
La città
In memoria di due grandi uomini
Il professor Rubini racconta Onofrio Petrara e Enzo Marchetti
Gravina - sabato 1 febbraio 2014
09.16
Una settimana fa la nostra comunità perdeva due personalità di spicco. Due persone che insieme hanno contribuito a cambiare la storia di Gravina. Due uomini che per quanto illustri, restano quasi sconosciuti alle nuove generazioni, a quanti non hanno avuto il piacere di partecipare ad una manifestazione guidata da Onofrio Petrara o la fortuna di ascoltare una lezione di filosofia del professor Enzo Marchetti.
Per questo, la Redazione di Gravinalife ha chiesto ad un'altra illustre personalità, il professor Ugo Rubini, di raccontare chi fossero Onofrio Petrara e Enzo Marchetti, con la speranza di suscitare la giusta curiosità in coloro che non conoscono ma sentono l'esigenza di informarsi.
Nelle sue parole il professor Rubini ha saputo sintetizzare egregiamente il rispetto e la gratitudine che questi due uomini meritano. Indipendentemente da tutto e tutti.
"Se ne sono andati insieme Enzo e Onofrio, come per perpetuare un legame durato un'esistenza e tener fede a un impegno sottoscritto goliardicamente.
Di Marchetti e Petrara si parlerà quando sentimento, passione e politica lasceranno ad amici, compagni di strada e avversari il compito di elaborare il contributo, non urgente, per una riflessione collettiva. Invece i giovanissimi Enzo e Onofrio sentirono il dovere di affrontare con immediatezza gli eventi drammatici degli anni '50 con le forti diseguaglianze sociali - la testimonianza più concreta è l'occupazione delle terre - collegate alla difficoltà di comprendere quali fossero gli spazi che consentiva la libertà appena conquistata ma già a rischio mancando i presupposti perché ognuno potesse davvero disporne.
A questi problemi e ai i tanti che si sono presentati nella seconda metà del secolo scorso si dedicarono senza interruzione portando sulle loro spalle i sogni e i progetti di cambiamento. Tutto quello che speravano di conquistare gli uomini e le donne che a loro si erano affidati. Per raggiungere obiettivi così ambiziosi era anche indispensabile che i cittadini fossero ben attrezzati e consapevoli delle responsabilità di chi in prima persona si era impegnato ma anche dei propri doveri per essere in grado di guardare oltre il proprio angusto e limitato orizzonte.
Enzo e Onofrio, confinati nel mondo di una piccola, benché vivace comunità, per ciò che hanno tentato di realizzare hanno talvolta rischiato di perdere lo smalto che caratterizza personalità di rilievo. Erano costretti pur con l'entusiasmo giovanile che li ha accompagnati a lungo a badare spesso e soltanto ai desideri e alle esigenze dei singoli, testimonianza di una frammentazione priva di elementi di una aggregazione basata su valori che andavano scomparendo. Visto con tale ottica il ricordo di Enzo e Onofrio si confonderebbe con la sterile polemica quotidiana. Ma loro hanno avuto, soprattutto nella fase giovanile, la capacità di guardare oltre il contingente e oltre la città. Questo induce a pensare che meritino rispetto e considerazione, prima e al di là di quella riflessione alla quale si accennava.
Hanno sognato, pensato, inseguito e a volte realizzato i due giovani laureati che si sono trovati negli anni migliori l'uno accanto all'altro, dotati entrambi di grande vivacità, spirito di confronto e voglia di trasformare la visione politica di una cittadina che per la prima volta viveva l'esperienza della democrazia e l'asperità delle scelte elettorali.
