
Convegni
Un Patrimonio da preservare: l’allevamento ovino nell’area murgiana
Casi virtuosi, innovazione e prospettive dall’impronta identitaria.
Gravina - sabato 26 aprile 2025
10.13
Alla 731esima Fiera regionale di San Giorgio di Gravina in Puglia la zootecnia e l'allevamento tornano protagonisti, non solo proponendo una esposizione delle razze autoctone e un'informazione scientifica sulle stesse nei padiglioni dedicati, riscoprendo, così, un legame con le origini di un territorio di transumanza, ma permettendo approfondimenti e confronti che si propongono come vettore in necessarie riflessioni politiche e gestioni lungimiranti, come sottolinea l'assessore del Comune di Gravina, Leo Vicino.
In un momento storico in cui l'allevamento ovino si trova ad affrontare sfide globali quali il cambiamento climatico, la crisi economica, le richieste sempre più stringenti del mercato, un modello virtuoso per ripensare anche in Italia, in Puglia, il futuro del settore rappresenta un riferimento indispensabile.
Voce autorevole nel campo della zootecnia , il docente di Miglioramento Genetico, il Prof. Juan Vicente Delgado Bermejo, ospite proveniente dall'Università di Cordoba (Spagna), nello spazio Agorà - allestito in fiera nel padiglione istituzionale - ha presentato, infatti, i punti di forza del modello iberico, le sue strategie vincenti e le lezioni che potremmo applicare ai nostri territori "per non restare indietro" – sottolinea il prof. Vincenzo Landi, suo collega docente presso l' Università di Bari, e "per far sì che gli allevatori diventino imprenditori".
Un modello ispiratore replicabile, un sistema zootecnico che unisce tradizione pastorale, innovazione genetica e organizzazione di filiera, puntando su qualità, sostenibilità e tracciabilità caratterizzato da una competitività giocata non solo sui numeri , ma sulla capacità di dare valore al territorio, alla razza e alla tradizione pastorale con il suo capitale umano.
Nell'Alta Murgia, zona ricca di potenzialità, ma che necessita di maggiore coesione della filiera – allevatori, enti di ricerca, veterinari ed istituzioni - si deve partire dal territorio. "Legare il prodotto all'ambiente, lavorare sulla genetica e potenziare le razze autoctone" – chiosa il dott. Nicola Dibenedetto, promotore dell'iniziativa di dibattito e medico veterinario ASL Bari nonché Consigliere Nazionale ASSO.NA.PA.
"E non si tratta di un approccio sentimentale, ma di sovranità alimentare"- aggiunge il docente Landi. E' una forma di dignità e libertà produttiva, è il diritto di ogni territorio, comunità di decidere in autonomia cosa produrre, come produrlo e per chi produrlo, nel rispetto delle risorse locali, della cultura agro-pastorale e delle caratteristiche e delle esigenze del territorio.
Analizzare il sistema ovino oggi, fotografarne la situazione, significa capire come affrontare le sfide del futuro per una valorizzazione dell'ovino come risorsa non solo economica, ma anche ecologica e culturale.
Una sfida che sembra già colta dall'amministrazione: organizzare una fiera interamente dedicata al settore nel prossimo autunno a carattere nazionale per recuperare la centralità del nostro territorio in ambito agropastorale e proporre una occasione per la rivitalizzazione di un settore strategico per l'economia, in una regione storicamente trainante anche per la produzione della lana di qualità oggi, in Italia, marginalizzata a rifiuto speciale definendo uno dei maggiori paradossi dell'economia della filiera.
In un momento storico in cui l'allevamento ovino si trova ad affrontare sfide globali quali il cambiamento climatico, la crisi economica, le richieste sempre più stringenti del mercato, un modello virtuoso per ripensare anche in Italia, in Puglia, il futuro del settore rappresenta un riferimento indispensabile.
Voce autorevole nel campo della zootecnia , il docente di Miglioramento Genetico, il Prof. Juan Vicente Delgado Bermejo, ospite proveniente dall'Università di Cordoba (Spagna), nello spazio Agorà - allestito in fiera nel padiglione istituzionale - ha presentato, infatti, i punti di forza del modello iberico, le sue strategie vincenti e le lezioni che potremmo applicare ai nostri territori "per non restare indietro" – sottolinea il prof. Vincenzo Landi, suo collega docente presso l' Università di Bari, e "per far sì che gli allevatori diventino imprenditori".
Un modello ispiratore replicabile, un sistema zootecnico che unisce tradizione pastorale, innovazione genetica e organizzazione di filiera, puntando su qualità, sostenibilità e tracciabilità caratterizzato da una competitività giocata non solo sui numeri , ma sulla capacità di dare valore al territorio, alla razza e alla tradizione pastorale con il suo capitale umano.
Nell'Alta Murgia, zona ricca di potenzialità, ma che necessita di maggiore coesione della filiera – allevatori, enti di ricerca, veterinari ed istituzioni - si deve partire dal territorio. "Legare il prodotto all'ambiente, lavorare sulla genetica e potenziare le razze autoctone" – chiosa il dott. Nicola Dibenedetto, promotore dell'iniziativa di dibattito e medico veterinario ASL Bari nonché Consigliere Nazionale ASSO.NA.PA.
"E non si tratta di un approccio sentimentale, ma di sovranità alimentare"- aggiunge il docente Landi. E' una forma di dignità e libertà produttiva, è il diritto di ogni territorio, comunità di decidere in autonomia cosa produrre, come produrlo e per chi produrlo, nel rispetto delle risorse locali, della cultura agro-pastorale e delle caratteristiche e delle esigenze del territorio.
Analizzare il sistema ovino oggi, fotografarne la situazione, significa capire come affrontare le sfide del futuro per una valorizzazione dell'ovino come risorsa non solo economica, ma anche ecologica e culturale.
Una sfida che sembra già colta dall'amministrazione: organizzare una fiera interamente dedicata al settore nel prossimo autunno a carattere nazionale per recuperare la centralità del nostro territorio in ambito agropastorale e proporre una occasione per la rivitalizzazione di un settore strategico per l'economia, in una regione storicamente trainante anche per la produzione della lana di qualità oggi, in Italia, marginalizzata a rifiuto speciale definendo uno dei maggiori paradossi dell'economia della filiera.