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Passeggiando con la storia
Carlo II d’Angiò amico dei frati dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani)
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 10 aprile 2025
9.02
Il nostro Carlo II d'Angiò, colui che ripristinò, nel 1294, su proposta del conte Giovanni di Montfort, l'antica Fiera San Giorgio, non finisce e non finirà mai di stupirci. Non sul piano politico o strategico, ma sul piano religioso, con la vicinanza e l'attaccamento all'Ordine fondato da San Domenico. Da alcune letture, in particolare: "I Frati Predicatori Domenicani. Dalle origine dell'Ordine alla fondazione del convento di Matera", in Mathera, n. 28/29, di Giovanni Ricciardi, traggo le seguenti notizie.
"Il papa Gregorio IX si servì dei domenicani non solo come predicatori e difensori della Chiesa ma anche come inquisitori, anche perché, con il pretesto della predicazione, attaccavano la politica imperiale schierandosi apertamente con il papa nella lotta contro l'imperatore nel 1240 Federico II, che emise nei loro riguardi un ordine di bando dal Regno, permettendo la presenza di due frati per ogni convento, con la condizione che fossero originari del Regno, provocando di fatto il blocco delle fondazioni.
Successivamente papa Innocenzo IV sollecitò i domenicani affinchè divulgassero, ovunque si trovassero, la scomunica comminata per la terza volta contro l'imperatore durante il Concilio di Lione nel 1245 per il suo scarso impegno nel combattere gli eretici e gli infedeli oltre che per il suo poco rispetto delle proprietà ecclesiastiche".
Stando al racconto, fortunatamente, agli svevi subentrarono gli angioini nella gestione e conduzione delle politiche del Regno, infatti " dopo i divieti e le restrizioni di Federico II, un nuova epoca cominciò per la Chiesa con l'arrivo di Carlo d'Angiò, che restituì alle chiese e ai monasteri ciò che Federico II aveva tolto, attirandosi così le simpatie del clero, del papa e dei monaci". Alla luce di questi aspetti della e sulla personalità dello stupor mundi, forse è il caso di dire e dubitare quanto sia stato scritto, detto e riportato da certe fonti che, addirittura, l'imperatore della famiglia sveva avesse addirittura fatto costruire la cattedrale di Altamura, dandole il titolo di basilica palatina. Ma questa è altra storia da affidare a storici più esperti, più credibili e più documentati.
Per tornare al nostro Carlo II d'Angiò e alla sua famiglia, "I domenicani, tenuti in grande considerazione dagli Angioini, furono coinvolti nell'esercizio del potere politico, apprezzati per la loro predicazione a difesa della fede contro l'eresia e degli interessi della corona. Per il moltiplicarsi dei conventi al Sud nel 1294 Papa Celestino V con la bolla Clara Ordinis, riconobbe ufficialmente la costituzione di una nuova circoscrizione religiosa di Frati Predicatori che prese il nome di Provincia Regni Utriusque Siciliae o Provincia del Regno, distaccata dalla Provincia Tuscia o Provincia Romana ponendo a capo della provincia, secondo il Lavazzuoli, il vicario del provinciale romano frà Pietro di Andria, già segretario di san Tommaso d'Aquino, il quale era lettore al convento di Trani, ed era stato priore nei conventi di Barletta e di Bari.
L'iniziativa fu del re di Napoli Carlo II d'Angiò il quale doveva avere un rapporto assai privilegiato con il Papa e con i domenicani per chiedere ed ottenere in breve tempo per motivi religiosi e politici, e per un controllo diretto sull'inquisizione, autonomia dei domenicani nel suo regno che da quel momento in poi non fecero più riferimento a Roma, come centro amministrativo, bensì a Napoli, al convento di San Domenico Maggiore, che divenne il centro principale dell'organizzazione.
I domenicani dell'Italia meridionale ottennero così l'autonomia e cominciarono il loro cammino potendo godere sin dal primo momento del sostegno politico ed economico del re di Sicilia Carlo II d'Angiò, che fu un grande sostenitore dei domenicani al punto che nel 1294 il Re destinava ai conventi domenicani esistenti il beneficio di un fiorino d'oro a settimana già assicurato ai conventi altri ordini religiosi del Regno".
