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Eventi
Strindberg in scena
La signorina Giulia al teatro Vida. L'opera dei conflitti, allegoria della violenza umana.
Gravina - lunedì 15 aprile 2013
16.45
Un istintivo desiderio di prevaricazione della donna sull'uomo in una realtà adattabile a molti contesti geografici e molto più universale di quanto si possa pensare, un conflitto esistenziale e al contempo un conflitto tra i sessi che sfocia nel conflitto di classe: questo il tema cardine su cui si incentra la trama della commedia "La Signorina Giulia" messo in scena dalla Compagnia del Teatro Universitario nel weekend al teatro Vida.
Conflitti che, da sempre, dominano il genere umano, soprattutto nel rapporto uomo-donna. La signorina Giulia, infatti, rappresenta il prototipo della donna che vuole emanciparsi acquisendo i caratteri maschili che facilitano l'ascesa sociale e la conquista del potere. Vuole diventare uguale all'uomo e fa la sua prova con il maggiordomo, suo dipendente, ritrovandosi in un percorso che, anziché elevarla, la farà precipitare in un baratro nel quale non è né donna, né uomo, ma solo un "verme", come le dirà lo stesso maggiordomo, Jean, uomo cinico e spregiudicato, arrampicatore sociale senza scrupoli che sarà in grado di costringere quest'ultima a togliersi di mezzo, quando fiuta il pericolo di veder troncata la sua emancipazione sociale.
Un'opera vietata ai minori di 15 anni, della durata di un'ora e mezza in cui Rosalia Paternoster (in scena Giulia), Filomena Caso (in scena Cristina) e Nicola Calabrese (in scena Jean) attraverso tonalità espressive, spesso gridate e accompagnate da una mimica violenta, hanno interpretato la rielaborazione del regista Hans Roithamer, del dramma del 1888 di August Strindberg, bollato ai suoi tempi come troppo scandaloso per l'epoca per via della tematica della rottura consapevole di schemi sociali consolidati come quello tra servo e padrona, uomo e donna.
La vicenda ha luogo nella notte di San Giovanni, la notte "magica" per eccellenza in cui le antiche tradizioni popolari si mescolano a profondi significati esoterici e religiosi, una notte in cui tutto è possibile, famosa per il suo legame per i riti orgiastici, in cui il carattere fragile e mutevole, i disturbi mestruali, l'eccitazione della danza durante la festa ed il caso trascinano la signorina Giulia nella camera da letto della sua abitazione con il suo maggiordomo. Una notte brava che le costerà la vita dopo uno scambio di opinioni con Jean, l'uomo della sua autodistruzione, dopo che i due mettendo i piedi per terra, si ritroveranno a dover fare i conti con le convenzioni sociali dell'epoca e l'impossibilità di rendere palese un tale rapporto, nato in una notte di passioni con la complicità dell'alcool.
Mentre Giulia, interpretata dalla gravinese Paternoster, con accenti talora esasperati e isterici, rappresenta la donna fragile e debole, educata con i cattivi istinti di una madre dalla vita travagliata e con un'educazione paterna completamente errata; Cristina, la cuoca, fidanzata di Jean, è l'emblema della donna dell'epoca, che ragiona con la convenienza, l'ipocrisia, la fede religiosa per coprire le malefatte di chiunque. Ella, ben ritrae l'unica sobrietà dell'opera, la donna concreta e attaccata alla realtà che calma i pensieri astratti e insensati di Giulia e Jean, mettendoli di fronte al crudo fatto che servo e padrona insieme non possono stare, ma solo destare scandalo.
A dare piena forma allo spettacolo una scenografia ritraente la cucina, habitat naturale della donna per eccellenza, realizzata da Sergio Giordano e, dei brevi intermezzi musicali ad indicare la festa di San Giovanni. Non potevano mancare i giochi di luce, dal giallo freddo al caldo ed, al rosso a simboleggiare il passaggio dal giorno alla notte oltre che l'uccisione in scena del canarino e della stessa Giulia. Giochi pensati ed ideati da Mariangela Aquila.
