
La città
Zona Pip, il silenzio dell'amministrazione
Nuova denuncia dell'Aim sulla conversione dei capannoni da artigianali a commerciali
Gravina - martedì 4 novembre 2014
9.12
Tornano a battere i pugni sul tavolo gli imprenditori gravinesi associati all'A.I.M.
In principio furono gli accertamenti Tarsu inviati dalla società di recupero cediti ingaggiata dal Comune a creare tensione tra la classe produttiva gravinese e l'amministrazione. In seguito furono i disagi dettati dalla mancata raccolta dei rifiuti e più in generale dalla persistente situazione di degrado, a far gridare allo scandalo. Oggi invece il pomo della discordia riguarda il mancato avvio da parte del municipio delle pratiche burocratiche per la conversione dei capannoni della zona pip da artigianali a commerciali.
La commercializzazione al dettaglio, secondo l'Aim ma anche secondo la Confcommercio gravinese che in separata sede conduce la stessa battaglia, consentirebbe innanzitutto ai produttori di poter vendere i propri prodotti al cliente finale, mentre darebbe una nuova vita ai capannoni oramai chiusi. Insomma la trasformazione degli immobili da artigianale a commerciale potrebbe essere l'ora del riscatto della zona Pip consentendo ad altre attività di aprire i battenti nella zona produttiva.
Un cambio di destinazione d'uso che, come è ovvio, non può avvenire senza l'approvazione di una vera e propria variante al piano regolatore da parte prima del Consiglio comunale e poi della Regione Puglia.
Un iter lungo e difficile avviato già a dicembre 2013 dopo un incontro tra amministrazione e imprenditori e durante il quale l'Aim ha chiesto di ingaggiare esperti del settore a cui affidare uno studio di fattibilità e verificare l'esistenza dei presupporti per l'approvazione della variante.
Pratiche su cui, dicono gli imprenditori in una nota inviata a palazzo di città, starebbe lavorando da tempo un tecnico individuato dall'associazione stessa.
"Dopo mesi di lavoro – denuncia il documento indirizzato al primo cittadino - ad oggi, ci troviamo di fronte ad una paralisi provocata dall'immobilismo dell'amministrazione che nonostante le promesse e le aperture non è riuscita a conferire regolare incarico al tecnico, interpellato dall'associazione, per concludere lo studio ed il progetto di conversione della zona PIP. Alla luce di tale grave situazione, gli associati dell'A.I.M., per ovviare alle "complessità" burocratiche, hanno deciso di autofinanziare l'importo necessario per il pagamento della parcella del professionista".
Una decisione che ha sollevato malumori e preoccupazione ma utile a "dimostrare che nonostante la crisi conclamata e le serie difficoltà dei nostri imprenditori, si vuole e si deve portare avanti il progetto, al fine di salvare, dal declino totale, l'unico polmone produttivo di Gravina".
Ma la questione è tutt'altro che chiusa. L'Aim, infatti, è tornata a chiedere con urgenza un incontro al primo cittadino e ai rappresentati di questa amministrazione che per primi si sono impegnati per la risoluzione del problema, "con l'obiettivo di sottoscrivere un documento di impegno, con cui l'amministrazione esprimerà una chiara volontà politica necessaria a realizzare il progetto di conversione della zona PIP da artigianale a commerciale per il rilancio dell'intera area".
In principio furono gli accertamenti Tarsu inviati dalla società di recupero cediti ingaggiata dal Comune a creare tensione tra la classe produttiva gravinese e l'amministrazione. In seguito furono i disagi dettati dalla mancata raccolta dei rifiuti e più in generale dalla persistente situazione di degrado, a far gridare allo scandalo. Oggi invece il pomo della discordia riguarda il mancato avvio da parte del municipio delle pratiche burocratiche per la conversione dei capannoni della zona pip da artigianali a commerciali.
La commercializzazione al dettaglio, secondo l'Aim ma anche secondo la Confcommercio gravinese che in separata sede conduce la stessa battaglia, consentirebbe innanzitutto ai produttori di poter vendere i propri prodotti al cliente finale, mentre darebbe una nuova vita ai capannoni oramai chiusi. Insomma la trasformazione degli immobili da artigianale a commerciale potrebbe essere l'ora del riscatto della zona Pip consentendo ad altre attività di aprire i battenti nella zona produttiva.
Un cambio di destinazione d'uso che, come è ovvio, non può avvenire senza l'approvazione di una vera e propria variante al piano regolatore da parte prima del Consiglio comunale e poi della Regione Puglia.
Un iter lungo e difficile avviato già a dicembre 2013 dopo un incontro tra amministrazione e imprenditori e durante il quale l'Aim ha chiesto di ingaggiare esperti del settore a cui affidare uno studio di fattibilità e verificare l'esistenza dei presupporti per l'approvazione della variante.
Pratiche su cui, dicono gli imprenditori in una nota inviata a palazzo di città, starebbe lavorando da tempo un tecnico individuato dall'associazione stessa.
"Dopo mesi di lavoro – denuncia il documento indirizzato al primo cittadino - ad oggi, ci troviamo di fronte ad una paralisi provocata dall'immobilismo dell'amministrazione che nonostante le promesse e le aperture non è riuscita a conferire regolare incarico al tecnico, interpellato dall'associazione, per concludere lo studio ed il progetto di conversione della zona PIP. Alla luce di tale grave situazione, gli associati dell'A.I.M., per ovviare alle "complessità" burocratiche, hanno deciso di autofinanziare l'importo necessario per il pagamento della parcella del professionista".
Una decisione che ha sollevato malumori e preoccupazione ma utile a "dimostrare che nonostante la crisi conclamata e le serie difficoltà dei nostri imprenditori, si vuole e si deve portare avanti il progetto, al fine di salvare, dal declino totale, l'unico polmone produttivo di Gravina".
Ma la questione è tutt'altro che chiusa. L'Aim, infatti, è tornata a chiedere con urgenza un incontro al primo cittadino e ai rappresentati di questa amministrazione che per primi si sono impegnati per la risoluzione del problema, "con l'obiettivo di sottoscrivere un documento di impegno, con cui l'amministrazione esprimerà una chiara volontà politica necessaria a realizzare il progetto di conversione della zona PIP da artigianale a commerciale per il rilancio dell'intera area".