
cultura
“Via Appia: un Po' di chiarezza”
Per Michele Laddaga L’articolo pubblicato da Gravinalife, a firma di Pinuccio Massari, circa la via Appia, merita un’attenta riflessione.
Gravina - giovedì 29 maggio 2025
Riportiamo di seguito un comunicato pervenutoci da Michele Laddaga che interviene nel dibattito aperto dall'articolo di Massari pubblicato sul nostro portale sull'esclusione della città di Gravina dal percorso della Via Appia.
"Massari ha semplicemente riassunto quanto affermato dall'illustre studioso, nonché, consulente UNESCO, l'architetto Piero Laureano"- afferma Laddaga nella sua lettera e poi continua:
"Da appassionato studioso, ho seguito e continuo ad interessarmi di questa materia, in grado, quindi, di poter esprimere un personale punto di vista. Entrando nel merito ritengo che non ci sia diversità d'impostazione.
Laureano dice: Si è preferito, nella candidatura UNESCO, ridurre il significato di una strada ai soli elementi materiali e costruttivi come facile criterio di definizione e di identificazione. Ma la complessa realtà e dimensione allargata di una via di comunicazione non è mai riconducibile a un semplice basolato o tracciato. Anche fisicamente questo è sempre un reticolo che nel tempo subisce continue variazioni in relazione a mutamenti ambientali, storici e sociali. Non sono Patrimonio i soli basolati e le massicciate ma i luoghi vivificati con il suo percorso, le architetture e complessi paesaggisticamente collegati, le modificazioni territoriali prodotte".
Egli, cioè, addebita all'UNESCO e all'ICOMOS, l'aver voluto ricondurre il riconoscimento ai soli elementi materiali riconducibili ad una strada che, nella maggior parte dei tratti, risulta del tutto assente o cancellata dal tempo, mentre, sarebbe stato più utile allargare l'evidenza ai luoghi, alle architetture e ai complessi paesaggistici ad essa collegati. Discorso che non fa una grinza. Non a caso, la motivazione dell'esclusione di Gravina dal riconoscimento UNESCO e non dell'esclusione dall'Appia! (l'appartenenza ci viene riconosciuta dalla storia e da tutti gli Itineraria antichi, nonché da scrittori greci e latini) è stata motivata dall'assenza di evidenze materiali o archeologiche sul tratto di competenza!
Bene ha fatto, quindi, l'amministrazione comunale ad affidare un incarico specifico alla Prof.ssa Marchi per l'individuazione delle evidenze materiali ed archeologiche sul tracciato che attraversa la nostra città, perché, secondo il deliberato UNESCO, rimodulare il percorso attraverso evidenze materiali certificate, oltre che indispensabile diventa la conditio sine qua non! Di arricchimenti di siti e di elementi abitativi, lungo il percorso dell'Appia, Gravina ne ha tantissimi. Però, nello specifico, parlare di luoghi vivificati, senza il suo contesto, un percorso certo, non porterebbe al riconoscimento che, invece, sarebbe stato quasi ovvio, secondo la validissima tesi espressa da Laureano.
È pure vero che da quando, nel 2016, l'allora ministro Franceschini avviò il progetto per il recupero della Via Viarum qualcosa, a livello amministrativo, non ha funzionato, come è risultata grave la mancata partecipazione ad un incontro, tenutosi a Roma, nel quale furono illustrati lo stato dei lavori e le ulteriori istruzioni circa le ricerche relative ai singoli percorsi. I sopralluoghi valutativi sono iniziati nel settembre 2020, Gravina era in elenco e l'ultima missiva inviata al comune, riguardante l'Appia, porta la data di maggio 2022. Il progetto ufficiale è stato presentato all'UNESCO nel gennaio 2023.
