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Passeggiando con la storia
Origini e ricordi della festa del SS Crocifisso in uno scritto di Francesco Mastrogiacomo
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 29 maggio 2025
Il manoscritto di seguito riportato, fu redatto da Francesco Mastrogiacomo, classe 1921, già titolare dell'omonimo cinema, Presidente della Cooperativa Ares, nonché Commissario della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi di Gravina, che ha voluto eternare ed esternare, attraverso appunti e ricordi, l'origine della Festa del SS Crocifisso ideata da suo padre Vito. "Prima metà del XX secolo, come nel resto d'Italia, molti gravinesi furono chiamati alle armi nella Grande Guerra, tra questi Vito Mastrogiacomo che partì raccomandandosi a Cristo Crocifisso a cui era molto devoto, a cui spesso si rivolgeva pregando innanzi al simulacro che ancora oggi si venera nella chiesa di San Sebastiano.
Tra le tante preghiere, una promessa: se fosse tornato vivo dalla guerra avrebbe istituito una grande festa in onore proprio del SS.Crocifisso. Cosi fu e così fece. Tornato incolume dal fronte radunò un gruppo di agricoltori, com'era anch'egli, e dopo vari incontri idearono ed istituirono la festa del SS Crocifisso. Tra le tante proposte si volle che la festa avesse prevalentemente un carattere agricolo così com'era la vocazione della maggior parte di gravinesi. Agli imprenditori della terra e non solo furono chiesti contributi e la questua per programmare la festa fu fatta prevalentemente ed unicamente in raccolta di grano.
Qualche settimana prima della data decisa per lo svolgimento dei festeggiamenti, l'istituito comitato, loro amici e simpatizzanti giravano la città raccogliendo le offerte in grano che veniva successivamente depositato presso un mulino di fiducia onde assicurarsi poi il profitto della vendita ad un prezzo migliore. Francesco Mastrogiacomo ricorda ed annota che, a seconda delle disponibilità, si vendevano, in una sorta di asta, non solo quintali di grano ma anche quantità minori come "mezzetti", "stoppelli" e addirittura c'era chi offriva una "francia" che era una specie di recipiente dal fondo bucherellato e contornato da una fascia di legno che serviva alle donne per la cernita dello stesso grano.
Fu deciso, la festa, programmata per l'ultima domenica di maggio se questa coincideva tra gli ultimi giorni del mese altrimenti la prima domenica di giugno se coincideva con i primissimi giorni di tale mese. Insomma, in vista dell'approssimarsi della mietitura che solitamente avveniva intorno al 15 giugno. Il dì della festa, di prima mattina, ricorda ancora Francesco Mastrogiacomo, l'inizio dei festeggiamenti veniva annunciato da spari di petardi. Il corso che conduceva alla chiesa francescana, conosciuto come "u stratoun d Crist" era addobbato con illuminazione artistica, a seconda della proficuità della questua venivano ingaggiate una o due bande e orchestra. Bancarelle di frutta secca, bancarelle in cui si poteva giocare quali il tiro a segno, attrazioni come la donna cannone, la donna serpente, il mago indovino etc.
Francesco Mastrogiacomo ricorda di una specie di indovina che proponeva predizioni, soprattutto in amore e fortuna, utilizzando due imbuti estremi collegati tra di essi con un sifone. L'indovina invitava i giovanotti per predire loro incontri amorosi, fortuna in amore. E dire che molti ragazzi e ragazze formavano una lunga fila pur di sapere quello che il destino sceglieva per loro. La sedicente maga invitata la persona di turno ad ascoltare con l'orecchio dentro l'imbuto quanto gli avrebbe comunicato dal capo opposto. Poi le giostrine con cavallucci in legno per maschietti e divanetti per le bambine. Tale giostra veniva azionata da ragazzi, pagati per spingerla e farla girare. Successivamente l'avvento delle giostre azione con energia elettrica. Per la parte religiosa la mattina della festa, verso le ore 10:00 il pontificale presieduto dal vescovo di Gravina, accompagnato da un coro o comunque da canti. Al termine della funzione il "rito" della benedizione dei campi a cui prendeva parte lo stesso vescovo parato con mitria e piviale e recante l'Ostensorio con la Particola benedetta. A sorreggere l'ombrello processionale che copriva il presule con l'Ostensorio, l'ideatore della festa Vito Mastrogiacomo.
Questo "privilegio" è poi stato trasmesso di generazione tra i componenti della stessa famiglia Mastrogiacomo. Il pomeriggio tardi si snodava la processione alla quale prendevano parte, oltre che il clero, le autorità civili ed il comitato feste. L'antico simulacro cinquecentesco del Cristo Crocifisso attraversava le strade cittadine effettuando un lungo giro effettuando una sosta presso il carcere cittadino, rientrava a tarda sera. Per trasportare il simulacro veniva espletata una sorta di gara che prevedeva l'offerta sempre in grano. I fuochi pirotecnici concludevano i festeggiamenti. Per tutta la giornata il corso che da piazza Sant' Agostino conduceva alla chiesa San Sebastiano era luogo di passeggio e diventava motivo di corteggiamenti e conoscenze poiché era una delle rare occasioni a cui era permesso alle ragazze e signorine di uscire sole con le amiche e questo causava un agguerrito ed interminabile "struscio".
