
Convegni
Angiolo Pellegrini presenta il suo romanzo di vita "Noi, gli uomini di Falcone"
Anni di lotta contro la Mafia, segnati dall’ingiustizia e dal sangue degli innocenti
Gravina - sabato 23 aprile 2016
15.11
Non è un libro di mafia, ma un romanzo di vita.
Così definisce il suo libro, Angiolo Pellegrini, nel corso del convegno tenutosi presso la sala congressi della fiera nella mattinata di Venerdì 22 Aprile.
Un romanzo in cui narra la storia della sua vita dal Gennaio 1981, anno in cui assume il comando della sezione Anticrimine dell'Arma dei Carabinieri e collabora fianco a fianco con grandi personalità scomparse prematuramente, vittime della criminalità organizzata, eroi italiani che hanno pagato con la vita il caro prezzo della Giustizia, uomini che vinsero tante battaglie, ma ai quali fu impedito di vincere la guerra più importante. Smantellare alla radice l'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra. Uomini che hanno lasciato il segno e che portano i nomi di Montana, Chinnici, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino.
Il libro è una cronistoria dei fatti salienti di quegli anni segnati dall'ingiustizia e dal sangue di innocenti, in cui la realizzazione del sogno di abbattere la malavita sembrava sempre più lontana, condizione che più che suscitare paura ha spinto questi "uomini di Falcone" ad andare avanti nella lotta alla criminalità perseguendo i propri ideali e la propria moralità. Come affermava lo stesso Paolo Borsellino "chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola."
Ciò che ha spinto il Generale Pellegrini a scrivere questo libro è la troppa disinformazione dei giovani d'oggi circa la storia della Repubblica italiana e i fatti gravissimi che hanno contraddistinto gli ultimi decenni, quali il terrorismo e la criminalità organizzata. È con l'obiettivo di dare alle nuove generazioni qualcosa di utile che è nato "Noi, gli uomini di Falcone".
"Se l'aereo su cui viaggiavo – ha affermato in conclusione Angiolo Pellegrini – non fosse arrivato mezz'ora dopo, probabilmente nella macchina al fianco di Falcone nel giorno dell'attentato avrei perso anch'io la vita. L'essere ancora vivo è forse una missione che qualcuno da lassù voleva che portassi a termine: scrivere e raccontare la storia degli ultimi 40 anni di Palermo, non quella fittizia dei film e delle fiction, ma quella reale."
Così definisce il suo libro, Angiolo Pellegrini, nel corso del convegno tenutosi presso la sala congressi della fiera nella mattinata di Venerdì 22 Aprile.
Un romanzo in cui narra la storia della sua vita dal Gennaio 1981, anno in cui assume il comando della sezione Anticrimine dell'Arma dei Carabinieri e collabora fianco a fianco con grandi personalità scomparse prematuramente, vittime della criminalità organizzata, eroi italiani che hanno pagato con la vita il caro prezzo della Giustizia, uomini che vinsero tante battaglie, ma ai quali fu impedito di vincere la guerra più importante. Smantellare alla radice l'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra. Uomini che hanno lasciato il segno e che portano i nomi di Montana, Chinnici, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino.
Il libro è una cronistoria dei fatti salienti di quegli anni segnati dall'ingiustizia e dal sangue di innocenti, in cui la realizzazione del sogno di abbattere la malavita sembrava sempre più lontana, condizione che più che suscitare paura ha spinto questi "uomini di Falcone" ad andare avanti nella lotta alla criminalità perseguendo i propri ideali e la propria moralità. Come affermava lo stesso Paolo Borsellino "chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola."
Ciò che ha spinto il Generale Pellegrini a scrivere questo libro è la troppa disinformazione dei giovani d'oggi circa la storia della Repubblica italiana e i fatti gravissimi che hanno contraddistinto gli ultimi decenni, quali il terrorismo e la criminalità organizzata. È con l'obiettivo di dare alle nuove generazioni qualcosa di utile che è nato "Noi, gli uomini di Falcone".
"Se l'aereo su cui viaggiavo – ha affermato in conclusione Angiolo Pellegrini – non fosse arrivato mezz'ora dopo, probabilmente nella macchina al fianco di Falcone nel giorno dell'attentato avrei perso anch'io la vita. L'essere ancora vivo è forse una missione che qualcuno da lassù voleva che portassi a termine: scrivere e raccontare la storia degli ultimi 40 anni di Palermo, non quella fittizia dei film e delle fiction, ma quella reale."