
Redazionale
Ridare a Gravina l'importanza che merita
L'impegno di Vincenzo Forzati per la propria città
Gravina - venerdì 15 aprile 2022
18.42 Sponsorizzato
Gravina in Puglia è un paese di circa 42.000 abitanti facente parte della Città Metropolitana di Bari, collocato ad un invidiabile 21° posto della classifica dei Comuni italiani per estensione territoriale. Ma Gravina, come è più comunemente chiamata, è soprattutto sede del prestigioso Parco nazionale dell'Alta Murgia, istituito nel 2004 e avente tra le sue numerose attrazioni Castel del Monte, uno dei più noti castelli meridionale nonché patrimonio dell'umanità.
A tutto ciò si aggiunge un parco archeologico di sicuro rilievo e addirittura un vulcano di fango, per non parlare poi di una storia millenaria che ha visto avvicendarsi, tra gli altri, i Romani, i Normanni, gli Angioni, sino al lunghissimo periodo di signoria della famiglia Orsini. Nell'ultimo ventennio, inoltre, Gravina è stata sede di numerose e importanti produzioni cinematografiche, su tutte 007 – No Time To Die (2021), che hanno fatto leva sullo splendido e, appunto, altamente "cinematografico", Ponte Acquedotto.
Perché dunque, a discapito di tutto questo, la nostra amata Gravina non è "alla ribalta", come si usa dire in gergo, e vani sono stati i tentativi e i sacrifici compiuti dalle precedenti amministrazioni per valorizzarne le bellezze e per darle il posto che merita nel mondo del turismo quantomeno nazionale, per renderla finalmente il fiore all'occhiello della Murgia dopo anni di anonimato?
Spostandoci sul versante agricolo, punto focale del mio programma, Gravina vanta interminabili estensioni di uliveti e vigneti, molti abbandonati poiché spesso le spese di gestione superano di gran lunga i guadagni. Ma su questo aspetto tornerò in seguito. Per quanto riguarda invece l'economia locale, leguminose, allevamenti ed edilizia la fanno da padrone.
Storica in città è, poi, la produzione di grano duro, tant'è che in passato Gravina poteva vantare diversi mulini e pastifici che oggi sono ormai scomparsi, lasciando il posto a costruzioni edilizie rispondenti alle richieste di abitazioni funzionali alla crescita della popolazione. Si è dunque distrutto senza un piano oculato atto ad allargare il territorio, ma appunto ricostruendo sul medesimo luogo. Eppure questo è l'ultimo dei mali, dal momento che ciò ha comportato comunque la nascita di una certa economia, in ogni caso importante per la popolazione.
Per l'edilizia basti pensare alle numerose tufare abbandonate e le poche ancora attive che danno man forte alle richieste debite del settore, inoltre grazie anche a recenti decreti (sisma, bonus, ecc.) si costruisce, ed insieme a tutto l'indotto che ne deriva le piccole e medie imprese e forse anche i piccoli artigiani riescono a sfruttare a loro vantaggio questa situazione.
A mio parere servirebbe, dunque, un buon piano per espandere la nostra città fuori le mura, in quanto quando si terminerà di abbattere e ricostruire questa piccola edilizia andrà al collasso insieme a tutto l'indotto sarà necessario capire dove andare e come, nonostante le passate amministrazioni ci abbiano già pensato senza mai tuttavia attuare un piano per sopperire concretamente a questa situazione.
Da ciò si evince che il settore edilizio non è primario nella mia Gravina; lo sarà dunque quello industriale?
Difficile dirlo, dacché abbiamo non poche aziende (alcune anche ben note) che col passare del tempo e con non poca fatica sono riuscite a emergere senza tuttavia ricevere alcun aiuto da parte di terzi. Di ciò ne vado fiero, in quanto sono riuscite a far emergere il nome del mio paese a caratteri cubitali in tutto il mondo. D'altra parte, purtroppo, tante sono le piccole aziende che forniscono prodotti di qualità ma fanno fatica ad emergere: in questo caso si dovrebbe lavorare per dar loro visibilità con incentivi pubblici e vetrine.
Fornito tale quadro, su cosa si basa concretamente l'economia gravinese?
Eccomi giunto al punto focale cui avevo accennato prima: l'agricoltura e tutto ciò che ne consegue. Non dimentichiamoci che il motto riportato sul gonfalone cittadino è "Grana dat et vina", "offre grano e vino". Dunque quale ricchezza più preziosa se non il grano e il vino in un territorio, "hortus deliciarium" come lo definì Federico II di Svevia, che ospita tali produzioni?