Enzo e Onofrio in quegli anni hanno saputo vedere in anticipo i cambiamenti ai quali si andava incontro. Per sottolinearlo senza alcuna retorica ma solo per amore della verità e della semplicità si possono citare un paio di episodi, dei quali loro sono stati i protagonisti. Uno è quello del Parco Robinson realizzato con l'entusiasmo e la lungimiranza di Onofrio, progetto che dotò la città di uno spazio per famiglie e bambini e che negli anni successivi ha subito un degrado inaccettabile. Da quell'idea e con ostinazione ammirevole Onofrio è riuscito nell'intento di realizzare il Parco della Murgia, un Parco per una comunità molto più ampia. E' necessario portare lo sguardo sempre oltre per valutare la coerenza in situazioni nelle quali essa si può manifestare appieno.
Enzo, dal suo canto era un uomo libero e lo ha dimostrato in ogni occasione specialmente quando queste occasioni andavano al di là del perimetro provinciale della comunità. Valga come esempio la sua rottura con il partito comunista dopo il dramma di Budapest. Di volta in volta si è ripetuto in situazioni simili e molti possono leggere le sue scelte col segno negativo. In realtà erano scelte coraggiose e anticonvenzionali, segno di una profonda insofferenza per le ingiustizie e della strenua difesa della propria libertà di coscienza e anche di quella altrui. Onofrio, incastrato nel gioco non sempre nobile della politica, ci ha messo più tempo per prendere decisioni simili e liberarsi da schemi precostituiti. Lo fece negli anni '70 non nella forma eclatante che più si adattava a Enzo, ma lo fece. Era in visita ufficiale nella Repubblica Democratica Tedesca a Dessau in occasione della ricorrenza della sua fondazione. Il clima politico che si respirava in quel Paese era l'effetto della presenza massiccia dell'apparato militare sovietico e della subordinazione a Mosca. Onofrio vi trascorse parecchi giorni ed ebbe la possibilità di frequentare famiglie, insegnanti, fabbriche, muovendosi con i rappresentanti del governo asservito alla Russia sovietica. Lo scenario che gli si presentò gli aprì gli occhi. La sua delusione per quello che vide fu palpabile e l'idea di continuare a condividere in modo acritico decisioni e atteggiamenti del mondo politico nazionale lo mise in crisi. Si aprì in lui una crepa, non resa pubblica ma visibile, attraverso la quale confluirono forme di collaborazione e aperture allora impensabili.
I gesti e le azioni di Enzo e Onofrio nella comprensione dei grandi problemi del secolo scorso sono quelli che ne fanno personaggi da ricordare senza pregiudizi e con il rispetto che la morte esige".
Ugo Rubini
Per questo, la Redazione di Gravinalife ha chiesto ad un'altra illustre personalità, il professor Ugo Rubini, di raccontare chi fossero Onofrio Petrara e Enzo Marchetti, con la speranza di suscitare la giusta curiosità in coloro che non conoscono ma sentono l'esigenza di informarsi.
Nelle sue parole il professor Rubini ha saputo sintetizzare egregiamente il rispetto e la gratitudine che questi due uomini meritano. Indipendentemente da tutto e tutti.
"Se ne sono andati insieme Enzo e Onofrio, come per perpetuare un legame durato un'esistenza e tener fede a un impegno sottoscritto goliardicamente.
Di Marchetti e Petrara si parlerà quando sentimento, passione e politica lasceranno ad amici, compagni di strada e avversari il compito di elaborare il contributo, non urgente, per una riflessione collettiva. Invece i giovanissimi Enzo e Onofrio sentirono il dovere di affrontare con immediatezza gli eventi drammatici degli anni '50 con le forti diseguaglianze sociali - la testimonianza più concreta è l'occupazione delle terre - collegate alla difficoltà di comprendere quali fossero gli spazi che consentiva la libertà appena conquistata ma già a rischio mancando i presupposti perché ognuno potesse davvero disporne.
A questi problemi e ai i tanti che si sono presentati nella seconda metà del secolo scorso si dedicarono senza interruzione portando sulle loro spalle i sogni e i progetti di cambiamento. Tutto quello che speravano di conquistare gli uomini e le donne che a loro si erano affidati. Per raggiungere obiettivi così ambiziosi era anche indispensabile che i cittadini fossero ben attrezzati e consapevoli delle responsabilità di chi in prima persona si era impegnato ma anche dei propri doveri per essere in grado di guardare oltre il proprio angusto e limitato orizzonte.