Per concludere, nell'ambito della stessa rivista Mathera, in un altro articolo, a firma sempre di Giovanni Ricciardi: "Arcivescovi Domenicani sulla cattedra episcopale di Mater – Acerenza e Maestri che raggiunsero notorietà", leggiamo: "Il secondo arcivescovo domenicano della città di Matera fu frà Gentile orsini (!300 – 1306) del reale monastero di San Domenico di Napoli, consigliere di Carlo II d'Angiò, giustiziere di Calabria e ambasciatore del re presso il pontefice Bonifacio VIII".
"Il papa Gregorio IX si servì dei domenicani non solo come predicatori e difensori della Chiesa ma anche come inquisitori, anche perché, con il pretesto della predicazione, attaccavano la politica imperiale schierandosi apertamente con il papa nella lotta contro l'imperatore nel 1240 Federico II, che emise nei loro riguardi un ordine di bando dal Regno, permettendo la presenza di due frati per ogni convento, con la condizione che fossero originari del Regno, provocando di fatto il blocco delle fondazioni.
Successivamente papa Innocenzo IV sollecitò i domenicani affinchè divulgassero, ovunque si trovassero, la scomunica comminata per la terza volta contro l'imperatore durante il Concilio di Lione nel 1245 per il suo scarso impegno nel combattere gli eretici e gli infedeli oltre che per il suo poco rispetto delle proprietà ecclesiastiche".
Stando al racconto, fortunatamente, agli svevi subentrarono gli angioini nella gestione e conduzione delle politiche del Regno, infatti " dopo i divieti e le restrizioni di Federico II, un nuova epoca cominciò per la Chiesa con l'arrivo di Carlo d'Angiò, che restituì alle chiese e ai monasteri ciò che Federico II aveva tolto, attirandosi così le simpatie del clero, del papa e dei monaci". Alla luce di questi aspetti della e sulla personalità dello stupor mundi, forse è il caso di dire e dubitare quanto sia stato scritto, detto e riportato da certe fonti che, addirittura, l'imperatore della famiglia sveva avesse addirittura fatto costruire la cattedrale di Altamura, dandole il titolo di basilica palatina. Ma questa è altra storia da affidare a storici più esperti, più credibili e più documentati.
Per tornare al nostro Carlo II d'Angiò e alla sua famiglia, "I domenicani, tenuti in grande considerazione dagli Angioini, furono coinvolti nell'esercizio del potere politico, apprezzati per la loro predicazione a difesa della fede contro l'eresia e degli interessi della corona. Per il moltiplicarsi dei conventi al Sud nel 1294 Papa Celestino V con la bolla Clara Ordinis, riconobbe ufficialmente la costituzione di una nuova circoscrizione religiosa di Frati Predicatori che prese il nome di Provincia Regni Utriusque Siciliae o Provincia del Regno, distaccata dalla Provincia Tuscia o Provincia Romana ponendo a capo della provincia, secondo il Lavazzuoli, il vicario del provinciale romano frà Pietro di Andria, già segretario di san Tommaso d'Aquino, il quale era lettore al convento di Trani, ed era stato priore nei conventi di Barletta e di Bari.
L'iniziativa fu del re di Napoli Carlo II d'Angiò il quale doveva avere un rapporto assai privilegiato con il Papa e con i domenicani per chiedere ed ottenere in breve tempo per motivi religiosi e politici, e per un controllo diretto sull'inquisizione, autonomia dei domenicani nel suo regno che da quel momento in poi non fecero più riferimento a Roma, come centro amministrativo, bensì a Napoli, al convento di San Domenico Maggiore, che divenne il centro principale dell'organizzazione.
I domenicani dell'Italia meridionale ottennero così l'autonomia e cominciarono il loro cammino potendo godere sin dal primo momento del sostegno politico ed economico del re di Sicilia Carlo II d'Angiò, che fu un grande sostenitore dei domenicani al punto che nel 1294 il Re destinava ai conventi domenicani esistenti il beneficio di un fiorino d'oro a settimana già assicurato ai conventi altri ordini religiosi del Regno".
Per concludere, nell'ambito della stessa rivista Mathera, in un altro articolo, a firma sempre di Giovanni Ricciardi: "Arcivescovi Domenicani sulla cattedra episcopale di Mater – Acerenza e Maestri che raggiunsero notorietà", leggiamo: "Il secondo arcivescovo domenicano della città di Matera fu frà Gentile orsini (!300 – 1306) del reale monastero di San Domenico di Napoli, consigliere di Carlo II d'Angiò, giustiziere di Calabria e ambasciatore del re presso il pontefice Bonifacio VIII".