Ufficio collocamento
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Ufficio di collocamento: Gravina ha perso la sua battaglia

E' ufficiale: lo sportello resterà aperto due giorni a settimana. Ma i costi saranno a carico del Comune.

Sedotta, forse. Di certo bidonata.

Dalla storia dell'ufficio di collocamento Gravina esce a pezzi. Ed il bello è che quei cocci dovrà anche pagarli. Perchè con la pubblicazione sull'albo è divenuta efficace (e finalmente nota in ogni suo dettaglio) la delibera con cui la giunta provinciale presieduta da Francesco Schittulli il 4 settembre scorso, tentando di mettere una pezza alla precedente scelta di chiudere il centro per l'impiego gravinese (e con esso altri 17 suoi confratelli sparsi per la provincia), lo ha fatto lasciando aperto l'ufficio per soli due giorni a settimana e addossando i costi vivi al Comune. Che dopo essersi speso durante tutta l'estate per dire che mai e poi mai Schittulli e l'amministrazione provinciale avrebbero soppresso lo sportello gravinese, s'è ritrovato anche a dover pagare di tasca propria per non perdere del tutto i servizi garantiti dall'ufficio.

Un passo indietro aiuta a capire come sia maturata la mela avvelenata. E' il 6 luglio. La giunta provinciale si riunisce per deliberare in ordine alla "razionalizzazione degli ambiti territoriali dei centri per l'impiego della provincia di Bari". Bisogna far quadrare i bilanci e recuperare risorse. Umane e finanziarie. Il governo Schittulli taglia. Sportelli e policentri. Tutti sanno, tutti fingono di non sapere. Persino i sindacati, informati per iscritto 8 giorni prima. Così almeno scrive la giunta nel suo provvedimento. E per le prime reazioni occorre attendere che la stampa si occupi della vicenda.

Quando il bubbone diventa caso mediatico, sotto i riflettori sfilano in tanti: Cgil, Cisl e Uil indicono una manifestazione davanti agli ingressi dell'ufficio da sopprimere, sollecitando l'amministrazione comunale a fare la sua parte. E mentre al raduno si ritrovano in trenta, il Comune si mobilita per le vie istituzionali. Incontra altri sindaci, apre un canale con la presidenza della Provincia, gioca di sponda coi due consiglieri provinciali del territorio, Fedele Lagreca e Mimmo Romita, il primo di opposizione l'altro di maggioranza ma entrambi gravinesi. Come Schittulli, del resto. E prima che luglio si chiuda, il sindaco Valente gioca la carta della serenità: "Il presidente mi ha garantito che per Gravina si troverà una soluzione".

La partita si sposta sul piano della fiducia. Sembra fatta. Ed ai sindacati che tornano a reclamare chiarimenti, il primo cittadino offre nuove rassicurazioni. Si va in vacanza, insomma, sapendo che il centro per l'impiego di Gravina non chiuderà i battenti. "Al massimo resterà chiuso per pochi giorni, in via temporanea", si spinge a sostenere Palazzo di città. Così nessuno s'inquieta più di tanto alla vista dei camion e degli operai che giungono a recuperare mobili e attrezzature in uso all'ufficio.

Quando passa il Ferragosto, però, la musica cambia. D'improvviso. E di ufficio di collocamento si torna a parlare nel corso di una specifica seduta di consiglio comunale: tutti litigano su tutto con tutti, ma alla fine opposizione e maggioranza fanno quadrare il cerchio e chiedono congiuntamente alla Provincia di far salva la sede gravinese del collocamento.

E' l'epilogo: il 4 settembre la giunta provinciale si riunisce una volta ancora. E preso atto del grido di dolore lanciato da diversi Comuni, tra i quali quello di Gravina, rivede - bontà sua - il proprio orientamento. Ma poichè "permangono le motivazioni che hanno determinato la giunta provinciale a deliberare la chiusura degli uffici periferici, con particolare riferimento all'attuale congiuntura economica", decide "di ripristinare i servizi all'utenza limitatamente ai policentri con popolazione residente superiore a 27.000 abitanti", ovvero Gravina e Putignano, naturalmente "a condizione che i Comuni interessati si accollino tutte le spese, manifestando tale volontà con apposito atto formale". Nella lista della spesa finiscono "telefono, energia elettrica, gas, servizi di pulizia, arredi, strumentazioni e utenze varie". Le cui voci iscrivere nel bilancio comunale per tenere aperto l'ufficio di collocamento "per 2 giorni a settimana, di cui 1 di rientro settimanale", assegnando "2 unità per ciascun policentro" e trasferendo definitivamente ad altre sedi il personale restante.

La battaglia d'estate s'è conclusa. Gravina non l'ha vinta.
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