Essendo io stesso un agricoltore so bene come l'agricoltura locale, da secoli, offra sostegno primario all'economia locale, seppure tanti, forse troppi, dimentichino appunto che le attività produttive gravinesi sono votate all'agricoltura e ai suoi derivati.
La cerealicoltura la fa da padrona, tant'è che in passato imprenditori come Divella investirono sul nostro territorio salvo poi essere costretti ad emigrare su altri lidi. Forse a causa della scarsa tutela nei loro confronti?
Ora è tempo di riportare il nostro territorio alla ribalta per ciò che maggiormente lo rappresenta. Essendo anch'io uno dei molti agricoltori che amano la propria terra, il mio programma si basa principalmente sull'agricoltura e tutto il suo indotto, strizzando al tempo stesso l'occhio al turismo e alla tutela delle piccole e medie imprese presenti, dacché ritengo i settori uno legato all'altro.
Agricoltura: settore primario ma poco tutelato e valorizzato;
Agroalimentare: settore in forte espansione da prendere fortemente in considerazione;
Turismo: settore in cui molti hanno creduto senza tuttavia ottenere risultati soddisfacenti, dal momento che non valorizziamo come dovremmo il nostro territorio;
Edilizia: settore comunque trainante dove gravitano tanti artigiani, elettricisti, idraulici, falegnami e impiantistica in genere, ma che necessita fortemente di nuovi spazi d'azione.
Si pensi, ad esempio, che l'economia agricola locale è tanto forte da avere nella nostra città una Banca cooperativa agraria nata addirittura nel 1883. Soffermandoci sul settore agroalimentare, è da sottolineare come esso sia in forte espansione tanto da chiamare a raccolta molti giovani che non hanno purtroppo avuto i giusti spazi: esempio lampante, a riprova di quanto ho detto, è stato il crollo verticale che ha subito la nostra antichissima Fiera, che col passare degli anni ha perso progressivamente prestigio. Il settore agroalimentare ha delle concrete possibilità di crescita che possono indubbiamente essere favorite da un efficace promozione del territorio che faccia da intermediario per la commercializzazione dei prodotti stessi. Sarebbe quindi opportuno provvedere a delle concrete azioni di rete a promozione del territorio e, perché no, alla formazione professionale, affinché essa aiuti e soprattutto rafforzi i sistemi economici emergenti: quello agroalimentare e quello agroturistico.
Per far sì che tutto ciò si concretizzi è necessario incentivare le aggregazioni tra tali aziende e mettere in rete i loro prodotti e le loro capacità mediante lo sviluppo di reti d'impresa. L'amministrazione deve essere in costante dialogo con tali aziende in modo da poter facilitare la visibilità fornendo anche aiuto tecnico e formativo.
Importante sarà ascoltare le esigenze di ciascuna di esse, con costanti seminari atti a fornire aggiornamenti, bandi, concorsi, far interagire gli agricoltori direttamente con le aziende trasformiere in filo diretto, così da creare una cosiddetta filiera corta senza intermediari e senza inutili speculazioni.
Sarà altresì utile organizzare piccole fiere in cui ognuno potrà mettere in vetrina i propri prodotti. Ciò gioverebbe molto anche al turismo, in quanto turisti o "golosi" del settore sarebbero certamente attratti da queste iniziative. A tal proposito mi vengono in mente svariati locali da mettere a disposizione per tali eventi, in primis il mercato di via Genova, da anni in attesa di "consacrazione", un luogo dove già alcuni avrebbero la loro locazione dove organizzare vetrine e degustazioni in collaborazione con musei, siti ed eventi.
Una vetrina delle produzioni locali in un luogo debito a ospitare i prodotti di qualità del territorio proponendo al visitatore l'acquisto o la degustazione di tali prodotti proponendo anche una vetrina sul web (oggi massima espressione della pubblicità) dove appunto pubblicizzare il territorio e i suoi prodotti, dove il visitatore potrà acquistare i prodotti comodamente anche da casa.
A tal proposito si andranno ad aggiungere azioni previste per itinerari del gusti e del territorio rivolti al territorio stesso. Tanti sono infatti gli itinerari del nostro territorio che necessitano tuttavia un tempestivo intervento al fine di renderne più agevole la percorrenza (alcuni forse non più praticabili o colmi di sporcizie).
Bisognerà inoltre creare un tessuto di piccolissime imprese con produzioni spesso insufficienti per collocarsi sul mercato, o che non dispongono di giuste risorse, per fornir loro le giuste competenze e indicare luoghi in cui affrontare una giusta commercializzazione.