Il pubblico, senza alcuna perplessità, ha mostrato di apprezzare il lavoro con calorosi applausi sia durante che a fine spettacolo ed ha avuto risposta alla domanda sul perchè l'opera fosse vietata ai minori di 15 anni da Ugo Rubini, direttore della Compagnia del Teatro Universitario, il quale ha precisato che il motivo principale è stato il non creare equivoci nelle menti adolescenziali con temi troppi forti tra cui quello dell'istigazione al suicidio.
Conflitti che, da sempre, dominano il genere umano, soprattutto nel rapporto uomo-donna. La signorina Giulia, infatti, rappresenta il prototipo della donna che vuole emanciparsi acquisendo i caratteri maschili che facilitano l'ascesa sociale e la conquista del potere. Vuole diventare uguale all'uomo e fa la sua prova con il maggiordomo, suo dipendente, ritrovandosi in un percorso che, anziché elevarla, la farà precipitare in un baratro nel quale non è né donna, né uomo, ma solo un "verme", come le dirà lo stesso maggiordomo, Jean, uomo cinico e spregiudicato, arrampicatore sociale senza scrupoli che sarà in grado di costringere quest'ultima a togliersi di mezzo, quando fiuta il pericolo di veder troncata la sua emancipazione sociale.
Un'opera vietata ai minori di 15 anni, della durata di un'ora e mezza in cui Rosalia Paternoster (in scena Giulia), Filomena Caso (in scena Cristina) e Nicola Calabrese (in scena Jean) attraverso tonalità espressive, spesso gridate e accompagnate da una mimica violenta, hanno interpretato la rielaborazione del regista Hans Roithamer, del dramma del 1888 di August Strindberg, bollato ai suoi tempi come troppo scandaloso per l'epoca per via della tematica della rottura consapevole di schemi sociali consolidati come quello tra servo e padrona, uomo e donna.
La vicenda ha luogo nella notte di San Giovanni, la notte "magica" per eccellenza in cui le antiche tradizioni popolari si mescolano a profondi significati esoterici e religiosi, una notte in cui tutto è possibile, famosa per il suo legame per i riti orgiastici, in cui il carattere fragile e mutevole, i disturbi mestruali, l'eccitazione della danza durante la festa ed il caso trascinano la signorina Giulia nella camera da letto della sua abitazione con il suo maggiordomo. Una notte brava che le costerà la vita dopo uno scambio di opinioni con Jean, l'uomo della sua autodistruzione, dopo che i due mettendo i piedi per terra, si ritroveranno a dover fare i conti con le convenzioni sociali dell'epoca e l'impossibilità di rendere palese un tale rapporto, nato in una notte di passioni con la complicità dell'alcool.
Mentre Giulia, interpretata dalla gravinese Paternoster, con accenti talora esasperati e isterici, rappresenta la donna fragile e debole, educata con i cattivi istinti di una madre dalla vita travagliata e con un'educazione paterna completamente errata; Cristina, la cuoca, fidanzata di Jean, è l'emblema della donna dell'epoca, che ragiona con la convenienza, l'ipocrisia, la fede religiosa per coprire le malefatte di chiunque. Ella, ben ritrae l'unica sobrietà dell'opera, la donna concreta e attaccata alla realtà che calma i pensieri astratti e insensati di Giulia e Jean, mettendoli di fronte al crudo fatto che servo e padrona insieme non possono stare, ma solo destare scandalo.
A dare piena forma allo spettacolo una scenografia ritraente la cucina, habitat naturale della donna per eccellenza, realizzata da Sergio Giordano e, dei brevi intermezzi musicali ad indicare la festa di San Giovanni. Non potevano mancare i giochi di luce, dal giallo freddo al caldo ed, al rosso a simboleggiare il passaggio dal giorno alla notte oltre che l'uccisione in scena del canarino e della stessa Giulia. Giochi pensati ed ideati da Mariangela Aquila.
Il pubblico, senza alcuna perplessità, ha mostrato di apprezzare il lavoro con calorosi applausi sia durante che a fine spettacolo ed ha avuto risposta alla domanda sul perchè l'opera fosse vietata ai minori di 15 anni da Ugo Rubini, direttore della Compagnia del Teatro Universitario, il quale ha precisato che il motivo principale è stato il non creare equivoci nelle menti adolescenziali con temi troppi forti tra cui quello dell'istigazione al suicidio.