
La città
La Polisportiva "Salve Diva" ha festeggiato il suo 50^ anniversario
A renderle onore tutte le vecchie glorie del calcio gravinese
Gravina - mercoledì 18 ottobre 2017
12.13
Il gota del calcio che fu si è riunito intorno ad un tavolo. Occasione è il festeggiare il 50^ anniversario della Polisportiva "Salve Diva". Per gli occupanti le sedie un nome che riporta alla mente le imprese calcistiche del Gravina dagli anni '50 fino alle soglie degli anno '80. Vecchie glorie del calcio gravinese piene di storie e di aneddoti che hanno reso speciale questo secondo raduno.
Organizzato da Tobia Langiulli con la preziosa collaborazione di Valerio Carrassa e ad Ernesto Capolongo, ben 40 bandiere del nostro calcio si sono date appuntamento sabato scorso per festeggiare le nozze d'oro della Polisportiva "Salve Diva", che ha dato vita al calcio giocato in città e per consegnate ai parenti dei calciatori gravinesi scomparsi in questi anni una pergamena, segno di gratitudine per un ricordo indelebile.
Momenti di commozione ma anche di ricordi affioranti per chi oggi non c'è più: Stefano Vicino, Salvatore Divella, Nicola Tullo, Aldo Rubini, Enzo Barbara, Carulli Salvatore, Loverre Vincenzo, Nicola Galtieri, Girolamo Schinco e lo storico portiere Giacomo Paternoster.
Tra i ricordati anche il prof. Filippo Pallucca a cui si deve la nascita dell'attuale campo di calcio nei pressi della fiera San Giorgio.
La giornata è stata resa unica e speciale anche grazie alla proiezione su un maxi schermo di oltre un centinaio di foto dagli anni '50 agli anni 70/80. Passati in rassegna calciatori, formazioni e ricordi di un calcio ormai anacronistico fatto di campi impolverati, duri contrasti e solo tanta gloria visto che di danari ne giravano ben pochi all'epoca. Il calcio si giocava per passione e non per lavoro.
Parlavamo di ricordi e di emozioni. Li abbiamo strappati al Presidente della Polisportiva "Salve Diva", Nino Divella. Negli anni '50 il calcio di periferia aveva spesso una forte connotazione politica e la politica spesso influenzava l'andamento dei match. Indimenticabili le battaglie calcistiche con la Libertas Minerva (di Mivervino) di dichiarata estrazione DC contro la nostra formazione gravinese, di segno politico opposto. Una storia alla Don Camillo e Onorevole Peppone. Ne nascevano epiche battaglie con il n. 5 della Libertas, un rude centromediano che ad ogni incontro con noi amava randellare chiunque gli passava a tiro. Quell'anno si arrivò a pari punti con la formazione della Libertas. Per decidere la promossa si dovevano fare ben 3 spareggi. Il primo si giocò ad Altamura, il 2° a Ruvo ed il 3° a Molfetta. Quest'ultimo portò nel malandato campo quasi mezza Gravina, a dimostrazione dell'amore che la città aveva per questi eroici calciatori. Nino Divella, incrociando l'arbitro designato, proveniente addirittura dalla serie A, chiese di porre attenzione al gioco violento e duro di alcuni calciatori, senza indicarne il nome. Al 3° fallaccio fu finalmente cacciato dal campo il n.5 e la "Salve Diva" vinse così il campionato.
Come ha ricordato i campi di gioco di all'ora. Vere fantasie ingegneristiche ricavati in ogni fazzoletto di terra libero. Due pali, un po' di gesso ed ecco fatto lo stadio. Uno di questi non verrà mai dimenticato perché costruito su un terreno in forte pendenza. Un tempo si soffriva, nell'altro si gioiva perché correre in discesa fa stancare la metà, cosa contraria per chi doveva attaccare correndo in salita.
Ma Nino Divella ha ricordato anche quando si decise di fare della squadra del Gravina un affare di famiglia. Prima erano per lo più giocatori "stranieri" provenienti anche dalla vicina Basilicata. Poi sempre in 4° Categoria la società decise di fare proselitismo tra i campi di periferia e oratori in città, portando in prima squadra solo giovani calciatori gravinesi. Anche se con età spesso inferiore alla maturità erano bravissimi tanto da vincere spesso il campionato. Un talento che non passò inosservato tanto da portare a Gravina alcuni osservatori della Roma che segnarono sul taccuino 3 nomi di ragazzi che volevano portarsi con se in serie A, ma all'epoca la famiglia aveva un peso diverso ed il calcio non era visto come oggi. Nessuna famiglia accettò la proposta perché prima veniva lo studio e la maturità e poi il calcio. Veramente un calcio di altri tempi.
