
Eventi
"La rosa nera” sboccia a scuola
Il lato oscuro dell’amore, raccontato agli studenti.
Gravina - sabato 8 marzo 2014
18.00
Quando l'amore si veste di cronaca nera.
"La rosa nera" è sbocciata presso l'Istituto tecnico economico "V. Bachelet" di Gravina, per raccontare, nella Giornata internazionale della donna, "il lato oscuro dell'amore".
Un vero e proprio percorso che parte dagli scatti dell'artista gravinese Lorenzo Ciaccia, in mostra presso l'istituto, e si snoda fino al palcoscenico dell'auditorium scolastico sul quale si sono esibiti gli stessi ragazzi del Bachelet.
La combinazione di più forme di arte, musica, poesia, letteratura, mitologia, teatro, fotografia, hanno intessuto la trama di un dibattito a più voci che affermano con decisione: "Vogliamo testimoniare che la parità ed il rispetto non permettono la violenza di genere" così come ha dichiarato Raffaella Iannetti, presentatrice e organizzatrice dell'evento - insieme a Rossana calendano, Innocente Cataldi, Cinzia Ciaccia, Lorenzo Ciaccia, Maria Dibattista, Maria Delvecchio, Mary Loglisci, Patrizia Occhiato e Angela Riviello - "vogliamo insegnare il rispetto che è un dovere civico e morale" ha aggiunto Angela Angellotti, ideatrice della manifestazione.
Ad accogliere favorevolmente l'iniziativa, la dirigente scolastica, Antonella Sarpi: "Abbiamo mostrato agli studenti un metodo, attraverso la ricerca e il dibattito li abbiamo portati a riflettere su un tema così importante attraverso l'arte, vogliamo ripetere il progetto estendendolo anche alle famiglie".
Ma ancor di più, in un ambito scolastico, la riflessione deve far rima con istruzione e informazione: "La scelta del partner dipende anche dalle esperienze vissute durante l'infanzia, dal rapporto che si è avuto con il proprio padre", ha spiegato Donatella Pepe, psicologa, "il partner violento alterna momenti di dolcezza ad angolature, cerca di sminuire la propria compagna, creando un rapporto simbiotico con subdole azioni di manipolazione mentale e con il tempo la donna si convince che tutto quello che lui dice è vero" e conclude, "ho lavorato ad uno sportello di ascolto per donne che subiscono violenze e tutte presentavano un comune denominatore, la scarsa autostima. Decidono di ribellarsi intorno ai cinquant'anni, quando tentano di recuperare il loro ruolo di madri, spesso per salvare i figli da un marito che è diventato uno stalker" e a proposito di stalking aggiunge: "In presenza di uno stalker è necessario mantenere i nervi saldi. Loro si nutrono della paura delle loro vittime ma sono esseri fragili, è proprio per nascondere la loro fragilità che le spaventano". Parere avallato da Giovanni Matera anche lui psicologo: "L'uomo violento pretende che la sua compagna sia a sua immagine e somiglianza, se l'altro si oppone scatta la violenza" e a proposito di violenza psicologica ha aggiunto, "è un diverso e perverso progetto dell'uomo, che segue una sua categoria e un suo ordine di idee".
Ma come tutelarsi? A fornire delle risposte, il Maresciallo Giovanni Morisco, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Gravina: "Prima di tutto vogliamo prevenire, ci sono molte forme di tutela, basta rivolgersi alle istituzioni, anche in forma anonima si può prima agire con una diffida dalla Procura e poi con una vera e propria denuncia. La legge 119 del 2013 permette anche le intercettazioni telefoniche e l'allontanamento dello stalker dal nucleo famigliare" e caldeggia: "non guardateci come se fossimo degli oppressori, noi siamo qui per aiutarvi". Dello stesso avviso Innocente Cataldi, avvocato, che ha aggiunto: "C'è una legge che ci tutela, adesso crimini vecchi quanto il mondo hanno un nome e sono perseguibili, stiamo facendo qualcosa nonostante i limiti".
In conclusione un'amara riflessione, quella di Pina D'Agostino, docente dell' Ite e coordinatrice degli studenti: "Stamane due alunne marocchine, avrebbero dovuto raccontare di quello che è il modo di vivere la femminilità nella loro cultura. Ma non ci sono, perchè i loro genitori glielo avranno impedito. Questa è la cultura del silenzio, dobbiamo cambiare la nostra mentalità".
"Quello che le donne non dicono", non è solo il titolo di una famosa canzone di Fiorella Mannoia, ma condensa in poche parole una realtà celata e pericolosa. Ciò che non viene raccontato da molte donne è l'incubo di una vita fatta di violenze. Un mulinello di schiaffi, pugni e parole taglienti che lasciano cicatrici sulla pelle e ferite aperte nell'anima: è di questo che si parla alle nuove generazioni, nella speranza che siano pronte ad ascoltare.
