Monumento ai caduti
Monumento ai caduti
La città

4 novembre, Gravina ricorda le forze armate e l’unità nazionale

Cerimonie commemorative al monumento ai caduti ed al sacrario militare

Una festa troppo spesso dimenticata, ma non da tutti. Il 4 novembre si festeggiano le forze armate, ma soprattutto si ricorda la fine della prima guerra mondiale, con la festa dell'Unità Nazionale.

Era il 4 novembre 1918, infatti, quando entrò in vigore l'armistizio di Villa Giusti che sanciva di fatto la fine del conflitto in territorio Italiano, con la resa dell'impero austro-ungarico. Istituita nel 1919, la commemorazione delle forze armate e dell'unità Nazionale rimane una delle feste più longeve della storia italiana.

Anche Gravina intende onorare i propri caduti sul fronte e celebrare le forze armate attraverso alcune iniziative promosse dall'amministrazione comunale, proprio nell'anno del centenario della fine del primo conflitto mondiale.

"Un'occasione importante – sottolinea il sindaco Alesio Valente - perché non vada smarrita la traccia di eventi che hanno segnato il cammino dell'umanità e per ritrovare nella storia le ragioni per evitare il ripetersi di drammi, tragedie, guerre".

E per non dimenticare, domenica 4 novembre, alle ore 11, presso il monumento ai caduti posto nella villa comunale, verrà deposta una corona d'alloro, con una piccola cerimonia alla presenza delle autorità cittadine.

Il programma della giornata continua presso il sacrario militare, nel cimitero, con un ulteriore momento di riflessione e raccoglimento in onore di quei cittadini che hanno perso la vita per servire la patria. Nel pomeriggio, poi, se le condizioni meteorologiche lo consentiranno, alle ore 15, sempre nell'area cimiteriale che ospita il sacrario militare, si terrà una messa celebrata dal Vescovo della diocesi Mons. Giovanni Ricchiuti.

Una iniziativa doverosa ed un atto di riconoscimento verso quegli uomini e quelle donne che hanno contribuito a costruire la nostra nazione, importante lascito per le generazioni passate e future.

Perché- conclude il sindaco Valente- "senza memoria non c'è progresso. Ed il rischio più grande, oggi, è che l'indifferenza e l'oblio possano diventare linfa dell'ignoranza e del disimpegno, portando a considerare pace e libertà quasi elementi secondari e non, invece, conquiste da consolidare quotidianamente nelle famiglie, sui luoghi di lavoro, nelle piazze della politica ed ovunque si coltivino amore per la vita, rispetto per gli altri, aiuto ai più deboli".
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