
Editoriale
Via Giudice Montea: la parola al Comune
"I privati collaborino con il Municipio". La sfida di Gravinalife al sindaco Valente: "Riapra quella strada".
Gravina - sabato 24 novembre 2012
16.30
A seguito dell'ennesimo crollo in via Giudice Montea, del quale abbiamo dato conto in un articolo pubblicato il 22 novembre scorso, nel pomeriggio di venerdì 23 novembre abbiamo ricevuto sull'argomento, da Palazzo di città, a firma dello Staff del sindaco, una nota stampa che volentieri pubblichiamo integralmente:
"Ogni nuovo crollo ci presenta il conto del complesso sistema di concause che hanno determinato il degrado materiale e sociale in cui versa il nostro centro storico. Ci stiamo dotando di tutti gli strumenti per affrontare le emergenze e per attivare un processo virtuoso di riqualificazione, che abbia ricadute sullo sviluppo di tutta la città.
Cruciale sarà il ruolo che svolgeranno i privati, che auspichiamo sapranno affiancare il lavoro dell'amministrazione, cessando di essere portatori di interessi particolari e iniziando a ragionare come parte di una comunità.
In eventi come quelli dei crolli, viene prepotentemente in evidenza la stretta relazione tra la gestione della proprietà privata e gli interessi del contesto architettonico e sociale in cui è inserita. È dalla difficile soluzione di questo nodo che parte l'azione dell'amministrazione, convinta che si possa trovare il giusto mezzo, tra la veemenza della prima ora e le inconcludenti forme di conciliazione, con cui si è tentato di rispondere al fenomeno in passato".
F.to: Lo staff del sindaco
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"Avviare una ricognizione delle case pericolanti nel centro storico e adottare i conseguenti provvedimenti per la loro messa in sicurezza".
Confido non se ne avrà a male, il sindaco Alesio Valente, se esordisco citando proprio lui. O meglio, il suo programma dei 100 giorni, l'elenco delle iniziative da promuovere, e delle misure da prendere, nell'arco dei primi tre mesi (e un terzo) dal suo insediamento a Palazzo di città. Oggi che di giorni ne sono passati quasi il doppio (saranno 200 tondi a Natale), non risulta che quell'impegno sia stato mantenuto. Di più: non consta che alcuna ricognizione sia stata mai avviata. In attesa di una gradita smentita, di certo si può affermare che nessuna operazione di messa in sicurezza ha avuto anche solo principio: lo testimonia il crollo, l'ennesimo, che ha interessato via Giudice Montea, dove a cadere è stata un'altra porzione dello stesso immobile già venuto giù il 21 marzo del 2011.
Allora si gridò allo scandalo. Giustamente. Ci si indignò, legittimamente. Si protestò doverosamente contro le inefficienze e i ritardi, presunti o reali, dell'amministrazione comunale dell'epoca. Accusata di aver tollerato troppo a lungo l'inosservanza delle ordinanze emesse in passato, da altre amministrazioni, a carico dei proprietari degli immobili pericolanti esistenti nell'area, e di non aver saputo dare il giusto seguito ai provvedimenti emessi all'indomani del crollo marzolino.
"Perchè il tempo si è fermato al 22 marzo", si chiedeva nell'ottobre del 2011 il movimento "Siamo tutti tufi", promuovendo un'assemblea pubblica sull'accaduto, dopo aver celebrato il simbolico funerale di via Giudice Montea ed aver lamentato la "disattenzione dell'amministrazione comunale nel far rispettare le ordinanze emesse a carico dei privati"? Perchè l'orologio di via Vittorio Veneto s'è bloccato e non è più ripartito, neppure dopo il suo ingresso in Comune?
Per far ripartire la macchina del recupero del centro storico, nello specifico di cavato San Marco, attraverso il suo staff lei auspica che i privati possano abbandonare gli interessi particolari e iniziare a ragionare come parte di una comunità. Lecito, ma assurdo: i privati, per definizione, pensano (e devono pensare) ai propri interessi. Ed un sindaco ed un'amministrazione comunale vengono eletti, e dovrebbero lavorare, per rappresentare e tutelare esclusivamente altri interessi: quelli collettivi. Se necessario, anche a detrimento degli interessi particolaristici. E in ogni caso, senza che diventi oggetto di negoziazione il principio di legalità.