"La rosa nera" è sbocciata presso l'Istituto tecnico economico "V. Bachelet" di Gravina, per raccontare, nella Giornata internazionale della donna, "il lato oscuro dell'amore".
Un vero e proprio percorso che parte dagli scatti dell'artista gravinese Lorenzo Ciaccia, in mostra presso l'istituto, e si snoda fino al palcoscenico dell'auditorium scolastico sul quale si sono esibiti gli stessi ragazzi del Bachelet.
La combinazione di più forme di arte, musica, poesia, letteratura, mitologia, teatro, fotografia, hanno intessuto la trama di un dibattito a più voci che affermano con decisione: "Vogliamo testimoniare che la parità ed il rispetto non permettono la violenza di genere" così come ha dichiarato Raffaella Iannetti, presentatrice e organizzatrice dell'evento - insieme a Rossana calendano, Innocente Cataldi, Cinzia Ciaccia, Lorenzo Ciaccia, Maria Dibattista, Maria Delvecchio, Mary Loglisci, Patrizia Occhiato e Angela Riviello - "vogliamo insegnare il rispetto che è un dovere civico e morale" ha aggiunto Angela Angellotti, ideatrice della manifestazione.
Ad accogliere favorevolmente l'iniziativa, la dirigente scolastica, Antonella Sarpi: "Abbiamo mostrato agli studenti un metodo, attraverso la ricerca e il dibattito li abbiamo portati a riflettere su un tema così importante attraverso l'arte, vogliamo ripetere il progetto estendendolo anche alle famiglie".
Ma ancor di più, in un ambito scolastico, la riflessione deve far rima con istruzione e informazione: "La scelta del partner dipende anche dalle esperienze vissute durante l'infanzia, dal rapporto che si è avuto con il proprio padre", ha spiegato Donatella Pepe, psicologa, "il partner violento alterna momenti di dolcezza ad angolature, cerca di sminuire la propria compagna, creando un rapporto simbiotico con subdole azioni di manipolazione mentale e con il tempo la donna si convince che tutto quello che lui dice è vero" e conclude, "ho lavorato ad uno sportello di ascolto per donne che subiscono violenze e tutte presentavano un comune denominatore, la scarsa autostima. Decidono di ribellarsi intorno ai cinquant'anni, quando tentano di recuperare il loro ruolo di madri, spesso per salvare i figli da un marito che è diventato uno stalker" e a proposito di stalking aggiunge: "In presenza di uno stalker è necessario mantenere i nervi saldi. Loro si nutrono della paura delle loro vittime ma sono esseri fragili, è proprio per nascondere la loro fragilità che le spaventano". Parere avallato da Giovanni Matera anche lui psicologo: "L'uomo violento pretende che la sua compagna sia a sua immagine e somiglianza, se l'altro si oppone scatta la violenza" e a proposito di violenza psicologica ha aggiunto, "è un diverso e perverso progetto dell'uomo, che segue una sua categoria e un suo ordine di idee".
Ma come tutelarsi? A fornire delle risposte, il Maresciallo Giovanni Morisco, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Gravina: "Prima di tutto vogliamo prevenire, ci sono molte forme di tutela, basta rivolgersi alle istituzioni, anche in forma anonima si può prima agire con una diffida dalla Procura e poi con una vera e propria denuncia. La legge 119 del 2013 permette anche le intercettazioni telefoniche e l'allontanamento dello stalker dal nucleo famigliare" e caldeggia: "non guardateci come se fossimo degli oppressori, noi siamo qui per aiutarvi". Dello stesso avviso Innocente Cataldi, avvocato, che ha aggiunto: "C'è una legge che ci tutela, adesso crimini vecchi quanto il mondo hanno un nome e sono perseguibili, stiamo facendo qualcosa nonostante i limiti".
In conclusione un'amara riflessione, quella di Pina D'Agostino, docente dell' Ite e coordinatrice degli studenti: "Stamane due alunne marocchine, avrebbero dovuto raccontare di quello che è il modo di vivere la femminilità nella loro cultura. Ma non ci sono, perchè i loro genitori glielo avranno impedito. Questa è la cultura del silenzio, dobbiamo cambiare la nostra mentalità".
"Quello che le donne non dicono", non è solo il titolo di una famosa canzone di Fiorella Mannoia, ma condensa in poche parole una realtà celata e pericolosa. Ciò che non viene raccontato da molte donne è l'incubo di una vita fatta di violenze. Un mulinello di schiaffi, pugni e parole taglienti che lasciano cicatrici sulla pelle e ferite aperte nell'anima: è di questo che si parla alle nuove generazioni, nella speranza che siano pronte ad ascoltare.