Tra le tante preghiere, una promessa: se fosse tornato vivo dalla guerra avrebbe istituito una grande festa in onore proprio del SS.Crocifisso. Cosi fu e così fece. Tornato incolume dal fronte radunò un gruppo di agricoltori, com'era anch'egli, e dopo vari incontri idearono ed istituirono la festa del SS Crocifisso. Tra le tante proposte si volle che la festa avesse prevalentemente un carattere agricolo così com'era la vocazione della maggior parte di gravinesi. Agli imprenditori della terra e non solo furono chiesti contributi e la questua per programmare la festa fu fatta prevalentemente ed unicamente in raccolta di grano.
Qualche settimana prima della data decisa per lo svolgimento dei festeggiamenti, l'istituito comitato, loro amici e simpatizzanti giravano la città raccogliendo le offerte in grano che veniva successivamente depositato presso un mulino di fiducia onde assicurarsi poi il profitto della vendita ad un prezzo migliore. Francesco Mastrogiacomo ricorda ed annota che, a seconda delle disponibilità, si vendevano, in una sorta di asta, non solo quintali di grano ma anche quantità minori come "mezzetti", "stoppelli" e addirittura c'era chi offriva una "francia" che era una specie di recipiente dal fondo bucherellato e contornato da una fascia di legno che serviva alle donne per la cernita dello stesso grano.
Fu deciso, la festa, programmata per l'ultima domenica di maggio se questa coincideva tra gli ultimi giorni del mese altrimenti la prima domenica di giugno se coincideva con i primissimi giorni di tale mese. Insomma, in vista dell'approssimarsi della mietitura che solitamente avveniva intorno al 15 giugno. Il dì della festa, di prima mattina, ricorda ancora Francesco Mastrogiacomo, l'inizio dei festeggiamenti veniva annunciato da spari di petardi. Il corso che conduceva alla chiesa francescana, conosciuto come "u stratoun d Crist" era addobbato con illuminazione artistica, a seconda della proficuità della questua venivano ingaggiate una o due bande e orchestra. Bancarelle di frutta secca, bancarelle in cui si poteva giocare quali il tiro a segno, attrazioni come la donna cannone, la donna serpente, il mago indovino etc.
Francesco Mastrogiacomo ricorda di una specie di indovina che proponeva predizioni, soprattutto in amore e fortuna, utilizzando due imbuti estremi collegati tra di essi con un sifone. L'indovina invitava i giovanotti per predire loro incontri amorosi, fortuna in amore. E dire che molti ragazzi e ragazze formavano una lunga fila pur di sapere quello che il destino sceglieva per loro. La sedicente maga invitata la persona di turno ad ascoltare con l'orecchio dentro l'imbuto quanto gli avrebbe comunicato dal capo opposto. Poi le giostrine con cavallucci in legno per maschietti e divanetti per le bambine. Tale giostra veniva azionata da ragazzi, pagati per spingerla e farla girare. Successivamente l'avvento delle giostre azione con energia elettrica. Per la parte religiosa la mattina della festa, verso le ore 10:00 il pontificale presieduto dal vescovo di Gravina, accompagnato da un coro o comunque da canti. Al termine della funzione il "rito" della benedizione dei campi a cui prendeva parte lo stesso vescovo parato con mitria e piviale e recante l'Ostensorio con la Particola benedetta. A sorreggere l'ombrello processionale che copriva il presule con l'Ostensorio, l'ideatore della festa Vito Mastrogiacomo.
Questo "privilegio" è poi stato trasmesso di generazione tra i componenti della stessa famiglia Mastrogiacomo. Il pomeriggio tardi si snodava la processione alla quale prendevano parte, oltre che il clero, le autorità civili ed il comitato feste. L'antico simulacro cinquecentesco del Cristo Crocifisso attraversava le strade cittadine effettuando un lungo giro effettuando una sosta presso il carcere cittadino, rientrava a tarda sera. Per trasportare il simulacro veniva espletata una sorta di gara che prevedeva l'offerta sempre in grano. I fuochi pirotecnici concludevano i festeggiamenti. Per tutta la giornata il corso che da piazza Sant' Agostino conduceva alla chiesa San Sebastiano era luogo di passeggio e diventava motivo di corteggiamenti e conoscenze poiché era una delle rare occasioni a cui era permesso alle ragazze e signorine di uscire sole con le amiche e questo causava un agguerrito ed interminabile "struscio".