se don Mimi' vuole essere padre di suo figlio, lo dovrà essere per tutti e tre indistintamente perché "i figli sono tutti uguali", frase con cui si chiude il sipario ma solo per questo spettacolo. Il prossimo appuntamento con la rassegna, infatti, è previsto per il 14 e 15 dicembre con la messa in scena de "In due nel deserto" della compagnia "Del mulino" di Valenzano (BA).
Ufficio stampa teatro Vida: Dr.ssa Emanuela Grassi