
cultura
La liturgia poetica dell’inclusione - Cosa c’è di più sacro dell’essere se stessi?
Presentati presso “La casa del Fuorilegge” i versi della raccolta “Sacro queer” di Nichi Vendola
Gravina - mercoledì 9 aprile 2025
10.15
Lo spazio comunale restituito alla città che accoglie da novembre 2024 i lettori della nostra comunità è diventato, nella serata di lunedì scorso, un tempio laico dedicato alle riflessioni coltissime ma semplici, filtrate dall'analisi più sincera della condizione umana, della sessualità, dell'identità, della fraternità in un "orribile tempo", il nostro - come ha sottolineato l'antropologa Laura Marchetti, alla quale è stata affidata la presentazione dei versi di Nichi Vendola nella sua ultima pubblicazione Sacro Queer (Manni Editore, 2025).
È il sacro, il suo senso, la ricerca dello stesso ad essere il filo rosso che lega i versi , "un territorio misterioso in cui ci sono limiti di intoccabilità, di donazione, di gratuità, dove c'è la grazia"- come lo definisce l'antropologa concittadina- e le parole, di cui abbiamo bisogno, quelle che ci salvano, ci creano, riportate dallo scrittore con cura ma anche fatica, diventano un potente vettore ricomposte magistralmente in canti, odi, quasi invocazioni…in poesia, intima, ma anche collettiva, che non contiene risposte ma evoca domande.
E un "religioso" silenzio nella sala, gremita di gente, ha accolto la cura di quelle parole custodite nella pubblicazione, cura che ha a che fare con la ricerca del vero che l'autore, presente, restituisce al pubblico senza nessun elemento di irriverenza, ma con schietta autenticità.
Le liriche raffinate ed intense, spaziano da ricordi personali legati a figure del mondo queer e alla coraggiosa e disperata ricerca dell'identità, al valore di un sud drammatico e vivo, cantato nella ballata dedicata a Rocco Scotellaro, agli interrogativi rivolti al divino, ai lutti politici non compianti, alla tenerezza evocata nella poesia dedicata a suo figlio: tutte immagini del suo "sacro".
Ci sono temi che reciprocamente si fondono nelle riflessioni di Laura Marchetti e Nichi Vendola, come anticipa Ines Pierucci di Presidi del Libro, durante l'introduzione, e che sono di feroce attualità.
Così, per osmosi, si intrecciano le sorti e le parole di altre pubblicazioni, dell'autore e della Marchetti, rispettivamente "Patria" e "Matria", e non manca l'analisi delle cronache attuali, dei crimini politici e della condizione di generalizzata banalità della parola a fronte, invece, del richiamo dei classici, dell'epica, della salvezza attraverso il rapporto con i testi sacri, dei valori dimenticati, dell'esordio della umanità con le gestualità ed i riti che sembrano non interessare più al contesto odierno, politico ed umano.
La poesia, protagonista, non diviene di certo un programma politico, ma l'abuso di potere- ci ricorda Vendola- può iniziare con le parole , "la catastrofe viene predisposta dalle parole" e forse, l'impegno civico di un poeta (e politico) si deve ricercare nel dovere etico di elevare la sensibilità individuale e la tolleranza portando il lettore a rispondere alla domanda : "dov'è tuo fratello?" – posta da Dio a Caino e a distinguere semanticamente il concetto di FRATERNITA' e FRATELLANZA, concedendo il primato necessario alla FRATERNITA', non basata sul vincolo di sangue, ma con una connotazione etica e spirituale: è il riconoscere l'altro come "prossimo" anche senza legami di appartenenza, evocare una tensione interiore verso l'altro, un desiderio di comunione e compassione.
Nella soddisfazione e gratitudine delle "padrone di casa" della biblioteca, l'avv. Raffaella Vignola e la dott.ssa Arianna Gravina, tra versi e discernimenti sul presente e futuro dell'esistenza umana, è stata una di quelle serate e uno di quei dialoghi letterari che difficilmente si accettava volgesse al termine – come ha sottolineato l'avv. Vito Spano, dirigente presso il Comune di Gravina.
È il sacro, il suo senso, la ricerca dello stesso ad essere il filo rosso che lega i versi , "un territorio misterioso in cui ci sono limiti di intoccabilità, di donazione, di gratuità, dove c'è la grazia"- come lo definisce l'antropologa concittadina- e le parole, di cui abbiamo bisogno, quelle che ci salvano, ci creano, riportate dallo scrittore con cura ma anche fatica, diventano un potente vettore ricomposte magistralmente in canti, odi, quasi invocazioni…in poesia, intima, ma anche collettiva, che non contiene risposte ma evoca domande.
E un "religioso" silenzio nella sala, gremita di gente, ha accolto la cura di quelle parole custodite nella pubblicazione, cura che ha a che fare con la ricerca del vero che l'autore, presente, restituisce al pubblico senza nessun elemento di irriverenza, ma con schietta autenticità.
Le liriche raffinate ed intense, spaziano da ricordi personali legati a figure del mondo queer e alla coraggiosa e disperata ricerca dell'identità, al valore di un sud drammatico e vivo, cantato nella ballata dedicata a Rocco Scotellaro, agli interrogativi rivolti al divino, ai lutti politici non compianti, alla tenerezza evocata nella poesia dedicata a suo figlio: tutte immagini del suo "sacro".
Ci sono temi che reciprocamente si fondono nelle riflessioni di Laura Marchetti e Nichi Vendola, come anticipa Ines Pierucci di Presidi del Libro, durante l'introduzione, e che sono di feroce attualità.
Così, per osmosi, si intrecciano le sorti e le parole di altre pubblicazioni, dell'autore e della Marchetti, rispettivamente "Patria" e "Matria", e non manca l'analisi delle cronache attuali, dei crimini politici e della condizione di generalizzata banalità della parola a fronte, invece, del richiamo dei classici, dell'epica, della salvezza attraverso il rapporto con i testi sacri, dei valori dimenticati, dell'esordio della umanità con le gestualità ed i riti che sembrano non interessare più al contesto odierno, politico ed umano.
La poesia, protagonista, non diviene di certo un programma politico, ma l'abuso di potere- ci ricorda Vendola- può iniziare con le parole , "la catastrofe viene predisposta dalle parole" e forse, l'impegno civico di un poeta (e politico) si deve ricercare nel dovere etico di elevare la sensibilità individuale e la tolleranza portando il lettore a rispondere alla domanda : "dov'è tuo fratello?" – posta da Dio a Caino e a distinguere semanticamente il concetto di FRATERNITA' e FRATELLANZA, concedendo il primato necessario alla FRATERNITA', non basata sul vincolo di sangue, ma con una connotazione etica e spirituale: è il riconoscere l'altro come "prossimo" anche senza legami di appartenenza, evocare una tensione interiore verso l'altro, un desiderio di comunione e compassione.
Nella soddisfazione e gratitudine delle "padrone di casa" della biblioteca, l'avv. Raffaella Vignola e la dott.ssa Arianna Gravina, tra versi e discernimenti sul presente e futuro dell'esistenza umana, è stata una di quelle serate e uno di quei dialoghi letterari che difficilmente si accettava volgesse al termine – come ha sottolineato l'avv. Vito Spano, dirigente presso il Comune di Gravina.