Enzo e Onofrio, confinati nel mondo di una piccola, benché vivace comunità, per ciò che hanno tentato di realizzare hanno talvolta rischiato di perdere lo smalto che caratterizza personalità di rilievo. Erano costretti pur con l'entusiasmo giovanile che li ha accompagnati a lungo a badare spesso e soltanto ai desideri e alle esigenze dei singoli, testimonianza di una frammentazione priva di elementi di una aggregazione basata su valori che andavano scomparendo. Visto con tale ottica il ricordo di Enzo e Onofrio si confonderebbe con la sterile polemica quotidiana. Ma loro hanno avuto, soprattutto nella fase giovanile, la capacità di guardare oltre il contingente e oltre la città. Questo induce a pensare che meritino rispetto e considerazione, prima e al di là di quella riflessione alla quale si accennava.
Hanno sognato, pensato, inseguito e a volte realizzato i due giovani laureati che si sono trovati negli anni migliori l'uno accanto all'altro, dotati entrambi di grande vivacità, spirito di confronto e voglia di trasformare la visione politica di una cittadina che per la prima volta viveva l'esperienza della democrazia e l'asperità delle scelte elettorali.
Enzo e Onofrio in quegli anni hanno saputo vedere in anticipo i cambiamenti ai quali si andava incontro. Per sottolinearlo senza alcuna retorica ma solo per amore della verità e della semplicità si possono citare un paio di episodi, dei quali loro sono stati i protagonisti. Uno è quello del Parco Robinson realizzato con l'entusiasmo e la lungimiranza di Onofrio, progetto che dotò la città di uno spazio per famiglie e bambini e che negli anni successivi ha subito un degrado inaccettabile. Da quell'idea e con ostinazione ammirevole Onofrio è riuscito nell'intento di realizzare il Parco della Murgia, un Parco per una comunità molto più ampia. E' necessario portare lo sguardo sempre oltre per valutare la coerenza in situazioni nelle quali essa si può manifestare appieno.
Enzo, dal suo canto era un uomo libero e lo ha dimostrato in ogni occasione specialmente quando queste occasioni andavano al di là del perimetro provinciale della comunità. Valga come esempio la sua rottura con il partito comunista dopo il dramma di Budapest. Di volta in volta si è ripetuto in situazioni simili e molti possono leggere le sue scelte col segno negativo. In realtà erano scelte coraggiose e anticonvenzionali, segno di una profonda insofferenza per le ingiustizie e della strenua difesa della propria libertà di coscienza e anche di quella altrui. Onofrio, incastrato nel gioco non sempre nobile della politica, ci ha messo più tempo per prendere decisioni simili e liberarsi da schemi precostituiti. Lo fece negli anni '70 non nella forma eclatante che più si adattava a Enzo, ma lo fece. Era in visita ufficiale nella Repubblica Democratica Tedesca a Dessau in occasione della ricorrenza della sua fondazione. Il clima politico che si respirava in quel Paese era l'effetto della presenza massiccia dell'apparato militare sovietico e della subordinazione a Mosca. Onofrio vi trascorse parecchi giorni ed ebbe la possibilità di frequentare famiglie, insegnanti, fabbriche, muovendosi con i rappresentanti del governo asservito alla Russia sovietica. Lo scenario che gli si presentò gli aprì gli occhi. La sua delusione per quello che vide fu palpabile e l'idea di continuare a condividere in modo acritico decisioni e atteggiamenti del mondo politico nazionale lo mise in crisi. Si aprì in lui una crepa, non resa pubblica ma visibile, attraverso la quale confluirono forme di collaborazione e aperture allora impensabili.
I gesti e le azioni di Enzo e Onofrio nella comprensione dei grandi problemi del secolo scorso sono quelli che ne fanno personaggi da ricordare senza pregiudizi e con il rispetto che la morte esige".
Ugo Rubini