Su cavato San Marco - lo chieda ai suoi uffici, qualora non ne sia informato - pendono diverse ordinanze contigibili ed urgenti in attesa di essere eseguite. Ed in genere, per come prevede il Testo unico degli enti locali che ella sicuramente conoscerà a menadito, qualora i privati non rispettino le prescrizioni dettate dalla pubblica amministrazione, in casi speciali e particolari questa può sostituirsi loro, salvo poi esercitare il diritto di rivalsa.
Eppure, sindaco, sebbene la situazione di pericolo permanga e continui a crescere, sebbene le ordinanze emesse non abbiano trovato attuazione da parte dei destinatari, sebbene via Giudice Montea sia chiusa da un anno e mezzo, sebbene nel programma elettorale suo e della sua coalizione figurasse la tutela del centro storico come impegno prioritario, ecco: nonostante tutto ciò, nulla è cambiato. Il tempo è rimasto fermo al 22 marzo e nessun provvedimento concreto è stato fin qui assunto. Men che meno si è deciso di mettere mano al portafogli per rimuovere le macerie e mettere in sicurezza l'area, a danno degli inadempienti.
"Non ci sono soldi", è il trito ritornello che riecheggia in queste circostanze. Non ci crediamo più, sindaco: lei, quando ha voluto, con diligenza e intelligenza, ha saputo fin qui trovare risorse per tutto, dall'estate al natale gravinese passando per il forum sul turismo, i fondi per la riqualificazione di via Genova, una miriade di piccoli e grandi debiti fuori bilancio e tanto altro. Trovi anche le poche manciate di migliaia di euro necessarie a liberare via Giudice Montea e, soprattutto, faccia rispettare la legge e le ordinanze. Anche perchè, se lo avesse dimenticato, da quel 22 marzo non tutte le famiglie hanno potuto far ritorno nelle loro case ed altre, col passare del tempo, rischiano di dover abbandonare le proprie.
E' questa la sfida che le lanciamo: rispettando la legge, anteponendola a tutto e tutti, tuteli sino in fondo e senza remore nè sconti l'interesse collettivo. Restituisca casa a chi l'ha perduta il giorno del crollo e non l'ha più ritrovata. Ridia fiducia e serenità a un quartiere intero.
La città la guarda, ed in cuor suo spera. Non la deluda: rimuova quelle macerie. Riapra via Giudice Montea.
Gianpaolo Iacobini
Coordinatore editoriale Gravinalife
"Ogni nuovo crollo ci presenta il conto del complesso sistema di concause che hanno determinato il degrado materiale e sociale in cui versa il nostro centro storico. Ci stiamo dotando di tutti gli strumenti per affrontare le emergenze e per attivare un processo virtuoso di riqualificazione, che abbia ricadute sullo sviluppo di tutta la città.
Cruciale sarà il ruolo che svolgeranno i privati, che auspichiamo sapranno affiancare il lavoro dell'amministrazione, cessando di essere portatori di interessi particolari e iniziando a ragionare come parte di una comunità.
In eventi come quelli dei crolli, viene prepotentemente in evidenza la stretta relazione tra la gestione della proprietà privata e gli interessi del contesto architettonico e sociale in cui è inserita. È dalla difficile soluzione di questo nodo che parte l'azione dell'amministrazione, convinta che si possa trovare il giusto mezzo, tra la veemenza della prima ora e le inconcludenti forme di conciliazione, con cui si è tentato di rispondere al fenomeno in passato".
F.to: Lo staff del sindaco
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"Avviare una ricognizione delle case pericolanti nel centro storico e adottare i conseguenti provvedimenti per la loro messa in sicurezza".
Confido non se ne avrà a male, il sindaco Alesio Valente, se esordisco citando proprio lui. O meglio, il suo programma dei 100 giorni, l'elenco delle iniziative da promuovere, e delle misure da prendere, nell'arco dei primi tre mesi (e un terzo) dal suo insediamento a Palazzo di città. Oggi che di giorni ne sono passati quasi il doppio (saranno 200 tondi a Natale), non risulta che quell'impegno sia stato mantenuto. Di più: non consta che alcuna ricognizione sia stata mai avviata. In attesa di una gradita smentita, di certo si può affermare che nessuna operazione di messa in sicurezza ha avuto anche solo principio: lo testimonia il crollo, l'ennesimo, che ha interessato via Giudice Montea, dove a cadere è stata un'altra porzione dello stesso immobile già venuto giù il 21 marzo del 2011.