Che il protocollo UNESCO risulti restrittivo è certificato da episodio che mi ha visto protagonista; Il 28 luglio 2024, giorno della ufficializzazione dell'inserimento dell'Appia nel patrimonio UNESCO, sono stato invitato ad un incontro, tenutosi a Latiano(Br), città rientrata nel patrimonio Unesco, con la tenuta di Muro Tenente; ho avuto modo di dialogare con la responsabile tecnico-scientifico del progetto Appia "Regina Viarum", che ha curato tutto l'iter per il riconoscimento dell'Appia, dott.ssa Angela Maria Ferroni che, testualmente, affermò: "dott. Laddaga trovatemi le evidenze materiali e Gravina rientrerà a pieno titolo nel patrimonio UNESCO. Che Gravina sia attraversata dall'Appia è confermato da tutti gli itinerari antichi e dai molti scrittori latini e greci, però qualsiasi patrimonio, per essere riconosciuto tale, dev'essere evidente, visibile e non aleatorio". In quella circostanza la dott.ssa Ferroni mi ha anche detto di essere venuta, per ben due volte, a Gravina, riscontrando scarso entusiasmo. Muro Tenente ha la fortuna di avere un tratto del basolato originale, appartenente all'Appia, mentre, in quella zona, sono totalmente assenti le evidenze costruttive o altri siti d'interesse turistico, all'infuori di qualche piccolo scavo archeologico.
Ma per Gravina pare sia in arrivo una nuova luce. Il 27 novembre 2024 ho partecipato ad un convegno sulla via Appia dal titolo: "APPIA REGINA VIARUM, grande patrimonio italiano, un esempio di bene complesso", organizzato presso il Ministero della Cultura in Roma. Nelle due giornate di studio, relatori del calibro di Fausto Zevi, Paolo Rumiz, Simone Quilici, Luigi La Rocca, Angela Maria Ferroni e numerosi altri hanno argomentato su elementi già noti; sorprendenti novità sono, invece, emerse circa la nostra città.
Nella seconda giornata del convegno, infatti, sono stati esaminati gli aspetti relativi ai singoli tratti di strada dell'Appia, finora, certificati, archeologicamente e topograficamente, che intersecano le QUATTRO REGIONI interessate: Lazio, Campania, Puglia e Basilicata. Per la Puglia, regione che detiene il tratto più lungo dell'antica via, hanno relazionato: il prof. Luciano Piepoli dell'Università di Bari, le dott.sse Giovanna Cacudi e Caterina Annese, della soprintendenza di Bari e la prof.ssa Giovanna Cera, dell'Università del Salento. Sorpresa nella sorpresa, nella relazione: "Appia regina viarum, Nuove indagini archeologiche tra Gravina in Puglia e Altamura", la dott.ssa Caterina Annese, della soprintendenza, ha annunciato che, per il territorio di Gravina, è stato accertato che, nel Parco di Bruno, presso Santo Staso, sono state rilevate tracce evidenti della via Appia: "vi è un'area del comparto sud-occidentale di Gravina non urbanizzata, sul tratturo n. 71 della Tolve-Gravina, quasi un diverticolo della Melfi- Castellaneta a cui si ricollega subito dopo; un'area rilevante a livello topografico, posta sotto la collina di Botromagno, ai margini del versante ovest della gravina, area sia interna che esterna al Parco dove, nelle indagini geofisiche, avviate nel 2022, sono state individuate una serie di solchi carrai che sembrano svilupparsi dall'area strettamente connessa al Tolve- Gravina e DIRIGERSI verso l'alto, in senso parallelo al percorso della gravina e in direzione Nordest o nordovest e, quindi, o verso Botromagno o verso la città attuale. Nell'area usata, nei secoli, come area di cava molti solchi carrai sono leggibili sui fronti estrattivi e quindi si è trattato di uno studio archeologico e topografico per certificare queste evidenze più o meno puntuali o lineari presenti all'interno del parco. I solchi presenti all'interno del parco di Bruno da un fronte appunto che si affaccia sulla gravina in un'area esterna, invece dall'altro lato della gravina con un risarcimento sul versante ovest che ci permette di ipotizzare come ipotesi di lavoro anche la presenza di un ponte. Utilizzata come cava in una fase precedente all'uso come necropoli fra il 6 e 3 secolo a. C.".