A ciò dovrà aggiungersi un marchio comunale che certifichi la provenienza di un determinato prodotto del comparto agroalimentare o artigianale, unitamente alla valorizzazione integrata del nostro territorio attraverso ambasciatori dello stesso: agricoltori, allevatori, produttori artigiani e ristoratori.
Attuare tutto ciò non è impresa facile, ma è impresa indispensabile per godere sia dell'economia locale che del turismo che stenta a decollare nonostante il posizionamento di Gravina sulla "cartina geografica" della visibilità italiana e internazionale grazie al cinema.
Urgenti sono inoltre i piani di accoglienza dei turisti, fornire parcheggi adatti all'accoglienza, spostamenti con minimo impatto per l'inquinamento. È questa la formula per un turismo sostenibile, interessato all'agroalimentare e alle tradizioni: per questo bisogna fare uno sforzo ulteriore per modificare la vivibilità della città. Istituire ad esempio aree verdi dedicate alla sosta attrezzata, sensibilizzare al rispetto dell'ambiente dove viviamo e del nostro territorio. Attuare un sistema di percorsi ciclabili o di trekking che rendano possibili i collegamenti tra i siti, i musei, zone archeologiche e vetrine dei nostri prodotti. Un percorso archeologico che renda giustizia alla nostra abbondante ma purtroppo dimenticata zona archeologica; offrire inoltre percorsi naturalistici o ridare nuova linfa ai vecchi, letteralmente devastati da danni e incendi che ne hanno inficiato la percorribilità e ne hanno oscurato il grande valore.
La mia città può fare un forte passo avanti, e con ciò anche la cultura ne trarrebbe vantaggio. Essa è un fondamentale e indispensabile fattore di integrazione sociale, che oggi appunto manca, e potrà essere un motore e uno stimolo per l'economia e le attività produttive. Essa dovrebbe fare da filtro agli scambi, al reddito e all'occupazione stessa. È giunto il momento di pensare a Gravina come a una fitta rete di imprese sin da subito, ma per fare in modo che tutto risulti credibile è necessario che tutto inizi a funzionare al meglio. Dobbiamo imparare a fare sistema e a lavorare tutti allo stesso modo per il bene della comunità, al fine di stimolarci a vicenda e produrre vantaggi di cui potremo tutti giovare: Comune, amministrazione, agricoltori, allevatori, artigiani, ristoratori, cittadini e le istituzioni. Tutti dovranno essere parte di un grande ingranaggio. Di qui devono partire gli input per mettere a disposizione i servizi e le infrastrutture del paese che abbiamo o che dobbiamo realizzare.
VINCENZO FORZATI
#CONVINCENZO
A tutto ciò si aggiunge un parco archeologico di sicuro rilievo e addirittura un vulcano di fango, per non parlare poi di una storia millenaria che ha visto avvicendarsi, tra gli altri, i Romani, i Normanni, gli Angioni, sino al lunghissimo periodo di signoria della famiglia Orsini. Nell'ultimo ventennio, inoltre, Gravina è stata sede di numerose e importanti produzioni cinematografiche, su tutte 007 – No Time To Die (2021), che hanno fatto leva sullo splendido e, appunto, altamente "cinematografico", Ponte Acquedotto.
Perché dunque, a discapito di tutto questo, la nostra amata Gravina non è "alla ribalta", come si usa dire in gergo, e vani sono stati i tentativi e i sacrifici compiuti dalle precedenti amministrazioni per valorizzarne le bellezze e per darle il posto che merita nel mondo del turismo quantomeno nazionale, per renderla finalmente il fiore all'occhiello della Murgia dopo anni di anonimato?
Spostandoci sul versante agricolo, punto focale del mio programma, Gravina vanta interminabili estensioni di uliveti e vigneti, molti abbandonati poiché spesso le spese di gestione superano di gran lunga i guadagni. Ma su questo aspetto tornerò in seguito. Per quanto riguarda invece l'economia locale, leguminose, allevamenti ed edilizia la fanno da padrone.
Storica in città è, poi, la produzione di grano duro, tant'è che in passato Gravina poteva vantare diversi mulini e pastifici che oggi sono ormai scomparsi, lasciando il posto a costruzioni edilizie rispondenti alle richieste di abitazioni funzionali alla crescita della popolazione. Si è dunque distrutto senza un piano oculato atto ad allargare il territorio, ma appunto ricostruendo sul medesimo luogo. Eppure questo è l'ultimo dei mali, dal momento che ciò ha comportato comunque la nascita di una certa economia, in ogni caso importante per la popolazione.
