Passeggiando con la storia
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La Fiera San Giorgio contrastata dagli altamurani

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Non è il caso di rinfocolare vecchie ruggini, campanilismi insensati, diatribe ricorrenti. La storia è storia e non la si può nè cambiare e né commi stare, checché ne dicano i sacerdoti sconsacrati, furori nemici dei campanilismi, accomodanti celebranti di una consacrazione tra ciò che è storia e ciò che è invenzione o abuso ed arbitrio di ogni pretestuosa velleità per apparire, per essere superiori. A lor signori, tanto prodighi nel farsi promotori di iniziative astoriche e antistoriche, sia passate che future, è dedicato il seguente scritto, lasciato alla penna di uno storico competente, il professore Fedele Raguso, circa la volontà degli altamurani di sopprimere la nostra secolare Fiera San Giorgio, magari ridimensionandola, facendola apparire come una appendice della loro, la cosiddetta Fiera di San Marco.

Tra l'altro, per completezza di informazione e non fare torti alla storia, va evidenziato come, anche ultimamente, dalla vicina Altamura sono arrivati segnali negativi e scoraggianti, quando ha fatto coincidere, organizzando il suo Federicus, con le nostre giornate fieristiche, con lo scopo, si disse, "di perseguire il sogno di unire il territorio". Della serie, una reciditività costante, una malattia, probabilmente inguaribile, endemica ed epidemica, da contagiare e aver contagiato molti miei compaesani.

"Gli Altamurani da sempre hanno cercato di sottrarre alla città di Gravina territorio ed ogni altra prerogativa istituzionale ed economica. Emblematica e rinomata fu la loro arbitraria invenzione secolare di un mercato o fiera di San Marco da celebrarsi il 12 aprile, contravvenendo alle norme di Fiere federiciane, angioine e aragonesi, che vietavano, innanzitutto, la nascita e istituzione arbitraria di mercati e fiere che, oltretutto, non dovevano interferire, ostacolare, danneggiare le manifestazioni commerciali di paesi vicini."
Purtroppo gli Altamurani, caparbiamente, si inventarono la celebrazione di una vera e propria fiera di San Marco, mai esistita e mai attestata da fonti pubbliche ed ufficiali. La fiera gravinese, nonostante i privilegi e la secolare pratica, contrastata dai cittadini della città di Altamura che volle celebrare il suo mercato San Marco, 12 di aprile, e, precisamente, tra le rinomate fiere di S. Leone di Bitonto e S. Giorgio di Gravina.Tra le tre cit­tà nacque un contenzioso che approdò nel tribunale della Regia Camera della Summaria.

Il contenzioso si concluse, giustamente, a vantaggio di Bitonto e Gravina, che conservarono le loro fiere e stroncarono ogni velleità e arbitrarietà degli Altamurani .Ottavio Serena, annalista altamurano, rifacendosi a semplici cita­zioni relative ad una presunta fiera S. Marco altamurana, citata da Santoro e Frizzale (storici di Altamura) scrisse: " Sì accese in questo anno (1660) l'antica ira tra la nostra città (Altamura) e quella di Gravina per la fïera che celebravasi ... dal 21 aprile al 28 di ciascun anno.
Gravina sull'appoggio di un antico privilegio, voleva celebrarla in quei giorni medesimi. Ricorse Altamura in Regia Camera …. La contesa durò per più anni e si venne spesso alle armi e fu versato molto sangue ... nel 1691, per causa della peste, non si celebrarono le fiere di S. Giorgio e S. Marco, luoghi di approvvigio­namento, soprattutto di carne, della città di Napoli, che si venne a trovare in serie difficoltà alimentari; nel 1716 l'Università di Altamura sostenne la lite con quella di Gravina per la fiera; nel 1736-1740 cominciarono a dolersi della gra­zia della fiera ottenuta da Altamura tanto il duca e la città di Gravina quanto la Università e il monastero di S. Leone di Bitonto.
La causa fu portarla innanzi alla Regia Camera della Sommarla, ma, ciò nonostante, la nostra città continuò la sua fiera ai 12 aprile, dal 1735 al I740. La causa durò per parecchi anni, fino al 1902".

L'Università di Altamura perse più volte la contesa sino a quando gli fu interdetto di celebrare il semplice mercato degli ovini che era solito fare, perché interferiva con le rinomate fiere di Gravina e Bitonto. Oltretutto i giudici della Regia Camera giustificarono il divieto di celebrare il mercato o fiera perché la città di Altamura non aveva, nelle vicinanze del colle su cui trovavasi, sorgenti e pozzi di acqua potabile necessaria per uomini e, soprattutto, per gli animali.
La vertenza giudiziaria produsse contrasti, tafferugli ma anche tanta rinomanza alle fiere di Bitonto e di Gravina, che entrarono nei calendari fieristici del tempo e citate nei Dizionari geografici ed economici del Regno di Napoli. La fiera di Gravina venne richiamata, ricordata e riconfermata in nuovi privilegi e provvedimenti delle autorità centrali e locali, preoccu­pate di mantenerla in vita e renderla economicamente produttiva. Si­gnificative furono le deliberazioni della Camera della Sommaria del 1634 e il real decreto di Ferdinando II Borbone del 1854 che ribadirono il diritto e privilegio, confermarono il suo calendario, tramandarono alle autorità postunitarie le prerogative di quell'evento storico-econo­mico.
2 fotoLa Fiera San Giorgio contrastata dagli altamurani
La Fiera San Giorgio contrastata dagli altamuraniLa Fiera San Giorgio contrastata dagli altamurani
  • Giuseppe Massari
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