I solchi carrai sono parte integrante della Via APPIA! Sempre, secondo la dott.ssa Annese, dalla cava, in oggetto, sarebbero stati estratti i blocchi utilizzati per edificare le mura di cinta di Silbion, sulla collina Petramagna; la cava ultramillenaria sarebbe un'ulteriore perla che va ad incastonarsi nel nostro già ricco patrimonio archeologico, che va ad aggiungersi alle altre evidenze costruttive e ai siti che arricchiscono il percorso dell'Appia: l'area di Santo Staso, il parco Archeologico Padre Eterno, l'intera collina di Petramagna che, di per sé, avrebbero, ampiamente, gratificato l'inserimento della nostra città nel riconoscimento UNESCO secondo la condivisibile posizione di Laureano.
La direttiva nordovest, prospettata dall'archeologa Annese, va ad abbracciare l'intera collina e tutta l'area archeologica sottostante alla collina, ricollegandosi al tratto Dolcecanto-Gravina per, poi, confluire sul tratturo tarantino Melfi-Castellaneta. Nello stesso convegno è intervenuta anche la prof.ssa Marchi, in rappresentanza della regione Basilicata che, circa Gravina, relazionando sul tratto Venosa-Gravina, ha affermato di avere individuato il percorso dell'Appia in Gravina: "è molto probabile che questo sia il percorso della via Appia fino a Gravina. Abbiamo costruito un lungo nastro che va da Ponte Santa Venere a Gravina, al quale si collega quello costruito dal prof. Piepoli fino a Taranto". La relazione finale, della prof.ssa Marchi, sullo studio commissionatole dall'amministrazione comunale, pur pregevole per l'alto contenuto storico e scientifico, sembra carente circa le evidenze archeologiche, anche se l'equivoco è da leggersi nell'affidamento che recita "Progetto di individuazione della via Appia in territorio di Gravina in Puglia". Ma il determinante contributo della soprintendenza, nello specifico, della dott.ssa Caterina Annese, ha, comunque, sopperito.
Durante il convegno romano, alcuni relatori hanno auspicato che: "i comuni e le regioni interessati inizino a dotarsi, quanto prima, di un piano paesaggistico, in vista di una plausibile e auspicata legge-quadro che il governo nazionale non dovrebbe tardare ad emanare per favorire una migliore tutela e valorizzazione dell'ennesimo gioiello UNESCO italiano". Ecco, in ciò si legge quanto invocato da Laureano e che l'amministrazione comunale dovrebbe seguire con attenzione. La notizia pervenutami dall'ass. Vicino, circa l'acquisizione del parco di Bruno, nei pressi di Santo Staso, al patrimonio comunale, va in questa direzione e un forte plauso va a chi si è prodigato per portarla in porto. Santo Staso è il punto in cui era allocata la Statio romana Silvium. L'intuizione di Laureano, evidentemente, è condivisa da altri studiosi ed esperti. Gravina, quindi, è nel tracciato dell'Appia, non solo, ma raccoglie il tratto più lungo del tracciato pugliese: 20 km circa. L'organizzazione di un convegno-studi sull'argomento, previa la disponibilità dei protagonisti citati: Laureano, Marchi, Ferroni, Quilici, Annese, sono certo, sarebbe quanto mai opportuno e potrebbe fungere da forza propulsiva verso un più immediato inserimento nel percorso UNESCO.
Dell'evento, si dovrebbe fare carico l'amministrazione comunale; personalmente, come sempre, disponibilissimo ad ogni collaborazione. Chiedo scusa per la lunghezza, ma alcuni puntuali chiarimenti erano dovuti.
Michele Laddaga