Per l'edilizia basti pensare alle numerose tufare abbandonate e le poche ancora attive che danno man forte alle richieste debite del settore, inoltre grazie anche a recenti decreti (sisma, bonus, ecc.) si costruisce, ed insieme a tutto l'indotto che ne deriva le piccole e medie imprese e forse anche i piccoli artigiani riescono a sfruttare a loro vantaggio questa situazione.
A mio parere servirebbe, dunque, un buon piano per espandere la nostra città fuori le mura, in quanto quando si terminerà di abbattere e ricostruire questa piccola edilizia andrà al collasso insieme a tutto l'indotto sarà necessario capire dove andare e come, nonostante le passate amministrazioni ci abbiano già pensato senza mai tuttavia attuare un piano per sopperire concretamente a questa situazione.
Da ciò si evince che il settore edilizio non è primario nella mia Gravina; lo sarà dunque quello industriale?
Difficile dirlo, dacché abbiamo non poche aziende (alcune anche ben note) che col passare del tempo e con non poca fatica sono riuscite a emergere senza tuttavia ricevere alcun aiuto da parte di terzi. Di ciò ne vado fiero, in quanto sono riuscite a far emergere il nome del mio paese a caratteri cubitali in tutto il mondo. D'altra parte, purtroppo, tante sono le piccole aziende che forniscono prodotti di qualità ma fanno fatica ad emergere: in questo caso si dovrebbe lavorare per dar loro visibilità con incentivi pubblici e vetrine.
Fornito tale quadro, su cosa si basa concretamente l'economia gravinese?
Eccomi giunto al punto focale cui avevo accennato prima: l'agricoltura e tutto ciò che ne consegue. Non dimentichiamoci che il motto riportato sul gonfalone cittadino è "Grana dat et vina", "offre grano e vino". Dunque quale ricchezza più preziosa se non il grano e il vino in un territorio, "hortus deliciarium" come lo definì Federico II di Svevia, che ospita tali produzioni?
Essendo io stesso un agricoltore so bene come l'agricoltura locale, da secoli, offra sostegno primario all'economia locale, seppure tanti, forse troppi, dimentichino appunto che le attività produttive gravinesi sono votate all'agricoltura e ai suoi derivati.
La cerealicoltura la fa da padrona, tant'è che in passato imprenditori come Divella investirono sul nostro territorio salvo poi essere costretti ad emigrare su altri lidi. Forse a causa della scarsa tutela nei loro confronti?
Ora è tempo di riportare il nostro territorio alla ribalta per ciò che maggiormente lo rappresenta. Essendo anch'io uno dei molti agricoltori che amano la propria terra, il mio programma si basa principalmente sull'agricoltura e tutto il suo indotto, strizzando al tempo stesso l'occhio al turismo e alla tutela delle piccole e medie imprese presenti, dacché ritengo i settori uno legato all'altro.
Agricoltura: settore primario ma poco tutelato e valorizzato;
Agroalimentare: settore in forte espansione da prendere fortemente in considerazione;
Turismo: settore in cui molti hanno creduto senza tuttavia ottenere risultati soddisfacenti, dal momento che non valorizziamo come dovremmo il nostro territorio;
Edilizia: settore comunque trainante dove gravitano tanti artigiani, elettricisti, idraulici, falegnami e impiantistica in genere, ma che necessita fortemente di nuovi spazi d'azione.
Si pensi, ad esempio, che l'economia agricola locale è tanto forte da avere nella nostra città una Banca cooperativa agraria nata addirittura nel 1883. Soffermandoci sul settore agroalimentare, è da sottolineare come esso sia in forte espansione tanto da chiamare a raccolta molti giovani che non hanno purtroppo avuto i giusti spazi: esempio lampante, a riprova di quanto ho detto, è stato il crollo verticale che ha subito la nostra antichissima Fiera, che col passare degli anni ha perso progressivamente prestigio. Il settore agroalimentare ha delle concrete possibilità di crescita che possono indubbiamente essere favorite da un efficace promozione del territorio che faccia da intermediario per la commercializzazione dei prodotti stessi. Sarebbe quindi opportuno provvedere a delle concrete azioni di rete a promozione del territorio e, perché no, alla formazione professionale, affinché essa aiuti e soprattutto rafforzi i sistemi economici emergenti: quello agroalimentare e quello agroturistico.
Per far sì che tutto ciò si concretizzi è necessario incentivare le aggregazioni tra tali aziende e mettere in rete i loro prodotti e le loro capacità mediante lo sviluppo di reti d'impresa. L'amministrazione deve essere in costante dialogo con tali aziende in modo da poter facilitare la visibilità fornendo anche aiuto tecnico e formativo.
