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Eventi
Orestea: delitto e castigo
Le pietre non possono nascondere i delitti
Gravina - mercoledì 22 ottobre 2014
0.17
La pietra sotto cui Raskol'nikov nasconde la refurtiva derivante dal "delitto", le pietre che il coro degli Argivi pongono sulla tomba di Agamennone, ucciso a tradimento da Clitemnestra per vendicare la morte della figlia Ifigenia. Pietre che se nascondono i delitti agli occhi degli altri non le nascondono al diretto interessato. E questo vale sia per gli atridi, che per Raskol'nikov. Sono le pietre, l'espediente cardine che lega le vicende sulla scena dell'opera "Orestea: delitto e castigo" andata in scena dal 18 al 20 ottobre presso il teatro Vida.
L'opera è una rappresentazione che unisce l'Orestea di Eschilo, una trilogia greca innervata da profonde questioni etiche, con Delitto e Castigo di Dostoevskij, uno dei romanzi più complessi e travagliati della letteratura russa dell'Ottocento. Tessitura molto ben riuscita da parte del regista Gianpaolo Bellanca - nonostante la distanza tra i testi, le culture, gli autori. Egli è riuscito magistralmente a far fondere storia greca e storia russa nell'intera durata dello spettacolo adottando diverse modifiche rispetto ai testi originari.
Il dolore della colpa e il cammino dell'espiazione sono i temi su cui si spiega la trama dell'opera messa in scena dalla compagnia teatrale "Volti dal Kaos", costituita dai ragazzi del laboratorio teatrale dell'Istituto salesiano "Don Bosco" di Palermo. Il nodo che lega le vicende sulla scena sono le pietre che assumono un significato profondo, quello di manto per nascondere delitti e vendette.
In scena si sono alternati tre cori: uno di vecchi Argivi, un altro costituito dalle coefore e, infine, la schiera delle Erinni. Mentre gli artigli delle Erinni hanno invaso la scena di nero, le voci degli argivi hanno echeggiato per il teatro. Nella parte moderna, Delitto e Castigo, sono state inserite alcune scene del romanzo particolarmente emblematiche: tanto Oreste quanto Raskol'nikov sono tormentati dai demoni, reali, od interiori. Gli interrogatori e i dialoghi serrati del romanzo russo si sono alternati alle corali delle rappresentazioni greche. Nella parte greca sono stati inseriti alcuni brani in lingua originale (il dialetto attico) e in metrica (il trimetro giambico). Alcune parti sono state recitate con la tecnica del cuntu siciliano, mentre altre sono state cantate. L'alternarsi dei personaggi sulla scena è stato scandito dai giochi di luci e ombre e da diversi temi musicali, tutte composizioni originali, suonate dal vivo dai musicisti posti ai piedi della scena.
Particolare ed essenziale la scenografia costituita da teli verticali bianchi e rossi, a suggerire la vicinanza e il contrasto tra colpa e lealtà, sangue e purezza. Gli spettatori hanno apprezzato tanto il lavoro registico e scenografico e soprattutto l'abilità dei ragazzi nell'interpretare il loro ruolo.
Ufficio stampa teatro Vida
Dr.ssa Emanuela Grassi
L'opera è una rappresentazione che unisce l'Orestea di Eschilo, una trilogia greca innervata da profonde questioni etiche, con Delitto e Castigo di Dostoevskij, uno dei romanzi più complessi e travagliati della letteratura russa dell'Ottocento. Tessitura molto ben riuscita da parte del regista Gianpaolo Bellanca - nonostante la distanza tra i testi, le culture, gli autori. Egli è riuscito magistralmente a far fondere storia greca e storia russa nell'intera durata dello spettacolo adottando diverse modifiche rispetto ai testi originari.
Il dolore della colpa e il cammino dell'espiazione sono i temi su cui si spiega la trama dell'opera messa in scena dalla compagnia teatrale "Volti dal Kaos", costituita dai ragazzi del laboratorio teatrale dell'Istituto salesiano "Don Bosco" di Palermo. Il nodo che lega le vicende sulla scena sono le pietre che assumono un significato profondo, quello di manto per nascondere delitti e vendette.
In scena si sono alternati tre cori: uno di vecchi Argivi, un altro costituito dalle coefore e, infine, la schiera delle Erinni. Mentre gli artigli delle Erinni hanno invaso la scena di nero, le voci degli argivi hanno echeggiato per il teatro. Nella parte moderna, Delitto e Castigo, sono state inserite alcune scene del romanzo particolarmente emblematiche: tanto Oreste quanto Raskol'nikov sono tormentati dai demoni, reali, od interiori. Gli interrogatori e i dialoghi serrati del romanzo russo si sono alternati alle corali delle rappresentazioni greche. Nella parte greca sono stati inseriti alcuni brani in lingua originale (il dialetto attico) e in metrica (il trimetro giambico). Alcune parti sono state recitate con la tecnica del cuntu siciliano, mentre altre sono state cantate. L'alternarsi dei personaggi sulla scena è stato scandito dai giochi di luci e ombre e da diversi temi musicali, tutte composizioni originali, suonate dal vivo dai musicisti posti ai piedi della scena.
Particolare ed essenziale la scenografia costituita da teli verticali bianchi e rossi, a suggerire la vicinanza e il contrasto tra colpa e lealtà, sangue e purezza. Gli spettatori hanno apprezzato tanto il lavoro registico e scenografico e soprattutto l'abilità dei ragazzi nell'interpretare il loro ruolo.
Ufficio stampa teatro Vida
Dr.ssa Emanuela Grassi