Al termine della serata baci e abbracci per tutti, un saluto al reverendo Monsignor Giuseppe Lofrese, e appuntamento al 3° raduno delle vecchie glorie calcistiche del Gravina, con la promessa di raccogliere altre foto storiche del nostro passato calcistico e di farne una mostra permanente, magari con la nuova ed attuale società, la FBC Gravina.
Organizzato da Tobia Langiulli con la preziosa collaborazione di Valerio Carrassa e ad Ernesto Capolongo, ben 40 bandiere del nostro calcio si sono date appuntamento sabato scorso per festeggiare le nozze d'oro della Polisportiva "Salve Diva", che ha dato vita al calcio giocato in città e per consegnate ai parenti dei calciatori gravinesi scomparsi in questi anni una pergamena, segno di gratitudine per un ricordo indelebile.
Momenti di commozione ma anche di ricordi affioranti per chi oggi non c'è più: Stefano Vicino, Salvatore Divella, Nicola Tullo, Aldo Rubini, Enzo Barbara, Carulli Salvatore, Loverre Vincenzo, Nicola Galtieri, Girolamo Schinco e lo storico portiere Giacomo Paternoster.
Tra i ricordati anche il prof. Filippo Pallucca a cui si deve la nascita dell'attuale campo di calcio nei pressi della fiera San Giorgio.
La giornata è stata resa unica e speciale anche grazie alla proiezione su un maxi schermo di oltre un centinaio di foto dagli anni '50 agli anni 70/80. Passati in rassegna calciatori, formazioni e ricordi di un calcio ormai anacronistico fatto di campi impolverati, duri contrasti e solo tanta gloria visto che di danari ne giravano ben pochi all'epoca. Il calcio si giocava per passione e non per lavoro.
Parlavamo di ricordi e di emozioni. Li abbiamo strappati al Presidente della Polisportiva "Salve Diva", Nino Divella. Negli anni '50 il calcio di periferia aveva spesso una forte connotazione politica e la politica spesso influenzava l'andamento dei match. Indimenticabili le battaglie calcistiche con la Libertas Minerva (di Mivervino) di dichiarata estrazione DC contro la nostra formazione gravinese, di segno politico opposto. Una storia alla Don Camillo e Onorevole Peppone. Ne nascevano epiche battaglie con il n. 5 della Libertas, un rude centromediano che ad ogni incontro con noi amava randellare chiunque gli passava a tiro. Quell'anno si arrivò a pari punti con la formazione della Libertas. Per decidere la promossa si dovevano fare ben 3 spareggi. Il primo si giocò ad Altamura, il 2° a Ruvo ed il 3° a Molfetta. Quest'ultimo portò nel malandato campo quasi mezza Gravina, a dimostrazione dell'amore che la città aveva per questi eroici calciatori. Nino Divella, incrociando l'arbitro designato, proveniente addirittura dalla serie A, chiese di porre attenzione al gioco violento e duro di alcuni calciatori, senza indicarne il nome. Al 3° fallaccio fu finalmente cacciato dal campo il n.5 e la "Salve Diva" vinse così il campionato.
Come ha ricordato i campi di gioco di all'ora. Vere fantasie ingegneristiche ricavati in ogni fazzoletto di terra libero. Due pali, un po' di gesso ed ecco fatto lo stadio. Uno di questi non verrà mai dimenticato perché costruito su un terreno in forte pendenza. Un tempo si soffriva, nell'altro si gioiva perché correre in discesa fa stancare la metà, cosa contraria per chi doveva attaccare correndo in salita.
Ma Nino Divella ha ricordato anche quando si decise di fare della squadra del Gravina un affare di famiglia. Prima erano per lo più giocatori "stranieri" provenienti anche dalla vicina Basilicata. Poi sempre in 4° Categoria la società decise di fare proselitismo tra i campi di periferia e oratori in città, portando in prima squadra solo giovani calciatori gravinesi. Anche se con età spesso inferiore alla maturità erano bravissimi tanto da vincere spesso il campionato. Un talento che non passò inosservato tanto da portare a Gravina alcuni osservatori della Roma che segnarono sul taccuino 3 nomi di ragazzi che volevano portarsi con se in serie A, ma all'epoca la famiglia aveva un peso diverso ed il calcio non era visto come oggi. Nessuna famiglia accettò la proposta perché prima veniva lo studio e la maturità e poi il calcio. Veramente un calcio di altri tempi.
Al termine della serata baci e abbracci per tutti, un saluto al reverendo Monsignor Giuseppe Lofrese, e appuntamento al 3° raduno delle vecchie glorie calcistiche del Gravina, con la promessa di raccogliere altre foto storiche del nostro passato calcistico e di farne una mostra permanente, magari con la nuova ed attuale società, la FBC Gravina.