Importante sarà ascoltare le esigenze di ciascuna di esse, con costanti seminari atti a fornire aggiornamenti, bandi, concorsi, far interagire gli agricoltori direttamente con le aziende trasformiere in filo diretto, così da creare una cosiddetta filiera corta senza intermediari e senza inutili speculazioni.
Sarà altresì utile organizzare piccole fiere in cui ognuno potrà mettere in vetrina i propri prodotti. Ciò gioverebbe molto anche al turismo, in quanto turisti o "golosi" del settore sarebbero certamente attratti da queste iniziative. A tal proposito mi vengono in mente svariati locali da mettere a disposizione per tali eventi, in primis il mercato di via Genova, da anni in attesa di "consacrazione", un luogo dove già alcuni avrebbero la loro locazione dove organizzare vetrine e degustazioni in collaborazione con musei, siti ed eventi.
Una vetrina delle produzioni locali in un luogo debito a ospitare i prodotti di qualità del territorio proponendo al visitatore l'acquisto o la degustazione di tali prodotti proponendo anche una vetrina sul web (oggi massima espressione della pubblicità) dove appunto pubblicizzare il territorio e i suoi prodotti, dove il visitatore potrà acquistare i prodotti comodamente anche da casa.
A tal proposito si andranno ad aggiungere azioni previste per itinerari del gusti e del territorio rivolti al territorio stesso. Tanti sono infatti gli itinerari del nostro territorio che necessitano tuttavia un tempestivo intervento al fine di renderne più agevole la percorrenza (alcuni forse non più praticabili o colmi di sporcizie).
Bisognerà inoltre creare un tessuto di piccolissime imprese con produzioni spesso insufficienti per collocarsi sul mercato, o che non dispongono di giuste risorse, per fornir loro le giuste competenze e indicare luoghi in cui affrontare una giusta commercializzazione.
A ciò dovrà aggiungersi un marchio comunale che certifichi la provenienza di un determinato prodotto del comparto agroalimentare o artigianale, unitamente alla valorizzazione integrata del nostro territorio attraverso ambasciatori dello stesso: agricoltori, allevatori, produttori artigiani e ristoratori.
Attuare tutto ciò non è impresa facile, ma è impresa indispensabile per godere sia dell'economia locale che del turismo che stenta a decollare nonostante il posizionamento di Gravina sulla "cartina geografica" della visibilità italiana e internazionale grazie al cinema.
Urgenti sono inoltre i piani di accoglienza dei turisti, fornire parcheggi adatti all'accoglienza, spostamenti con minimo impatto per l'inquinamento. È questa la formula per un turismo sostenibile, interessato all'agroalimentare e alle tradizioni: per questo bisogna fare uno sforzo ulteriore per modificare la vivibilità della città. Istituire ad esempio aree verdi dedicate alla sosta attrezzata, sensibilizzare al rispetto dell'ambiente dove viviamo e del nostro territorio. Attuare un sistema di percorsi ciclabili o di trekking che rendano possibili i collegamenti tra i siti, i musei, zone archeologiche e vetrine dei nostri prodotti. Un percorso archeologico che renda giustizia alla nostra abbondante ma purtroppo dimenticata zona archeologica; offrire inoltre percorsi naturalistici o ridare nuova linfa ai vecchi, letteralmente devastati da danni e incendi che ne hanno inficiato la percorribilità e ne hanno oscurato il grande valore.
La mia città può fare un forte passo avanti, e con ciò anche la cultura ne trarrebbe vantaggio. Essa è un fondamentale e indispensabile fattore di integrazione sociale, che oggi appunto manca, e potrà essere un motore e uno stimolo per l'economia e le attività produttive. Essa dovrebbe fare da filtro agli scambi, al reddito e all'occupazione stessa. È giunto il momento di pensare a Gravina come a una fitta rete di imprese sin da subito, ma per fare in modo che tutto risulti credibile è necessario che tutto inizi a funzionare al meglio. Dobbiamo imparare a fare sistema e a lavorare tutti allo stesso modo per il bene della comunità, al fine di stimolarci a vicenda e produrre vantaggi di cui potremo tutti giovare: Comune, amministrazione, agricoltori, allevatori, artigiani, ristoratori, cittadini e le istituzioni. Tutti dovranno essere parte di un grande ingranaggio. Di qui devono partire gli input per mettere a disposizione i servizi e le infrastrutture del paese che abbiamo o che dobbiamo realizzare.
VINCENZO FORZATI
#CONVINCENZO