Allora si gridò allo scandalo. Giustamente. Ci si indignò, legittimamente. Si protestò doverosamente contro le inefficienze e i ritardi, presunti o reali, dell'amministrazione comunale dell'epoca. Accusata di aver tollerato troppo a lungo l'inosservanza delle ordinanze emesse in passato, da altre amministrazioni, a carico dei proprietari degli immobili pericolanti esistenti nell'area, e di non aver saputo dare il giusto seguito ai provvedimenti emessi all'indomani del crollo marzolino.
"Perchè il tempo si è fermato al 22 marzo", si chiedeva nell'ottobre del 2011 il movimento "Siamo tutti tufi", promuovendo un'assemblea pubblica sull'accaduto, dopo aver celebrato il simbolico funerale di via Giudice Montea ed aver lamentato la "disattenzione dell'amministrazione comunale nel far rispettare le ordinanze emesse a carico dei privati"? Perchè l'orologio di via Vittorio Veneto s'è bloccato e non è più ripartito, neppure dopo il suo ingresso in Comune?
Per far ripartire la macchina del recupero del centro storico, nello specifico di cavato San Marco, attraverso il suo staff lei auspica che i privati possano abbandonare gli interessi particolari e iniziare a ragionare come parte di una comunità. Lecito, ma assurdo: i privati, per definizione, pensano (e devono pensare) ai propri interessi. Ed un sindaco ed un'amministrazione comunale vengono eletti, e dovrebbero lavorare, per rappresentare e tutelare esclusivamente altri interessi: quelli collettivi. Se necessario, anche a detrimento degli interessi particolaristici. E in ogni caso, senza che diventi oggetto di negoziazione il principio di legalità.
Su cavato San Marco - lo chieda ai suoi uffici, qualora non ne sia informato - pendono diverse ordinanze contigibili ed urgenti in attesa di essere eseguite. Ed in genere, per come prevede il Testo unico degli enti locali che ella sicuramente conoscerà a menadito, qualora i privati non rispettino le prescrizioni dettate dalla pubblica amministrazione, in casi speciali e particolari questa può sostituirsi loro, salvo poi esercitare il diritto di rivalsa.
Eppure, sindaco, sebbene la situazione di pericolo permanga e continui a crescere, sebbene le ordinanze emesse non abbiano trovato attuazione da parte dei destinatari, sebbene via Giudice Montea sia chiusa da un anno e mezzo, sebbene nel programma elettorale suo e della sua coalizione figurasse la tutela del centro storico come impegno prioritario, ecco: nonostante tutto ciò, nulla è cambiato. Il tempo è rimasto fermo al 22 marzo e nessun provvedimento concreto è stato fin qui assunto. Men che meno si è deciso di mettere mano al portafogli per rimuovere le macerie e mettere in sicurezza l'area, a danno degli inadempienti.
"Non ci sono soldi", è il trito ritornello che riecheggia in queste circostanze. Non ci crediamo più, sindaco: lei, quando ha voluto, con diligenza e intelligenza, ha saputo fin qui trovare risorse per tutto, dall'estate al natale gravinese passando per il forum sul turismo, i fondi per la riqualificazione di via Genova, una miriade di piccoli e grandi debiti fuori bilancio e tanto altro. Trovi anche le poche manciate di migliaia di euro necessarie a liberare via Giudice Montea e, soprattutto, faccia rispettare la legge e le ordinanze. Anche perchè, se lo avesse dimenticato, da quel 22 marzo non tutte le famiglie hanno potuto far ritorno nelle loro case ed altre, col passare del tempo, rischiano di dover abbandonare le proprie.
E' questa la sfida che le lanciamo: rispettando la legge, anteponendola a tutto e tutti, tuteli sino in fondo e senza remore nè sconti l'interesse collettivo. Restituisca casa a chi l'ha perduta il giorno del crollo e non l'ha più ritrovata. Ridia fiducia e serenità a un quartiere intero.
La città la guarda, ed in cuor suo spera. Non la deluda: rimuova quelle macerie. Riapra via Giudice Montea.
Gianpaolo Iacobini
Coordinatore editoriale Gravinalife